POLVERE DI (5) STELLE

Botto da orbi nei Cinquestelle, per Conte è un successo il 15%

Mentre la base è divisa tra la capogruppo Sganga e il "governista" Russi, l'ex premier invoca una soluzione unitaria e fa gli scongiuri: "Se non superassimo il 10% sarebbe un bel problema". Desolante per un partito che governa da cinque anni Torino e da tre il Paese

Chi si accontenta gode. In fondo se la scatoletta di tonno non riesci ad aprirla, resta sempre qualche tramezzino alla buvette. E se rimediare un misero 15% nella città dove hai amministrato per cinque anni, buona parte dei quali con i tuoi al governo della nazione, sarebbe “un risultato col botto” vien da chiedersi a quali stappi di bottiglie sia abituato Giuseppe Conte.

L’ex premier, capo politico in attesa d’investitura, parlando ai pentastellati torinesi anticipa il rito dell’analisi del voto con un ragionamento per nulla lontano dal tipicamente piemontese pitost che niente, l'è mei pitost. Testuale dall’avvocato del popolo: “Le proiezioni non ci danno vincenti, ma dobbiamo puntare a portare a casa un buon risultato", e fin qui sarebbe difficile sostenere il contrario dopo il lustro di Chiara Appendino. Ma ecco il punto: “Se non superassimo il 10% sarebbe un bel problema", mentre "se superassimo il 15% avremmo fatto il botto”. Sticazzi, perdonate il francesismo. Quin-di-ci per cento un risultato col botto? No, non è Carlo Calenda e neppure Matteo Renzi a dirsi pronto a far festa per giorni – qualcuno attrezzi un balcone – ma l’ex premier di due governi ad alleanze alternate che parla nella città, insieme a Roma, la prima tra le grandi ad essere conquistata dai Cinquestelle. 

“Dobbiamo cercare di arrivare nel giro di qualche giorno ad una candidatura unitaria, evitando qualsiasi polemica, che dovrà essere portavoce di tutto il Movimento", spiega Conte ai grillini torinesi ancora alle prese con almeno due candidature quella di Andrea Russi, fortememte sponsorizzato dalla sindaca che non ha mai perdonato alla capogruppo Valentina Sganga, l’altra candidata, di essersi messa di traverso a una ipotesi di accordo al primo turno col Pd.

“La situazione di Torino ci lascia un po' di amaro in bocca”, ammette Conte masticando proprio quell’accordo mancato. "Da subito ho colto la grande opportunità di confermare il lavoro fatto dalla precedente amministrazione. E una sinergia col Pd era plausibile, potevamo puntare su un candidato forte, riconosciuto dalla comunità cittadina. Ce l'avevamo – rimpiange l’ex premier evocando senza citarlo il rettore del Poli Guido Saracco - era a portata di mano, ma purtroppo non à stato possibile. Adesso voteranno vedremo cosa uscirà dal loro cilindro”. Sorvolando che ad uscire dal cilindro abitualmente è un coniglio bianco, va annotato che per l’uomo chiamato a condurre il movimento, sempre più partito (evitare doppi sensi, please), c’è un cigno nero che potrebbe comparire sotto la Mole. “Se non superassimo il 10% sarebbe un bel problema. Ma se superassimo il 15…”. Un botto da orbi.

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