ALTA VELOCITA'

Tav, cazziatone dell'Europa: "Italia in ritardo, ora acceleri"

Manca ancora il progetto della tratta nazionale, in attesa che Rfi lo concluda. "Ci aspettiamo una risposta definitiva entro aprile" ha detto la coordinatrice Ue per il Corridoio mediterraneo Radicova. Replica il viceministro leghista Morelli: "Non vi siete accorti di cosa è accaduto"

Dura strigliata dell’Unione europea per l’ennesimo ritardo burocratico sulla Torino-Lione. Ad accusare platealmente il governo di Mario Draghi, è stata Iveta Radicova, coordinatrice Ue per il corridoio ferroviario mediterraneo, che ha chiesto quando l’Italia intende presentare il suo progetto per la tratta da Susa alla stazione di Torino Porta Susa. È la cosiddetta tratta nazionale, a valle del tunnel sotto le Alpi, che deve essere finanziata dall’Italia con circa 2 miliardi. La domanda è stata rivolta ad Alessandro Morelli, viceministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, oggi durante un evento a Torino. La risposta dell’esponente leghista, colto di sorpresa, è stata sibillina: “Non posso definire questa data”. La Radicova, ex ministro della Difesa slovacco, ha ironicamente definito “molto chiara” la risposta ricevuta, parlando da un palco allestito a Torino in occasione della prima tappa nostrana del tour Connecting europe express, uno speciale treno che l’Ue ha finanziato proprio per evidenziare il potenziale del trasporto su ferro.

Poi però è il viceministro a contrattaccare, facendo riferimento ai governi Conte (nel primo era presente anche la Lega) e del M5s sulle barricate: “Forse da Bruxelles non ci si è resi del tutto conto di quanto accaduto in questi anni. Adesso sono state risolte le questioni infrastrutturali: resta un problema di ordine pubblico, nel quale non si deve lasciare spazio ai violenti”. “Noi ci aspettiamo una risposta entro aprile, ultimo termine utile, e sono sicura che arriverà all’ultimo come sempre” ha rincarato la Radicova, entrando nel dettaglio. Altrimenti il rischio è l’ennesimo rinvio per un’opera che sarà ultimata, se tutto va bene, nel 2032. Salvo ritardi, che Morelli esclude. “Da parte nostra c’è un impegno totale” spiega all’Italpress, “non ci sono indizi di ritardi”.

La verità sta nel mezzo, perché l’Italia non è in ritardo sulla scadenza di aprile, ma lo è molto rispetto alla Francia, dove ieri proprio la Radicova ha assisto alla firma dei contratti tra Telt, la società che si occupa della costruzione del tunnel italo-francese, e le 13 imprese che si sono aggiudicate i lavori per i 3 lotti relativi allo scavo dei 45 chilometri di tunnel di base su territorio francese. Appalti per un valore di oltre 3 miliardi di euro. Se in Francia quindi si avviano i cantieri per scavare, da noi non c’è nemmeno il progetto di alcune tratte.

Peraltro si tratta di quelle più delicate, ovvero quelle in uscita da Torino dov’è più alta la densità abitativa, e quelle in Valsusa dove maggiori sono le possibili contestazioni. Si mostra fiducioso, nonostante tutto, Mario Virano, direttore generale di Telt: “L’opera va verso la fine. In Francia ci sono tre opzioni per la tratta nazionale, entro la fine dell’anno arriverà la loro scelta definitiva. In Italia c’è da fare materialmente la progettazione definitiva, sulla base del tracciato già definito con il passaggio dall’interporto di Orbassano e il passaggio sotto la collina morenica alla fine della Valsusa, insieme al potenziamento della linea esistente da Avigliana a Susa. I punti sono definiti, Rfi ha preso l’impegno a fare la progettazione anche in ragione dei finanziamenti”. La data per il completamento non è quindi a rischio? “A situazione di Covid consolidata, sicuramente sì”. Una risposta che all’Europa sarà piaciuta, ora però si attendono i fatti.

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