Alleanze politiche da ricostruire

È di tutta evidenza che le alleanze in vista delle ormai prossime elezioni politiche saranno molto diverse da quelle che conosciamo oggi. Il quadro politico è in rapida evoluzione e nuovi soggetti saranno presenti alla competizione del 2022 o del 2023. Almeno due saranno i versanti politici più esposti.

Innanzitutto, sul versante del “centro” politico. È un fatto oggettivo, come si suol dire. Quest’area politica, sociale, culturale ed elettorale oggi è semplicemente senza rappresentanza. Non ha partiti e soggetti politici di riferimento. E quando in politica c’è un vuoto, prima o poi arriva qualcuno a colmarlo. E l’area di “centro”, ormai da tanti blandita, invocata e richiesta, si sta giustamente riorganizzando. Certo, sarà un’area plurale e non riconducibile ad un solo filone culturale. Per intenderci, non sarà la riproposizione della esperienza - seppur gloriosa e di grandissima qualità - del Partito Popolare Italiano che ha comunque segnato una pagina importante per l’intera politica italiana. Semmai, come ormai sta maturando nei suoi promotori, sarà una sorta di “Margherita 2.0”. Ovvero, una formazione politica ovviamente plurale, riformista, democratica e con una spiccata cultura di governo. Distinta e distante da qualsiasi deriva populista, demagogica, antipolitica e antiparlamentare. Certo, poi si dovranno fare le alleanze.

Ma la vera priorità sarà quella di definire l’identità e il profilo di una formazione politica capace di declinare una autentica e credibile “politica di centro”. Dopo, e solo dopo, si faranno le alleanze, seppur necessarie ed indispensabili nel contesto politico italiano.

E la seconda considerazione, strettamente collegata alla prima, sarà proprio quella di fissare dei paletti. Uno su tutti. La sostanziale impossibilità di stringere alleanze e costruire coalizioni con le forze populiste e antipolitiche presenti nell’agone politico italiano. È di tutta evidenza che chi interpreta, al di là delle simpatiche e goliardiche conversioni estive, una vocazione populista non può essere compatibile con forze politiche che si richiamano alla tradizione e alla cultura politica di “centro”. E quindi, chi rappresenta - seppur legittimamente - una cultura giustizialista e manettara, antiparlamentare, demagogica e aggressiva nei confronti delle culture politiche del passato, qualunquista e strumentalmente antisistema, resta agli antipodi di chi, al contrario, rinnega alla radice quella deriva antidemocratica e smaccatamente populista.

Ecco perché, in vista del prossimo e decisivo appuntamento elettorale, sono molti i tasselli che cambieranno. E profondamente. Dalla nascita di nuovi soggetti politici alla definizione di nuove alleanze politiche ed elettorali. Le schermaglie a cui assistiamo in questi ultimi mesi, e soprattutto dopo il turno amministrativo di ottobre, sono nient’altro che funzionali a questo radicale mutamento politico. E, per chi crede nella costruzione di un “nuovo centro”, è la stagione propizia per ritornare alla politica e abbandonare definitivamente la deriva populista e qualunquista.

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