GLORIE NOSTRANE

Pichetto e Castelli viceministri

Due soli piemontesi nella squadra dei sottosegretari del governo Draghi. La grillina riconfermata per la terza volta all'Economia, il senatore di Forza Italia numero due di Giorgetti allo Sviluppo economico. Il Pd rimane a bocca asciutta

Sono Gilberto Pichetto e Laura Castelli gli unici due esponenti piemontesi entrati in un turbolento consiglio dei ministri nella squadra di sottosegretari del governo di Mario Draghi. Entrambi però ottengono i galloni di viceministro. Il senatore azzurro viene piazzato allo Sviluppo Economico, dicastero retto da Giancarlo Giorgetti, mentre l’esponente del Movimento 5 stelle è stata confermata, per la terza volta, viceministro al Mef, guidato dall’ex direttore generale della Banca d’Italia Daniele Franco, forse l’uomo più vicino al premier.

Classe 1954, matrice repubblicana e di professione commercialista, nella seconda repubblica Pichetto è stato tra i fondatori di Forza Italia, partito in cui ha militato nell’ultimo quarto di secolo, assumendone anche la guida in Piemonte nel 2014. Uomo equilibrato e dalla battuta pungente, Pichetto è al suo secondo mandato in parlamento, in passato è stato consigliere regionale e poi assessore al bilancio e vicepresidente della giunta nel travagliato mandato di Roberto Cota. Decisamente più spoglio il curriculum della grillina Castelli, classe 1986 di Collegno, che prima di approdare in Parlamento, nel 2013, poteva vantare l’impiego nello staff del Consiglio regionale e qualche pratica sbrigata in un Caf. Nonostante scivolini e gaffe è riusciuta a passare indenne i cambi di maggioranza, restando saldamente incollata alla sua poltrona, prima nel Conte 1 gialloverde, poi nel BisConte giallorosso ed ora nell'esecutivo dei migliori.

Dopo lo schiaffo subito nella scelta dei ministri, non si può dire che al Piemonte sia andata meglio con le cosiddette nomine di rincalzo. Certo le caselle occupate da Pichetto e Castelli sono strategiche, ma due su quarantaquattro sono un po’ pochi per una regione che ha un solo ministro (Fabiana Dadone, pentastellata, peraltro declassata dalla Pubblica amministrazione alle Politiche giovanili).

Nessuno degli altri nomi in lizza alla vigilia è riuscito a ottenere l’ambito incarico: non gli azzurri Maria Rizzotti e Lucio Malan, non i leghisti Alberto Gusmeroli e Andrea Giaccone. E certo non è un buon segno, questo, per il coordinatore piemontese Riccardo Molinari, vista la rappresentanza delle altre regioni di un Nord che è tornato a contare, eccome, nella Lega. Ancora peggio è andata al Pd, con Andrea Giorgis forse penalizzato dalla necessità del partito di bilanciare la propria compagine femminile dopo aver indicato tra i ministro solo uomini. Così ora il Pd piemontese si ritrova senza europarlamentari, senza ministri e manco un sottosegretario, una marginalità politica che più d'uno nel partito inizia a imputare al segretario regionale Paolo Furia, che presto potrebbe essere chiamato a rendere conto. Fuori dai giochi, infine, anche il giovane grillino torinese Luca Carabetta.

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