LOTTA AL COVID

Allerta Rianimazioni, pazienti trasferiti

Salgono i ricoveri in terapia intensiva. Malati spostati da Moncalieri negli ospedali torinesi, il nosocomio di Asti ormai saturo. Fiore (Arooi-Emac): "In Piemonte mancano almeno 200 rianimatori e infermieri formati per operare in questi reparti"

Situazione sempre più critica nelle terapie intensive. Di ora in ora il quadro dei reparti di rianimazione si presenta in continuo aggravamento, non solo per quanto riguarda il costante aumento dei ricoveri, ma non di meno per i problemi logistici che impongono trasferimenti di pazienti da un ospedale all’altro. Questi reparti hanno avuto, nelle ultime ventiquattr'ore, un incremento di 14 posti occupati, arrivando a un totale di 346 malati Covid in rianimazione. Ma sempre nella stessa giornata l’ospedale di Moncalieri che ha 4 letti di terapia intensiva è stato costretto a trasferire i pazienti non Covid in altre strutture, come il San Giovanni Bosco, il Maria Vittoria e il Gradenigo di Torino per l’arrivo di malati Covid che necessitavano la rianimazione, tra cui alcuni trasferiti lì da Asti dove il reparto risulta ormai saturo. “Nell'Asl To5, finiti i posti in rianimazione per i pazienti non Covid. Finiti: se sei un motociclista e hai un brutto incidente, ti trasferiamo intubato”, scrive senza giri di parola Chiara Rivetti, segretario regionale di Anaao-Assomed, uno dei principali sindacati dei medici ospedalieri.

Dei tre ospedali dell’Asl To5, dopo che i 6 posti di Chieri e gli 8 di Carmagnola erano già occupati da malati Covid, adesso anche i 4 letti di Moncalieri sono dedicati a pazienti in gravi condizioni per gli effetti del virus. Dell’ospedale di Asti, saturo, si è già detto e nel resto della regione in quadro è pressoché analogo. “Certamente se avessimo già avuto l’ospedale unico dell’Asl To5 questo non sarebbe successo – spiega Gilberto Fiore, presidente regionale di Arooi-Emac, l’associazione italiana rianimatori e anestesisti ospedalieri –. Avremmo potuto avere posti Covid e non Covid. Purtroppo le attuali strutture, obsolete, non sono nelle condizioni di assicurare questa divisione”. E mentre sull’ospedale unico ancora si discute in merito al sito su cui costruirlo, i ricoverati nelle rianimazioni vengono trasferiti da una struttura all’altra. Succede mentre dal Dirmei ancora pochi giorni fa veniva confermata la graduale attivazione dei 160 letti acquistati con procedura d’urgenza dalla società di committenza regionale, Scr.

A metà della settimana scorsa il responsabile per la rete ospedaliera del dipartimento di emergenza, Sergio Livigni, aveva spiegato come dei 549 letti attivati, ne fossero occupati 510 e di questi – sempre in quei giorni – erano 315 quelli occupati da pazienti Covid”. Quattro giorni dopo quest’ultima cifra è salita a 346, confermando un atteso aumento dei malati che necessitano la terapia intensiva e lasciando prevedere un incremento per le prossime settimane. Ieri l’indicatore dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, valutando l’indice di criticità per le rianimazioni del Piemonte fissava l’ago in piena zona rossa attestandosi attorno al 60% con una soglia fissata al 30%. 

Se, come viene ribadito dal Dirmei, la dotazione potenziale di posti è in grado di arrivare a 774 questo vale per quanto riguarda le attrezzature in uso e pronte ad essere messe in funzione nel giro di 24, 48 ore. “Purtroppo il problema non è solo quello dei letti, ma del personale necessario – avverte Fiore –. Stanno aumentando i pazienti positivi critici, come nelle altre due ondate, ma in Piemonte mancano circa 200 rianimatori sugli attuali 800. Poi manca il personale infermieristico formato per operare in questi reparti”. 

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