LOTTA AL COVID

Over 80 vaccinati in due mesi

La Regione presenta piano e cronoprogramma per la campagna di immunizzazione. Si parte il 21 febbraio, i centri saranno 61 in tutto il Piemonte. Le Asl avviseranno gli anziani in base alle indicazioni dei medici di famiglia

“Rebus sic stantibus”. Sfodera il latino, Alberto Cirio, per mettere cautamente le mani avanti e spiegare che, appunto, stando così le cose il piano vaccinale del Piemonte potrà rispettare le date e le modalità rifinite ancora nelle ultime ore. Già, perché, come precisa l’assessore Luigi Icardi “il collo di bottiglia che speriamo si allarghi e non si restringa ulteriormente non è, ad oggi, rappresentato dal personale necessario per fare la vaccinazioni, ma dalla quantità di dosi che arriverà”.

Dunque, ad oggi, la Regione presenta il suo piano, “ovviamente in linea con le disposizioni del Governo e della struttura commissariale nazionale”, suddiviso in quattro fasi, la prima delle quali ormai in fase di completamento, ma con un’appendice per nulla trascurabile. Come già anticipato, la vaccinazione degli ultraottantenni è stata spostata dall’iniziale seconda fase alla prima. E proprio l’immunizzazione degli over 80 sarà la prima prova del sistema, al di fuori dell’ambito ospedaliero e delle Rsa. Confermato l’avvio il 21 di febbraio, stabiliti 61 punti vaccinali su tutto il territorio regionale che coincideranno nella maggioranza dei casi con i distretti sanitari delle Asl, così come è confermato l’impiego dei medici di medicina generale. 

Qui il piano presentato dalla Regione Piemonte

Saranno questi ultimi a stilare una graduatoria di priorità, nell’ambito delle fascia di età, sulla base dello stato di salute, di patologie indicate da una circolare attesa da parte del ministero della Salute. L’elenco sarà inviato all’Asl che provvederà a comunicare, attraverso lettera, mail, sms, all’anziano luogo, data e ora della vaccinazione. “Nei casi di difficoltà a muoversi dalla propria abitazione, si provvederà al trasporto con mezzi della protezione civile oppure inviando a domicilio il medico e l’infermiere”, spiega il commissario del Dirmei cui fa capo l’organizzazione della campagna vaccinale Antonio Rinaudo. I medici di famiglia vaccineranno i loro assistiti, ma senza vincolo, quindi potendo iniettare il farmaco di Pfizer o Moderna anche ai mutuati di altri loro colleghi.

La somministrazione di questi vaccini, come confermato dalla campagna ancora in atto negli ospedali e nelle Rsa, oltre al medico richiede la presenza di infermieri e personale amministrativo, “che verrà messo a disposizione dalle Asl”, precisa Icardi. Poi ci dovrebbero essere quei rinforzi che Arcuri ha promesso entro il mese e che Cirio riferisce “ad oggi sono 181 tra medici e, soprattutto infermieri”. Quanto ci vorrà per vaccinare i poco meno di 400mila over 80? “Se tutto procede come previsto in due mesi si può fare”, azzarda Cirio. 

Il problema resta quello delle dosi e della tipologia di vaccini. Il piano predisposto originariamente per l’uso di AstraZeneca, dopo la limitazione da parte dell’Aifa alla soglia dei 55 anni ha dovuto subire un cambiamento. Tanto che la terza fase, quella che comprende categorie come le forze dell’ordine, gli insegnanti a più alto rischio, i carcerati e personale che opera nelle comunità dove sarà utilizzato il vaccino limitato nell’uso dall’Aifa avrà inizio alla fine della prima, anticipando la seconda, ovvero quella rivolta alla fascia di età dai 60 anni in su. Per quest’ultima l’avvio è fissato in coincidenza con il termine della prima fase. Per la quarta, quando sarà tutto il resto della popolazione a dover essere immunizzato contro il Covid, si attendono disposizioni dal ministero, ma il calendario in questo caso si sposta parecchio più avanti, di quanto oggi nessuno è ancora in grado di dirlo. Perché se oggi le cose stanno così, e non stanno gran che bene, c’è da auguraredsi che il collo di bottiglia delle forniture non si stringa ancora. 

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