LOTTA AL COVID

Quarantene, medici contro i Sisp:
"Un caos, intervenga la Regione"

Cittadini "dimenticati" in isolamento, ritardi, ma anche risposte beffarde e provvedimenti "autonomi": i servizi delle Asl mostrano tutta la loro inadeguatezza. Dottori di famiglia esasperati. Barillà (Smi): "Si prenda atto del fallimento e si accertino responsabilità"

C’è chi chiedendo conto del perché un suo assistito, ormai negativo, fosse ancora bloccato in isolamento si è sentito rispondere pressappoco così: “È rimasto a casa tanto tempo, può rimanerci qualche giorno in più”. C’è chi – e sono tanti tra i medici di famiglia – dopo aver salvato sullo smartphone la slide della Regione con le indicazioni sull’uso dei vari tipi di tamponi in base alle situazioni, si è visto spedire un altro schema con note aggiunte a penna. C’è chi – praticamente tutti i medici di medicina generale – è esasperato dalle levatacce antelucane per cercare di conquistare un tampone nell’assurdo click day che ormai va avanti da giorni in tutto il Piemonte.

Si potrebbe andare avanti all’infinito con i casi che bastano e avanzano per rendere davvero difficile se non impossibile obiettare quello che senza giri di parole dice Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi, uno dei sindacati dei medici di famiglia: “I Sisp non esistono più, non fanno più niente”. Una mezza verità, quella di Barillà. Già, perché a rispondere con un’alzata di spalle al medico che lamenta un suo assistito ancora ostaggio nonostante sia stata accertata negativizzazione dal virus è proprio un operatore del Sisp e ancora dal Sisp, in questo caso quello dell’Asl di Alessandria, è partito il “vademecum” corretto a mano che ha ingenerato confusione rispetto alle disposizioni regionali. E, ancora, è sempre in capo agli uffici di igiene e sanità pubblica la gestione della prenotazione dei tamponi, diventata ormai una lotteria.

“I Sisp non chiudono gli isolamenti, non gestiscono le quarantene, non contattano i pazienti. A questo punto la Regione tragga le conclusioni e prenda una decisione – chiede il sindacalista dei medici di famiglia –. Verifichi perché non funzionano, accerti le responsabilità, insomma intervenga. A Torino e in provincia è un disastro, nel resto del Piemonte non va certo meglio”. 

Se poi davvero in più di un’occasione i responsabili dei servizi hanno rifiutato offerte di aiuto per quanto riguarda il personale anche medico, il quadro che appare è più che degno della massima attenzione da parte dell’assessorato che, va ricordato, non esitò nella prima fase della pandemia a fronte di problemi in alcuni ospedali a inviare dei commissari ad acta, ottenendo risultati. Perché non agire in maniera analoga di fronte a una serie di manifeste inefficienze o comunque a problematiche che appaiono allo stato non risolvibili nell’attuale gestione? 

Assenza di risposte, comunicazione difficile se non impossibile lamentata dai medici, per non dire dai cittadini che quando per caso riescono a interloquire rischiano, come riferisce ancora Barillà di “ottenere indicazioni contrastanti con quelle che diamo noi medici”. Indicazioni contrastanti non solo sull’uso di questo o quel tipo di tampone, ma anche sulle uscite dall’isolamento e dalla quarantena con la necessità per chi non è più positivo di riprendere subito l’attività lavorativa che, però, si scontra con le norme che rimandano al documento dei Sisp il riconoscimento dello stato di malattia per l’Inps. Nelle chat dei medici è un susseguirsi di “dimenticato”, aggettivo che descrive chi dovrebbe essere “liberato” dai Sisp e che invece viene, appunto, dimenticato. E, come è stato risposto, che sarà mai qualche giorno in più costretto in casa? “Già che ormai i medici di famiglia fanno oltre il novanta per cento del lavoro che dovrebbe essere svolto da questi servizi, tanto vale ci facciano fare tutto, così – sostiene Barillà – eviteremmo intoppi e perdite di tempo, per noi e per i nostri assistiti”.

Le nuove regole sui Green Pass e le quarantene continuano a finire in quel collo di bottiglia che, a due anni dall’inizio della pandemia quando si perdevano migliaia di email e si smarrivano le tracce dei tamponi, i Sisp confermano di essere. Le Regioni, Piemonte in testa, hanno chiesto al Governo di limitare i tamponi ai soli sintomatici e una decisione da Palazzo Chigi è attesa a breve, ma non prima che si sia espresso il comitato tecnico scientifico. Sarebbe un notevole passo in avanti, ma il problema del (mal)funzionamento e della gestione dei Sisp resta. Se (come pare) per trovare soluzione non basta che finisca sul tavolo dei direttori generali delle Asl, inevitabile approdi su quello dell’assessore.

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