Elezioni, malcostume mezzo gaudio

Il centrodestra si insinua nel processo contro una lista pro-Bresso, ma per i Radicali è un clamoroso autogol: “Così ammette che la competizione fu falsificata. Si torni al voto”

Dalle parti del centrodestra garantiscono che non si tratta affatto di una rivalsa per l’ostinazione di Mercedes Bresso – al limite dello stalking politico, per dirla con il leghista Mario Carossa – ma la decisione di costituirsi parte civile nel processo contro una lista della coalizione dell’ex presidente, comunicata da tutti i gruppi consiliari di maggioranza, poche ore dopo la sentenza pilatesca del Consiglio di Stato, ha l’aspetto di una rappresaglia bella e buona: restituirle pan per focaccia. A brigante, brigante e mezzo. O, per restare in tema a Pensionato, pensionato e mezzo. Giacché il procedimento giudiziario nel quale intendono insinuarsi riguarda presunte falsificazioni degli atti di presentazione della lista “Pensionati ed Invalidi per Bresso”. «Siamo convinti che sia necessario tutelare i nostri elettori da una situazione che sta prendendo una deriva che ha del grottesco – dichiarano all’unisono Pdl, Lega e Verdi-Verdi  - Casi giudiziari che hanno peculiarità apparentemente analoghe, dovrebbero avere percorsi processuali e di indagine coerentemente analoghi. Riteniamo la nostra costituzione di parte civile un atto dovuto e di rispetto verso tutti i piemontesi».

 

CONTESTAZIONI RADICALI – L’iniziativa del centrodestra, secondo alcuni, potrebbe addirittura ritorcersi come un boomerang, avvalorando la tesi di una competizione falsata e della necessità, quindi, di ritornare alle urne. Questa è l’opinione dei Radicali che con Giulio Manfredi e Igor Boni annotano: «Premesso che al momento l'unica falsificazione certa è quella operata da Michele Giovine e dal padre che ha permesso la presentazione della lista “Pensionati per Cota”, se fossero accertati altri reati di falso, da chiunque commessi (per far buon peso ricordiamo che è in corso un processo su presunte falsificazioni inerenti le liste presentate alle regionali da Renzo Rabellino), questo avvalorerebbe la nostra tesi che si deve tornare a votare. Ulteriori falsi non annullano quelli di Giovine, si sommano». E per essere ancor più espliciti, i seguaci piemontesi di Marco Pannella aggiungono: «Se al tavolo da gioco si scopre un baro, si rifà la partita; a maggior ragione se si scopre che il baro non è uno ma sono due o tre. Consigliamo agli esponenti del centrodestra di prendersi una bella vacanza, prima di fare altri autogol. Per quanto ci riguarda, i radicali non hanno mai fatto sconti a nessuno: abbiamo presentato ricorsi non solo in Piemonte, non solo in Lombardia, ma anche nella rossa Emilia-Romagna, per contestare l'elezione del presidente Vasco Errani, che, a parer nostro, viola la legge che vieta il terzo mandato (stessa cosa vale per Formigoni)».

 

UN PENSIONATO CIASCUNO – Mentre il procedimento a carico di Michele Giovine e del padre Carlo è giunto alla condanna in secondo grado dei due, rispettivamente a due anni e otto mesi e due anni e due mesi, l’inchiesta sulla lista pro-Bresso, iniziata a Mondovì e poi trasferita per competenza a Torino, ha appena concluso la fase preliminare con la richiesta di rinvio a giudizio di Marco Di Silvestro, consigliere comunale di Salmour (Cuneo), da parte del pm Patrizia Caputo che ha rilevato irregolarità legate alle modalità di raccolta e certificazione delle firme. Due pesi e due misure inconcepibili, lamentano gli esponenti del centrodestra.

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