CAMICI & POLTRONE

Zulian direttore dell'Aou di Novara.
E Minola prepara i futuri manager

Trovata la quadra per il Maggiore della Carità. Sindaco e Università spingono per una nomina in tempi stretti. Ambizioni e manovre anche sull'Aso Alessandria. Probabile arrivo da Milano di Manfredi, ma da Palermo spunta l'ex direttore amministrativo di Picco al Policlinico

La nomina di Mario Minola alla direzione regionale della Sanità ha lasciato scoperta una delle caselle più importanti del sistema sanitario piemontese, quella direzione generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Novara per la cui designazione del nuovo vertice i tempi sembrano anticipare la scadenza naturale dei contratti della maggior parte dei direttori, ovvero la fine di maggio. 

Le sollecitazioni per dare il più rapidamente possibile una nuova guida all’ospedale Maggiore della Carità, destinato a diventare nei prossimi anni con un grande progetto già in itinere una Città della Salute, arrivano proprio da Palazzo Cabrino e in particolare dal sindaco leghista Alessandro Canelli, ma non di meno dall’Università del Piemonte Orientale. Spinte rafforzate e supportate dal fatto che è stato, finalmente, individuato il successore di Minola. Sarà infatti Gianfranco Zulian a prendere il timone dell’Aou novarese. Il sigillo dell’ufficialità ovviamente ancora non c’è, ma la scelta caduta sull’attuale direttore del settore Emergenza Covid della Regione è ormai un fatto assodato.

Percorso non semplice e per nulla indenne da ostacoli e opzioni quello che ha condotto alla figura del medico sessantaquattrenne, per anni direttore della medicina legale dell’Asl novarese, un passato da direttore generale dell’Asl di Biella e una carriera che lo ha portato alla fine dello scorso anno ad essere chiamato a gestire il complesso settore dell’emergenza Covid della Regione e a far parte del Dirmei. Una carriera professionale che ha incrociato anche quella politica, sempre all’ombra della cupola di San Gaudenzio: consigliere comunale nelle file del Ccd una ventina di anni fa, Zulian erano tornato a far parlare in diverse tornate elettorali come possibile candidato, nel 2011 quando venne eletto primo cittadino il dem Andrea Ballarè, il medico era candidato consigliere per la Lega, partito con cui avrebbe continuato e rafforzato il suo rapporto che certo non ha pesato poco sulla nomina, ma neppure l’ha resa più semplice di quanto in effetti sia stato. Alcuni suoi stessi compagni di partito in posizioni determinanti o comunque influenti per la scelta non avevano escluso l’ipotesi di vedere assai di buon grado al posto di Minola una manager come Franca Dall’Occo, carriera nei ranghi amministrativi e una riconosciuta alta capacità gestionale, specie sotto il profilo contrattuale, in ambito sanitario. Ma l’attuale direttore generale dell’Asl To3 ha declinato con cortesia ma altrettanta determinazione l’ipotesi di un suo trasferimento nella pur prestigiosa azienda ospedaliera novarese. Si era affacciato anche il nome di Gianni Bonelli, attuale direttore generale dell’Asl dei Sette Laghi nel Varesotto giorgettiano, ma è uscito presto dalla scena.

Se avessero chiesto, come forse è accaduto, un nome a Minola, l’ormai ex direttore generale installatosi in corso Regina avrebbe fatto, come pare abbia fatto, il nome dell’attuale numero uno del San Luigi Claudio Baccon, il quale già verso la pensione avrebbe anch’egli declinato la proposta. Esperite queste eventuali alternative, la soluzione Zulian è uscita ulteriormente rafforzata, anche dal fatto che egli stesso non ha mai fatto mistero della sua predilezione per quel posto, anche a costo di rifiutarne altri non certo di ripiego. Un amore per la sua Novara e il desiderio di non guardare altrove, insieme ai riconosciuti risultati nella gestione dell’emergenza con doti di pacatezza, rifuggendo spesso i riflettori e i protagonismi, hanno spianato la strada verso l’incarico che ora resta solo da vedere quando sarà formalizzato. 

