EMERGENZA SANITARIA

Sanitari No Vax, il fronte cede:
mille (su 3mila) si sono vaccinati

Un terzo degli "irriducibili" ha prestato la spalla alla siringa per evitare di rimanere a casa senza stipendio. La situazione si è sbloccata nelle ultime tre settimane, dopo i primi provvedimenti di sospensione. Rinaudo: "Effetto dell'applicazione rigorosa della legge"

Il muro dei sanitari no vax si sta sgretolando. E questo sta accadendo rapidamente dopo mesi in cui medici, infermieri, oss e chiunque, a vario titolo, lavora nel comparto del sistema sanitario regionale avevano resistito sulle loro posizioni di netta contrarietà al vaccino a costo di violare una legge, la cui entrata in vigore (sia pure inizialmente come decreto) risale ormai allo scorso primo aprile.

I 3.200 operatori che all’inizio di settembre risultavano ancora immuni dal vaccino più che dal virus oggi si sono ridotti di un terzo. “Siamo attorno ai duemila dipendenti del servizio sanitario regionale ancora non vaccinati, ma questa riduzione avvenuta in un tempo tutto sommato breve è molto importante e ci lascia supporre che il numero dei no vax negli ospedali si ridurrà ancora”, osserva il commissario per la campagna vaccinale della Regione Piemonte Antonio Rinaudo.

In base alle proporzioni, ma con qualche variabile in più, la parte più cospicua dei non ancora immunizzati è rappresentata dagli oss, gli operatori sociosanitari, poi vengono gli infermieri e infine i medici. Proprio tra questi ultimi si sarebbe avuta la quantità maggiore di ripensamenti, o almeno in buona parte dei casi un cambio di opinione indotto dalla prospettiva di rimanere a casa senza stipendio. La stessa introduzione del Green Pass necessario per attività che nulla hanno a che vedere con la professione sanitaria può aver giocato la sua parte nel "convincere" chi aveva resistito per mesi sulla sua posizione contro il vaccino. “L’applicazione della legge in maniera corretta e puntuale ha avuto, come ampiamente prevedibile, il suo effetto”, spiega l’ex magistrato che proprio sul rispetto della norma da parte di tutti i soggetti coinvolti nei vari passaggi burocratici ha tenuto il punto, tirando dritto anche quando qualcuno ha cercato di ammorbidire in qualche modo i provvedimenti o qualcun altro anziché premere sull’acceleratore dava l’impressione di tenere il freno a mano tirato.

La prova di quanto le prime sospensioni abbiano avuto un effetto convincente almeno in una parte dei sanitari che parevano irremovibili sta proprio in quel migliaio di persone che nel giro di tre settimane si è fatto vaccinare. Un risultato che trova più di una ragione. Tra queste la scarsissima applicazione della misura meno pesante, quel cambiamento di mansioni che pur previsto dalla norma, in Piemonte è stato applicato solo in rarissimi casi. Quasi tutti i direttori generali di Asl e Aso, di fronte alla difficoltà nel trovare al personale no vax un’occupazione alternativa e senza rischi di provocare eventuali contagi, hanno imboccato la strada delle sospensioni. 

Pur essendo partito in ritardo nell’applicare la norma sull’obbligo vaccinale per i sanitari, il Piemonte sta recuperando. Gli elenchi dei non vaccinati arrivano dalle Asl di residenza ancora con qualche lentezza, ma la macchina si è messa in moto seppur con tempi dilatati e questo fa sfumare anche le residue speranze di chi contava nell'inerzia della pubblica amministrazione.

Gli oltre mille nuovi vaccinati negli ospedali è un dato positivo, ma non abbastanza per sgombrare del tutto il campo dalla preoccupazione di dover coprire i posti lasciati vuoti da chi persiste nel rifiutare l’immunizzazione. Restano sul tavolo, anche se con un po’ meno allarme, gli scenari peggiori che hanno portato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, insieme ai colleghi delle altre Regioni, a chiedere l’altro ieri al ministro Roberto Speranza linee guida per eventuali interventi necessari a garantire servizi di vitale importanza. 

Difficile, anche per chi ha sottomano i dati, fare previsioni su quanto potrà ancora ridursi il numero dei no vax nella sanità piemontese. Una sacca di irriducibili è messa in conto. Ma l’impatto sul sistema sanitario, sui servizi, dipenderà ovviamente da quanto sarà pesante e per quanto durerà il rifiuto a vaccinarsi. Se per settimane, anzi qualche mese, il numero dei no vax era rimasto di fatto invariato ed è poi sceso di parecchio appena sono stati presi i primi provvedimenti, il muro potrebbe sgretolarsi ancora e non di poco. 

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