Europa sociale cercasi

La matassa si aggroviglia ogni giorno di più, rendendo inestricabile il fitto intreccio di fili che la compone. Quello che avviene al porto di Trieste e sulle piazze di tutto il Paese è la sommatoria di tante idee, ma soprattutto di emozioni non sostenute da analisi politiche su chi regge davvero i fili delle istituzioni europee e di quelle nazionali. La cosiddetta lotta di classe non è più contemplata da chi protesta in questi giorni.

Il sentimento antisistema lievita ovunque nel mondo e richiama l’adesione sia di coloro che si pongono nell’area antagonista, sia di quelle realtà intrise di desideri nostalgici verso i bei tempi in cui si marciava con il passo dell’oca.

In effetti, questa interminabile pandemia è stata capace di ridare smalto alle tesi nazionaliste, attecchite con forza soprattutto nelle popolazioni dell’Est Europa, e al contempo alle teorie politiche in antitesi a qualsiasi ingerenza statale nella vita delle persone. Oggi il vecchio slogan “ordine e disciplina” è stato abiurato dalle forze di estrema destra, spesso in strada a gridare “Libertà, libertà”, per diventare apparentemente appannaggio della sinistra liberale, ossia delle compagini europee alle prese con la gestione del green pass. La stessa critica alle case farmaceutiche, rappresentate anch’esse da Confindustria (Farmindustria, associazione delle imprese del farmaco), non è più compito delle forze anticapitaliste, ma di quelle poste all’estrema destra (forze che hanno sempre sostenuto il capitalismo).

Le nazioni europee e gli Stati Uniti assistono alla rinascita dell’ideologia anarco-individualista, dove si mescolano alcune dosi di neofascismo con qualche principio anarcoide ostile a qualsiasi presenza delle istituzioni statali all’interno delle comunità autorganizzate. Un fenomeno assai curioso in cui i gruppi politici da sempre vicini alle divise, ai gruppi paramilitari e favorevoli alla pena di morte si trasformano paradossalmente in difensori strenui dei diritti civili e dei lavoratori.

Una metamorfosi magica, così inattesa da sembrare una pura e semplice strumentalizzazione di quanti da tempo protestano contro l’uso della carta verde nei luoghi di lavoro. Più probabile e sincera sembra invece l’adesione alla protesta di quelle realtà che si richiamano ai valori marxisti, di chi denuncia una deriva autoritaria dei governi occidentali: descritti quali meri strumenti del potere economico globale.

In mezzo ai due fuochi gli esecutivi di matrice neoliberale, i quali portano i nomi di raggruppamenti un tempo eredi dei partiti cristiano-sociali, di quelli liberali e di quelli socialisti. Il cosiddetto “Partito europeista” da anni si dimena tra impulsi di difesa dei diritti assoluti e nel rigore dettato dai grandi investitori internazionali. I fautori del “G8” sopravvivono alla tempesta politica affidandosi alla schizofrenia; le loro decisioni comprendono atti di tutela dei cittadini (tramite lockdown, cure gratuite e quel che rimane della Sanità pubblica) e l’emanazione di norme che mettono in primo piano le ragioni dell’economia (sostegno alla Sanità privata, misure antivirus che non tengono conto dei lavoratori più deboli economicamente, monopolio e cartello monopolista dei produttori vaccinali).

L’agire di quello che è oramai una sorta di partito unico scatena malumori e rabbia. Quest’ultima si manifesta con l’astensione al voto (come osservato alle ultime elezioni comunali) oppure con l’adesione a gruppi violenti di estrema destra. Molti, infatti, hanno scelto di mettersi nella mani dei più bravi nel raccogliere i frutti della paura che domina la società, dei meno articolati nel dare risposte a fenomeni in realtà molto complessi.

La critica alle misure sanitarie dovrebbe tirare in ballo decenni di scelte errate da parte di governi che hanno sempre ritenuto giusto tagliare posti letto mentre premiavano imprenditori privati. Dovrebbe inoltre valutare il peso che ha sulla crisi attuale l’assenza di una vera ricerca pubblica in campo farmaceutico. Sarebbe doveroso svelare gli intrecci tra appaltatori per forniture sanitarie e politica, nonché dare una definizione all’impossibilità sistemica da parte di molte Asl di fare i semplici tracciamenti degli individui contagiati: la dimostrazione di uno Stato che in realtà non riesce a controllare un bel niente (ad esclusione dei militanti No Tav che invece sono sempre sotto controllo).

La matassa si annoda e la stessa rotta di tanti liberi pensatori è persa tra i flutti di un oceano tempestoso. I valori e le identità ideologiche si mescolano pericolosamente in una combinazione micidiale per la libertà (quella vera) generando percorsi che conducono a nuovi fascismi. A dimostrazione, la stessa distrazione generale dove si perde anche la storia di quelle famiglie tenute in ostaggio dai militari bielorussi e polacchi. Centinaia di donne, bambini, uomini e anziani con i loro gatti muoiono di freddo e fame incastrati tra due confini: cittadini afghani fuggiti dalla guerra (di cui noi abbiamo più di qualche responsabilità) per andare a marcire nella terra di nessuno ai confini dell’Europa. Nessuno parla di loro, neppure a sinistra.

Gli idranti sparati a tutta forza sugli inermi portuali di Trieste sono forse la fotografia più fedele di quanto sta accadendo in quello che un tempo era il continente dei diritti sociali e (ad Est) delle Repubbliche democratiche cosmopolite.

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