Atto quello della nomina in capo alla giunta che, se avverrà come probabile in anticipo rispetto al valzer di fine maggio, si trascinerà dietro un’altra poltrona per cui trovare un nuovo titolare. Scoperta, dopo le dimissioni di Giacomo Centini è l’Aso di Alessandria. Un posto che importanti esponenti della Lega avrebbero voluto fosse preso proprio da Zulian, il quale aveva però tenuto la barra dritta su Novara e una cui nomina ad Alessandria sarebbe stata complicata dal fatto che quella sede non era tra quelle indicate al momento della selezione per l’inserimento dell’elenco degli idonei al ruolo di direttore generale.

Non dispiacerebbe affatto, invece, un ritorno in terra madrogna a Stefano Manfredi, attuale direttore dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, in passato a lungo direttore amministrativo dell’Asl Alessandria e per pochi mesi numero uno al San Luigi. Curiosa la vicenda che lo vide protagonista nel 2018, due anni dopo aver lasciato l’ospedale di Orbassano per andare e dirigere l’Asl di Lecco: l’allora assessore Antonio Saittalo nominò al vertice del San Luigi nelle stesse ore in cui il manager firmava il contratto con l’istituto dei tumori. Un po’ di imbarazzo, poi la vicenda venne archiviata e Manfredi, restò in Lombardia. Il suo ritorno potrebbe essere all’Aso, ma anche all’Asl guidata Valter Galante che, in quanto commissario, non ha una permanenza legata a una scadenza di contratto. Sul possibile ritorno alla sua “vecchia” azienda sanitaria del manager nominato a Milano in quota Lega si parerebbe un ostacolo, paradossalmente, rappresentato proprio da una parlamentare di quel partito.

Pare che Rossana Boldi, deputata leghista di Tortona, stia lavorando alacremente per portare al vertice dell’Asl della sua provincia l’ex direttore amministrativo Luigi Vercellino, attuale commissario dell’Asl To4. Lì è arrivato grazie anche al sostegno di un altro deputato della Lega, Alessandro Giglio Vigna, ma nei mesi trascorsi non ha certo incassato grandi consensi tra i sindaci, tanto che un gruppo di essi non vedrebbe l’ora di preparargli le valigie. E i bassi numeri sull’utilizzo delle Usca nelle cure domiciliari per il Covid nell’ambito del territorio non appaiono certo una medaglia da mostrare per l’eventuale promozione alessandrina caldeggiata dalla parlamentare. Aprendosi un varco più ampio per Manfredi verso l’Asl, a questo punto nessuno può escludere che invece l’azienda ospedaliera alessandrina possa essere affidata a uno dei due nomi che vengono dai per certi come futuri direttori.

Uno è quello di Antonino Sottile, al vertice dell’Istituto di Candiolo cui, per una questione di inconferibilità di incarico, è sfumato il tentativo di ottenere il posto poi andato a Minola. Che Andrea Agnelli, presidente della fondazione, non trattenga per la giacchetta il manager ormai è chiaro, che per lui – marito della figlia dello scomparso Cesare Bumma, a lungo primario del San Giovanni Bosco – si profili un passaggio sotto l’ala della Regione altrettanto. Un altro nome che circola come assai probabile futuro direttore è quello di Fabrizio Di Bella, fino all’inizio dello scorso anno direttore amministrativo del Policlinico di Palermo. In quell’ospedale Di Bella aveva svolto anche per un breve periodo le funzioni di direttore generale affidategli da quest’ultimo al momento di rassegnare le dimissioni. E il direttore generale all’epoca era Carlo Picco che avrebbe lasciato, a meno di un anno dalla nomina, il Policlinico alla metà di dicembre del 2019 per diventare commissario dell’Asl Città di Torino, guidando per un periodo anche l’appena costituito Dirmei entrando nel frattempo nel board della Compagnia di San Paolo.

Un valzer di poltrone la cui musica non smette mai e che, adesso, annuncia un ulteriore giro, probabilmente anticipato per un paio o forse tre aziende rispetto al carnet. Con nomi indigeni e forestieri per un Piemonte che paga una crescente carenza di manager allevati e trattenuti entro i confini. Non a caso tra i compiti del nuovo direttore regionale Minola c’è anche quello di predisporre la formazione della futura classe dirigente della sanità.

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