RETROSCENA

Canelli al bis per Novara prenota piazza Castello

Il sindaco leghista uscente non ha praticamente ostacoli per un secondo mandato a Palazzo Cabrino, ma il suo vero obiettivo è succedere a Cirio in Regione. Qualche tensione nel centrodestra. L'opposizione si affida all'ex vicesindaco Fonzo

Un bis a Palazzo Cabrino per conquistare la poltrona al piano nobile di piazza Castello. Alessandro Canelli è il super favorito alle elezioni di Novara, comune che guida dal 2016, dopo aver spodestato il renziano Andrea Ballarè. A sentire chi respira quotidianamente l’aria della politica cittadina sono pochi i dubbi sulla sua rielezione. Infaticabile, serio, sempre disponibile: queste le qualità che anche gli avversari riconoscono al primo cittadino, capace di sopperire alle magagne di una squadra non sempre all’altezza. Il suo pragmatismo è stato apprezzato anche quando dopo aver vinto le elezioni sul Musa – il sistema di parcheggi a pagamento nel centro voluto dal suo predecessore – non ha fatto nulla per tornare indietro rispetto a quel provvedimento. Anzi. Non è un mistero che il bis, oltre a confermare la buona prova di amministratore in chiave locale, sarà per Canelli il trampolino di lancio verso piazza Castello, su quella poltrona temporaneamente occupata da Alberto Cirio e che lo stesso non vede l’ora di liberare per tornare agli agi (e agli ozi) europei.

Il partito di Canelli, la Lega, a Novara è un monolite al suo fianco e l’ottimo rapporto stretto con il deputato Gaetano Nastri garantisce anche il sostegno leale di Fratelli d’Italia. Qualche grana in più potrebbe arrivare da Forza Italia: le voci di una candidatura sotto le insegne degli azzurri di Roberto Cota – con la regia dietro le quinte di Diego Sozzani – hanno mandato in fibrillazione la coalizione anche se in pochi pensano che l’ex governatore abbia la forza di mettere seriamente in difficoltà gli ex compagni di partito. Qualche tensione in più la starebbe procurando, invece, Cirio. Tra il presidente della Regione e Forza Italia è ormai calato il gelo: dopo essere stato in procinto di accasarsi con i sovranisti di Giorgia Meloni (e di Guido Crosetto, soprattutto), fallito il tentativo, il governatore vorrebbe farsi promotore di una lista civica con il suo nome bene in vista nelle due principali città piemontesi al voto in primaverera. Iniziativa che sotto la cupola di San Gaudenzio non pare riscuotere grande entusiasmo: “Se la faccia a Torino, qui Forza Novara ce l’abbiamo già” dicono dall’entourage di Canelli, dove sono gelosi della primogenitura: la lista, infatti, nata nel 2016, dopo la fuoriuscita di un drappello di berluscones in dissenso dal capataz Sozzani, è rappresentata in consiglio da Valter Mattiuz e sta mietendo consensi di suo. Insomma, non ha bisogno di padrinaggi ingombranti. Tanto per far capire il clima in una coalizione che comunque viaggia col vento in poppa.

Il centrosinistra, intanto, si è organizzato e si sta coagulando attorno al nome dell’ex vicesindaco Nicola Fonzo che ha battuto la concorrenza di Milù Allegra. Gli unici che a oggi sembrano voler restare fuori sono i seguaci di Carlo Calenda che a Novara sono guidati da Sergio De Stasio, ex segretario del Pd, il cui abbandono non è stato senza qualche strascico. Si aggiunga a questo il diktat dell’ex ministro ai suoi per costituire un polo alternativo nelle principali città al voto ed ecco la frattura. Discorso opposto vale invece per Italia Viva dove Matteo Renzi non ha posto veti ad alleanze con i dem e gli ottimi rapporti tra i due coordinatori locali, Giuseppe Genoni e Ilaria Cornalba, hanno contribuito ad avvicinare le parti. Resta qualche perplessità sulla capacità di Fonzo di strappare un pezzo di elettorato a Canelli, “proprio lui che da vicesindaco uscente riuscì a entrare in Consiglio solo grazie alle dimissioni di due eletti” lo critica qualche scettico. Con lui oltre a Pd e Italia Viva ci sono anche Socialisti, Demos e una civica nata da una costola della Lega ora in rotta con l’amministrazione.

Come finirà? I più ottimisti nel gruppo di Canelli parlano di una riedizione del plebiscito ottenuto dal suo mentore Massimo Giordano al secondo mandato contro Augusto Ferrari, ma c’è anche chi non esclude un ballottaggio: “In quel caso l’alleanza tra Pd e M5s sarebbe automatica e per il sindaco uscente potrebbe mettersi male”.

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