LOTTA AL COVID

Rischio varianti, fermo il piano per sequenziare il virus

Il Covid non è più quello che abbiamo conosciuto un anno fa, ma in Piemonte solo l'istituto di Candiolo fa i test (massimo 200 al giorno) per individuare le mutazioni. E a mutare, spesso, è anche il costo delle analisi da istituto a istituto

“Da quattro o cinque giorni ci troviamo sempre più spesso di fronte a pazienti Covid il cui quadro clinico peggiora rapidamente, imponendo l’uso di caschi Cpap o addirittura l'intubazione”. Insieme a un numero non certo in calo di persone, non più soltanto di età avanzata ma già nella fascia tra i 60 e 70 anni, che devono essere ricoverate, l’aspetto clinico che pone in evidenza il primario di malattie infettive dell’ospedale di Alessandria, Guido Chichino apre le porte al sospetto di nuove varianti del virus. 

Se quella inglese ormai è talmente diffusa da rappresentare la stragrande maggioranza dei casi, è difficile se non impossibile escludere la presenza di nuove mutazioni, note o ancora da scoprire, del Covid. Difficile anche perché il sequenziamento, ovvero la ricerca di varianti, sembra andare ancora a rilento e con difficoltà che contraddicono gli annunci fatti ormai più di un mese fa.

A metà febbraio la Regione aveva indicato una road map che, evidentemente, non è stata del tutto tradotta in pratica se è vero, come lamenta più di un medico che opera sul campo, che avere il sequenziamento in maniera diffusa, rapida ed efficace risulta ancora estremamente complicato. Lo scorso 18 febbraio era stato annunciato un piano “che prenderà avvio nei prossimi giorni- s’era detto allora -  i cui dettagli verranno messi a punto da un gruppo ristretto costituito dai referenti dei 4 laboratori attualmente in grado di effettuare il sequenziamento (Istituto Zooprofilattico, ospedale Amedeo di SavoiaIrccs di CandioloUniversità del Piemonte Orientale), che organizzeranno e armonizzeranno le procedure”. Nella stessa circostanza l’assessore alla Sanità Luigi Icardi aveva spiegato che si stava “procedendo su tutti i fronti per agire con la massima tempestività nell’individuazione e nel contenimento delle nuove varianti del virus. La Regione è dotata di strumenti operativi adeguatamente specializzati che consentono di mantenere alta l’attenzione sull’evoluzione della pandemia, in collaborazione con le autorità sanitarie nazionali. Stiamo facendo una corsa contro il tempo, prioritariamente abbiamo l’assoluta necessità di essere messi nelle condizioni di completare la vaccinazione il più presto possibile per limitare la circolazione e la conseguente mutazione del virus”.

Una corsa contro il tempo, per riprendere le parole di Icardi, che sembra tuttavia rallentare. Accertamenti tanto più necessari vista la campagna di vaccinazione in atto. Oggi il sequenziamento viene fatto soltanto in uno centro, a dispetto dei quattro annunciati dalla Regione a febbraio. Come conferma l’assessore con delega ai laboratori Matteo Marnati, la ricerca di varianti viene effettuata solo nei laboratori dell’Irccs di Candiolo. Dati certi su quanti test vengano fatti non ce ne sono, ma le difficoltà denunciate dagli infettivologi attestano una situazione complessa. Peraltro nulla si è più saputo dell'annunciato documento con le linee guida per richiedere il sequenziamento.

La ragione sarebbe di carattere economico. Il costo per ogni sequenziamento all’Istituto Tumori è enormemente minore rispetto a tutti gli altri centri cui si è rivolta la società di committenza regionale Scr, richiedendo prestazioni aggiuntive rispetto all’analisi dei tamponi molecolari. Se Candiolo chiede 13,90 euro per il test, il colosso Synlab porta la cifra a 83 euro che salgono a 140 per Rdi, stessa cifra chiesta dall’Istituto Zooprofilattico, mentre si arriva ai 300 dell’Istituto antidoping, risultando più bassa per Dante Labs (tra gli 88 e i 198).  Come è possibile un divario del genere? La domanda per ora rimane senza risposta anche se c’è da considerare la potenzialità giornaliera di analisi dei campioni: se Candiolo fissa il limite a 200, la Dante Labs arriva a 6mila. (Qui le offerte giunte alla Regione)

Se come tutto lascia supporre, quei 200 tamponi al giorno non riescono a soddisfare le richieste e, quindi, a garantire un costante e continuo monitoraggio sul diffondersi di varianti conosciute o la presenza di qualche mutazione non ancora nota, il piano annunciato ormai quasi due mesi fa è davvero in grado di individuare tempestivamente i cambiamenti del virus e vincere la “corsa contro il tempo” annunciata dalla Regione? 

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