Una svolta per la Città metropolitana

Forse, forse, siamo arrivati ad una inversione di rotta per quanto riguarda il futuro della Città metropolitana di Torino. Un ente, frutto e conseguenza di una sciagurata legge, quella del 2014 del simpatico Delrio, che ha cancellato le Province per sostituirle con uno strumento burocratico che si è rilevato con il tempo un autentico e clamoroso fallimento politico. Perché se c’era un ente che faceva da filtro tra i Comuni – soprattutto quelli sotto i 5 mila abitanti, cioè la stragrande maggioranza dei Comuni italiani e soprattutto torinesi – era proprio la Provincia. Cancellata quella, per ragioni populiste e demagogiche dettate all’epoca dall’ideologia grillina, è cresciuto il malgoverno dei territori periferici abbandonati a stessi, l’assenza di fatto di organismi istituzionali sovracomunali in grado di raccogliere le istanze e le domande che provenivano da quei territori e si è consolidato, come da copione, quel “torinocentrismo” che ha caratterizzato per lunghi dieci anni l’esperienza e l’avventura della Città metropolitana torinese.

Ora, le recenti dichiarazioni politiche e programmatiche del sindaco di Torino Stefano Lo Russo vanno nella direzione opposta, cioè puntano a trasformare questo ente intermedio in uno strumento che sia in grado di far crescere in modo armonioso ed unitario la grande città con i suoi territori limitrofi. A cominciare, appunto, dai Comuni della seconda cintura torinese che rappresentano il cuore pulsante – e non soltanto sotto il profilo quantitativo – per una funzionante ed efficace Città metropolitana. Sono troppi, del resto, gli interrogativi – e le lamentele – che hanno accompagnato questi dieci anni di esperienza concreta della Città metropolitana. Al netto della buona volontà dei dirigenti e dei funzionari, è indubbio che la vulgata “torinocentrica”, frutto di una gestione politica che si fermava sostanzialmente alla cinta daziaria del capoluogo subalpino e del suo hinterland, ha creato una situazione di sbandamento politico ed istituzionale che ha fatto della seconda cintura torinese una storia a sé. E, soprattutto, attorno a settori che sono e restano decisivi per quei territori: dalla manutenzione ordinaria e straordinaria delle vie di comunicazione e di collegamento fra i vari territori alla gestione e alla promozione turistica; dall’istruzione alla cultura, dai trasporti alla valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e storico.

Insomma, dopo una lunga stagione di grigiore politico e di abbandono territoriale, forse è arrivato il momento per invertire la rotta. E le prime dichiarazioni di Lo Russo lo confermano in modo preciso e dettagliato. Certo, dovranno seguire i fatti concreti e le scelte politiche conseguenti. Come, ad esempio, non sarebbe affatto negativo indicare due vice presidenti della Città metropolitana: l’uno espressione della prima cintura torinese e l’altro espressione ed interprete della seconda cintura torinese dove ci sono, come ben sappiamo, la stragrande maggioranza dei Comuni. Sarebbe un modo concreto, e tangibile, per lanciare un messaggio preciso su come si vuole riorganizzare e governare politicamente, organizzativamente ed istituzionalmente la Città metropolitana di Torino. Una ripartenza necessaria, dunque, per ridare una funzione e un ruolo politico ed istituzionale ad un ente che sino ad oggi si è rivelato sostanzialmente inutile e poco incisivo.

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