Con Draghi torna il "centro"

Dunque, dopo il giuramento del Governo di Mario Draghi alcuni elementi politici sono sufficientemente oggettivi e chiari. Innanzitutto va ringraziato, ancora una volta, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per come ha saputo sciogliere i nodi di una crisi sempre più intricata e misteriosa, voluta e pianificata attraverso l’ormai nota e collaudata spregiudicatezza del capo di Italia Viva. In secondo luogo, per dirla con una battuta semplice, meno male che c’è Draghi. È l’unica speranza, la vera speranza, per cercare di uscire da una situazione sempre più drammatica in cui versa il nostro Paese. In terzo luogo non si può non prendere atto del fallimento politico della ex maggioranza giallo/rossa. Certo, per responsabilità di chi l’ha affondata dopo averla creata. Cioè Renzi. Ma si tratta pur sempre di un fallimento dell’azione di governo.

Inoltre questa legislatura sarà ricordata nella storia politica e parlamentare del nostro Paese come quella che ha registrato la vittoria del populismo al governo e l’affermazione del più spietato trasformismo. Politico e parlamentare. Non a caso, è ormai diventato virale sulla rete ascoltare e leggere i vari commenti dei capi partito che sentenziano solennemente e senza tema di essere smentiti, frasi come “mai e poi ancora mai con quel partito e con il suo capo”. E giù applausi ed ovazioni. Come l’esperienza concreta ha platealmente confermato, si trattava solo e soltanto di panzanate e di solenni fasità, utili per imbonire quei simpaticoni di iscritti e di tifosi che fingono ancora di credere a quelle solenni buffonate...

In ultimo, dopo aver affidato a Mario Draghi il compito difficile ed immenso di risolvere i drammatici problemi che il nostro Paese ha di fronte, non possiamo che prendere atto che per quest’anno di governo – se sono due lo verificheremmo con il tempo – la politica è, di fatto, sospesa. O meglio, la tradizionale politica intesa come confronto tra coalizioni alternative e tra opposte ricette per affrontare e risolvere i problemi del Paese. Infatti, quel che resta del centrodestra e dell’ex centrosinistra adesso devono esclusivamente concentrarsi, aiutando ovviamente il premier Draghi, sullo sforzo di risolvere i nodi più intricati che sono in cima all’agenda del nostro paese. E che tutti ben conosciamo. Certo, anche queste sono scelte squisitamente politiche ma, altrettanto certamente, non saranno più filtrate attraverso il solito teatrino dello scontro quotidiano e la ridda di dichiarazioni dei soliti noti dei vari schieramenti formalmente contrapposti. Adesso la musica, come ovvio, cambierà.

E proprio in questa cornice, per molti versi inedita ed originale, si può finalmente avviare un processo politico che porta alla costruzione di un partito/movimento/lista di centro in vista delle prossime elezioni politiche. Non l’ennesimo partitino di centro che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni tutti accomunati dal fatto che erano politicamente fallimentari ed elettoralmente insignificanti. No, adesso si tratta di dar vita ad un partito/movimento/lista che sappia anche e soprattutto declinare una “politica di centro”. Ovvero, cultura di governo, capacità di sintesi, battere ogni sorta di radicalizzazione della lotta politica, cultura della mediazione, rispetto delle istituzioni e senso dello Stato. E, non ultimo, autorevolezza e qualità della classe dirigente politica.

Appunto, com’è stato il cosiddetto “centro” per molti anni nella storia democratica del nostro Paese. Un cantiere che ormai è aperto e che porterà, com’è abbastanza evidente, questa nuova esperienza politica ad essere presente nelle prossime consultazioni elettorali. Ecco perché la politica potrà, comunque sia, avere un suo riscatto. Certamente attraverso l’autorevole e qualificata azione del premier Draghi da un lato e anche con il recupero di una qualità dell’azione politica che potrà decollare dopo questa esperienza di governo dall’altro. Che, come molti sanno, cambierà in profondità gli stessi assetti politici del nostro paese.

print_icon