IN BALLO(TTAGGIO)

Damilano rinnega Fassino,
Lo Russo: "Che coerenza!"

Scintille sul passato. Il candidato sindaco del centrodestra pronuncia una filippica contro le amministrazioni di centrosinistra. Ma il rivale gli legge un suo post di tanti slurp al Lungo. La gaffe su Iren e il battibecco sull'assalto alla Cgil

A pochi giorni dal ballottaggio, dopo una campagna elettorale sotto l’egida del fair play, salgono i toni nel duello tra i due candidati a sindaco di Torino. A dar fuoco alle polveri è Paolo Damilano che, al confronto organizzato dalla Stampa alla Nuvola Lavazza, ha attaccato a testa bassa le giunte di centrosinistra accusandole di aver lasciato la città «sull’orlo del pre-dissesto, con la più grande occupazione abusiva d’Europa, una gestione fallimentare dei campi rom e della cultura». Il candidato del centrodestra ha voluto così contestare l’immagine di “competenza” di cui gode il suo avversario Stefano Lo Russo: «Dice che ho poca dimestichezza con l’amministrazione, ma la sua amministrazione ha lasciato un debito di 2,9 miliardi, il più insostenibile d’Italia». Per poi rincarare la dose: «Torino, amministrata dal centrosinistra, è stata la città col maggior rischio di dissesto finanziario in Italia. Lo dice la Corte dei Conti». Damilano si è poi concentrato su un tema caro alla coalizione in cui Lega e Fratelli d’Italia hanno finora lamentato di essere stati tenuti ai margini: «La passata amministrazione di centrosinistra ha la responsabilità della più grande occupazione d’Europa, nell’ex-villaggio olimpico, lasciata lì e poi risolta dall’amministrazione uscente. E poi il fallimento totale nella gestione dei campi rom». Insomma, la sintesi di Damilano è: «Lo Russo dice che nessuno sceglierebbe un medico senza esperienza per farsi operare, ma visti i precedenti io farei attenzione al medico Lo Russo. Se fossi un cacciatore di teste non assumerei come sindaco chi ha alle spalle un’esperienza come quella dell’amministrazione di centrosinistra». Affermazioni ad effetto sottolineate dall’applauso di parte della sala.

Stefano Lo Russo ha avuto buon gioco a replicare rinfacciandogli un radicale cambio di opinione rispetto al giudizio per l’amministrazione Fassino: «Non capisco quando la gente cambia in maniera così repentina le proprie opinioni per ragioni ignote», ha detto leggendo un post pubblicato da Damilano su Facebook il 18 giugno 2016: «Così scriveva da presidente della Film Commission: “Ho conosciuto Piero Fassino in questi anni di presidenza. Posso garantire di aver lavorato con una persona di grande professionalità, di grande lealtà e umanità”. Dunque – ha attaccato Lo Russo – deduco dalla filippica di questo pomeriggio che c’è stata una conversione incredibile. Cosa è successo in questi cinque anni, in cui il centrosinistra non ha governato, per far cambiare idea a Damilano in maniera così radicale?». Poi l’affondo: «Un sindaco dovrebbe avere una virtù che si chiama coerenza e un’altra che si chiama onestà intellettuale. Partecipare a un processo di governo è una cosa, guidare una città un’altra, e la mia esperienza personale amministrativa penso possa essere un valore aggiunto».

Sulla questione interviene a distanza anche il segretario provinciale del Pd Mimmo Carretta: «In passato Damilano ha goduto della fiducia del centrosinistra. Non a caso è stato messo a capo del Museo del Cinema e poi della Film commission. Lo avevamo fatto per Torino. Oggi scopriamo che, per Lui, quella Torino che lo ha visto protagonista era, in realtà, una Torino Bruttissima», scrive sui social. «Evidentemente non ci eravamo capiti. Succede, anche nelle migliori famiglie – aggiunge a proposito delle critiche al centrosinistra sollevate da Damilano –. Ma c’era bisogno, adesso, di lanciarsi in ronde cittadine, selfie davanti ai campi rom per convincerci del nostro errore? Bene ci hai convinto». 

Intanto però il duello tra i due aspiranti sindaco prosegue tra frecciatine, applausi, gaffe e qualche intemperanza. E così il confronto si trasforma in scontro sui temi più delicati per una amministrazione comunale: trasporti, mercato del libero scambio, trasformazione delle aree abbandonate del capoluogo. «È facile far campagna elettorale con gli slogan» sostiene Lo Russo quando Damilano parla di un «trasporto pubblico che deve essere efficientissimo» e della necessità di una campagna di marketing per rendere più simpatici gli autisti. «Dimmi tu cosa avete fatto quando amministravate», ribatte il candidato  del centrodestra. I toni sono pacati, ma le stilettate non mancano. Come quando Damilano prende un clamoroso abbaglio annunciando l'intenzione di voler quotare Iren, «un lapsus» dal momento che l’azienda è già in Borsa da un bel po' di anni. O quando si parla del suk, il mercato di libero scambio noto per i sequestri di merce contraffatta e di dubbia provenienza che affligge via Carcano. «Se non rispetta i requisiti di sicurezza e legalità, va chiuso» è lapidario Damilano. «Lo teniamo perché le fragilità della città sono tante e quello per molte di queste persone è l’unica fonte di sostentamento», sottolinea Lo Russo. «Dategli un lavoro se li fate mendicare non va bene» incalza ancora Damilano che già ha promesso nei giorni scorsi di ricollocare tutti i lavoratori della ex Embraco, indipendentemente dall'esito delle elezioni. «Non replico, è offensivo nei confronti di queste persone» ribatte Lo Russo. «È offensivo per chi paga le tasse e deve fare gli scontrini», chiude Damilano.

Il pubblico sembra apprezzare e applaude, ora l’uno ora l’altro. Damilano sembra più efficace in campo aperto, ma arranca quando si va nello specifico. Come quando propone di utilizzare i fondi del Pnrr per il Palazzo del Lavoro e il suo avversario, da ex arbitro, gli fischia il fallo: «Non si può fare, la legge non lo consente». Il duello si ripete quando il moderatore chiede ai due candidati se l’assalto alla Cgil di Roma possa condizionare il voto. «Credo impatterà poco» risponde Damilano, che minaccia di andarsene quando dal pubblico qualcuno lo sollecita a rispondere «sui fascisti»: «C’è un clima d’odio di cui il centrosinistra deve sentirsi responsabile e Stefano (Lo Russo, ndr) per primo perché non ha fatto nulla per fermarlo. Così offende il 13% dei torinesi che mi ha votato sostenendo la lista civica Torino Bellissima». «Adesso è colpa mia se hanno assaltato la sede della Cgil a Roma, è surreale. Quello che mi inquieta non è Damilano, ma la posizione della Meloni che mentre arrestano i capi di Forza Nuova fa dei distinguo” afferma Lo Russo. «Quello di cui deve essere preoccupato è che i cittadini abbiano da mangiare – attacca ancora Damilano –. Ho un padre partigiano, cerco di aiutare la città e devo sentirmi dare del fascista». “Qualunque matrice eversiva si sconfigge con un patto trasversale e senza ambiguità ed è quello che chiedo di fare”, smorza i toni Lo Russo "Garantisco ai torinesi – conclude Damilano – che non devono aver preoccupazioni. Non sono ostaggio dell’uomo nero”. Domani un nuovo confronto.

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