VERSO IL VOTO

La sinistra prova a scansare le primarie e il Movimento 5 stelle (tra)balla da solo

Mentre si mette in moto la macchina organizzativa, nel Pd gli sherpa sono al lavoro per "fare sintesi" evitando di "lacerare" il partito. Lo Russo favorito, zingarettiani divisi tra Pentenero e Lavolta: lo scoglio delle firme. Grillini, scaricati, alla resa dei conti

La battuta di incerta paternità rimbalzava ieri tra Torino e Roma: il modo migliore per evitare le primarie è convocarle. E così a poche ore dalla decisione del Pd di dare il via alle consultazioni del centrosinistra, previste il 12 e 13 giugno, c’è già chi lavora per scongiurarle. “Fare sintesi” è il mantra recitato proprio da chi per mesi, otto, si è messo di traverso a ogni ipotesi di accordo interno ai gruppi dirigenti. La riunione della segreteria torinese del Pd, poi quella della coalizione sono la chiave che, infilata nel nottolino, accende il motore delle primarie. Il regolamento è stato aggiornato con le nuove scadenze, i paletti sulla raccolta delle firme rimangono invariati: i candidati del Pd hanno bisogno del sostegno del 30 per cento degli iscritti di Torino, 540 su 1.800, in alternativa l’1 per cento degli elettori, cioè 7mila.

Stefano Lo Russo è il grande favorito e a pochi minuti dall’annuncio del Nazareno ha già messo in moto la macchina della propaganda, pubblicando sui social i primi volantini che presto diventeranno manifesti da affiggere sui muri della città. Affila la lingua non sapendo ancora su quali armi poter contare, la sua principale sfidante, l’ex assessore regionale, prima di Mercedes Bresso poi di Sergio Chiamparino, Gianna Pentenero, un passato da prodiana e un presente di portabandiera di quella sinistra, che fino a qualche mese fa si definiva zingarettiana: “Voglio pensare al passaggio delle primarie come a un momento importante della campagna elettorale. Io sono in campo”. Un passo avanti per compierne uno di lato? Nei giorni scorsi i parlamentari della sua area, Anna Rossomando e Andrea Giorgis, avevano immaginato per lei una candidatura da capolista nel Pd e poi una nomina a vicesindaco della Città Metropolitana. In fondo da ex prima cittadina di Casalborgone, la Bela Tolera, come viene scherzosamente chiamata richiamando la popolare maschera del carnevale chivassese, saprebbe come districarsi tra gli oltre trecento sindaci della provincia. E questa è solo una delle “sintesi” auspicate da chi ora le primarie preferirebbe evitarle per non “lacerare” il partito. Un’altra è quella accarezzata dal terzo candidato dem, Enzo Lavolta, che potrebbe rinunciare a correre in cambio di una candidatura alla presidenza della IV Circoscrizione, laddove ha mosso i suoi primi passi in politica. Fuori tempo massimo? Chissà.

L’iter per la convocazione delle primarie procede parallelamente ai contatti per evitarle, come una novella Penelope il Pd fa e disfa la sua tela. “Questi ci piallano” sarebbe sfuggito nei giorni scorsi a Pentenero durante un colloquio privato. La sinistra del partito in questo momento è un’area minoritaria costretta a dividersi tra due candidati, mentre Lo Russo può contare sul sostegno della maggioranza del partito torinese oltreché dei Moderati e della Lista Monviso. Fuori dal Pd, Leu potrebbe puntare su un proprio cavallo, mentre Più Europa sosterrà il presidente di Radicali Italiani Igor Boni. Resta l’incognita di Francesco Tresso: se non troverà un partito disposto a candidarlo, il regolamento gli impone la soglia delle 4mila firme per poter essere della partita. Sottoscrizioni che vanno raccolte nell'arco di tre settimane, a partire dalla prossima dopo che la direzione del Pd, venerdì, avrà ratificato il regolamento. Poi altre tre settimane di campagna fino al weekend di metà giugno in cui il centrosinistra aprirà i suoi gazebo (in presenza e in rete). Ammesso che si arrivi fino in fondo.

Una cosa appare certa: alle primarie non è invitato il Movimento 5 stelle che almeno al primo turno farà una corsa separata rispetto al centrosinistra. Ne sono ben consapevoli gli stessi grillini, divisi anche loro tra chi ha seguito Chiara Appendino nella sua battaglia (persa) per un’alleanza strutturale con il Pd e chi si è schierato da subito contro questa prospettiva, come la capogruppo Valentina Sganga, fiera sostenitrice di una battaglia in solitaria (sulle ceneri) del M5s, con l’obiettivo di garantirsi lo scranno in Sala Rossa attraverso la candidatura a sindaco. Tutta la delusione per l’epilogo di questa saga è nelle parole stizzite del presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari: “Lo strumento delle primarie continua a essere usato per pesare le correnti interne al partito di maggioranza. Quindi – aggiunge – un sincero augurio alla coalizione del centrosinistra, sono sicurissimo che riuscirà ad andare molto lontano. Prendiamo atto che al prossimo candidato sindaco, probabilmente, non interessa il dialogo con una parte della città che continuiamo a rappresentare. Evidentemente quella parte di elettorato serve solo per un eventuale ballottaggio, ma non essendo stati messi i temi al primo punto, ribadisco il no a qualsiasi forma di appoggio”. Tutt’altro tono quello del suo predecessore, Fabio Versaci, il quale è più che soddisfatto di come sono andate le cose e ora lancia ramoscelli di ulivo a chi per settimane ha ricevuto le sue picconate: “La strada dell’alleanza con il Pd si è ormai definitivamente chiusa. Meglio così. L’appello ai miei compagni è superiamo i dissapori e lavoriamo per la città”. Insomma, chi ha avuto ha avuto: “Il M5s ha perso già abbastanza tempo – prosegue – è ora di rimboccarsi seriamente le maniche, ritrovando il giusto entusiasmo, per raccontare il grande lavoro fatto in questi cinque anni”.

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