EMERGENZA SANITARIA

In Piemonte torna l'idrossiclorochina

Via libera della Regione dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Il farmaco era stato bloccato a luglio dall'Aifa. Secondo alcuni studi è efficace nel trattamento del Covid se utilizzato ai primi sintomi. La circolare di Icardi a medici di famiglia e Usca

I medici di famiglia e quelli delle Usca potranno utilizzare l’idrossiclorochina nelle terapie domiciliari sui pazienti colpiti dal Covid. A poco più di dieci giorni dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha revocato il divieto all’uso del farmaco disposto lo scorso 22 luglio dall’Agenzia italiana del farmaco, la Regione ricomprende nelle linee guida la possibilità di utilizzo del Plaquenil (questo il nome commerciale del medicinale) off label, ovvero per scopi non indicati nel bugiardino.

Arriva con una circolare dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, l’ennesima svolta nella tormentata e intricata vicenda legata all’utilizzo di questo farmaco usualmente utilizzato per la cura dell’artrite reumatoide e nelle terapie antimalariche, ma i cui risultati sul fronte del Covid sono emersi da studi effettuati in Italia e all’estero, tra i quali anche quello prodotto in Piemonte nel corso della prima ondata pandemica quando nell’area di Novara e in particolare di Alessandria nell’area di Ovada e Acqui Terme molti medici avevano utilizzato l’idrossiclorochina nelle primissime fasi di insorgenza dei sintomi, particolarità che caratterizza la stessa efficacia che non si ha quando il Covid è in fase avanzata tanto da richiedere l’ospedalizzazione.

Leggi qui la lettera dell'assessore Icardi

Ma non è affatto un fronte compatto quello a favore del Plaquenil. Non è un mistero che nella stessa comunità scientifica torinesi ci siano eminenti infettivologi che non hanno mai nascosto la loro contrarietà a questo farmaco. Nello stesso Dirmei, il dipartimento per l’emergenza e le malattie infettive, la decisione del Consiglio di Stato era stata accolta da alcuni con malcelata irritazione, salvo poi rivedere le posizioni come attestato dalla decisione di consentire l’utilizzo del farmaco che non potrebbe essere un atto unilaterale dell’assessore, senza il necessario avallo degli esperti. Lo stesso corposo documento per il consenso informato e le linee guida per i medici di famiglia e Usca è, naturalmente, frutto di valutazioni e indicazioni mediche. 

Ma tant’è il Plaquenil, medicina che costa appena 7 euro alla confezione (utile per trattare due pazienti), continua a dividere. E non ha certo contribuito a tenere nell’ambito scientifico la discussione la decisione di Matteo Salvini di cavalcare una battaglia che era e resta scientifica. Così come non ha contribuito a fare chiarezza l’atteggiamento ondivago dell’Aifa che prima aveva consentito l’uso, poi lo aveva vietato e quindi cercato di ridimensionare lo stop spiegando che il divieto avrebbe riguardato solo la prescrizione nell’ambito del servizio sanitario.

Per superare ogni polemica, quando da Palazzo Spada era arrivato l’annullamento della decisione di Aifa, l’assessore regionale aveva chiesto al comitato tecnico scientifico presieduto da Roberto Testi la stesura delle nuove linee guida e, ovviamente, eventuali rilievi. A quanto risulta questo passaggio sarebbe stato ritenuto in qualche modo superfluo dagli stessi esperti alla luce dei dettagli scientifici contenuti nelle numerose pagine della sentenza del Consiglio di Stato. Insomma, se le posizioni contrarie ci sono nel mondo scientifico torinese e piemontese, queste ad oggi non hanno avuto ripercussione pratica sulla decisione.

Leggi qui il modulo di consenso informato

Come specificato nelle comunicazioni della Regione, l’uso del farmaco è sempre a discrezione del medico secondo scienza e coscienza e con il consenso informato del paziente, nell’ambito di una terapia dove figurano anche altri farmaci e vengono indicate dosi e tempi di somministrazione del Plaquenil. Nella circolare inviata ai medici di medicina generale e ai responsabili delle Usca, l’assessore alla Sanità Icardi sottolinea la necessità di “un’attenta raccolta dei dati sulla piattaforma Adi-Covid, alfine di contribuire non solo alle doverose rendicontazione istituzionali all’Aifa, ma anche a pubblicazioni scientifiche che potrebbero essere promosse dall’assessorato”.   

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