BANCHI DI NEBBIA

Scuola, la protesta delle famiglie:
"Il Piemonte aggira le normative"

Il Comitato Priorità alla scuola attacca la Regione per aver favorito dad e quarantene con un solo caso positivo contrariamente a quanto indicato dal Governo. "Non possono pagare gli studenti per un sistema che sovente è in tilt" - LA LETTERA DELL'ASL DI TORINO

È stata per tutta la settimana una prassi consolidata, poi la Regione Piemonte ha di fatto ammesso la “copertura” fornita a dirigenti scolastici e presìdi sanitari che volessero istituire la didattica a distanza anche in presenza di un solo caso positivo. “È bene ricordare – spiegano da piazza Castello – che in casi di alta circolazione del virus, come quello in cui ci troviamo in questo momento, la normativa nazionale prevede che i Sisp possano valutare delle misure più restrittive a scopo cautelativo, come la quarantena dell’intera classe anche in presenza di un solo caso”. Ed è più o meno quanto illustrato anche in una recente circolare partita dal Dirmei in cui di fatto si indica la via più semplice trasformando l’eccezione nella regola. Ieri, inoltre, l'Asl di Torino – dove tra asili ed elementari già una classe su tre è chiusa – ha inviato agli istituti scolastici una comunicazione in cui viene imposta ai dirigenti scolastici la necessità di sospendere l'attività didattica con "uno o più casi confermati di Covid-19". (LEGGI LA LETTERA DELL'ASL DI TORINO)

Una posizione che ha fatto esplodere la protesta delle famiglie, riunite nel Comitato Priorità alla scuola, che in una missiva diffusa ieri notte se la prendono proprio con la Regione. «Le famiglie piemontesi – si legge nella lettera indirizzata tra gli altri al governatore Alberto Cirio e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – hanno appreso prima dalle scuole, poi da anticipazioni di stampa che la Regione, il Dirmei e le Asl hanno valutato di NON applicare i protocolli nazionali relativi alle quarantene scolastiche nella scuola primaria». La Dad con un solo caso positivo, infatti, «contraddice le “regole chiare per una scuola in presenza” varate poco più di 10 giorni fa dal Governo, anche se nella prassi già avveniva da tempo». Per un singolo caso di positività i protocolli nazionali prevedono che vengano eseguito un test T0 immediato e T5 a cinque giorni di distanza dal contatto e che nel caso non insorgano ulteriori casi tra gli alunni, si possa proseguire in presenza. 

L’indicazione della Regione «anticipata da varie fonti ed esperita direttamente da centinaia di famiglie, ci lascia basiti – prosegue il Comitato –. Se da una parte infatti è vero che i servizi di prevenzione sono in affanno da tempo, ancora prima di Natale, non possono essere ancora una volta i bambini e la loro scuola a pagarne le conseguenze. Non è loro la colpa di un sistema sovente in tilt». Di qui la richiesta alla Regione «di rivedere questa decisione altamente penalizzante e di dedicare finalmente risorse alla scuola aperta in sicurezza, non chiusa per sicurezza».