Chi è Stato a ridurre le libertà

I continui interventi del governo per limitare la diffusione del Covid hanno come immediata conseguenza la creazione di nuovi obblighi per i cittadini e un loro più stretto controllo da parte dello Stato. Questo ha fatto nascere una sorta di insofferenza verso l’entità statale da parte di alcune frange della popolazione. L’invecchiamento porta con sé una maggiore paura della morte e la popolazione italiana essendo mediamente più vecchia delle altre si è fatta travolgere dalla paura del virus e in gran parte ha ubbidito ciecamente agli obblighi governativi anche quando rasentavano l’assurdo e impedivano di lavorare. Nonostante ciò è cresciuto anche un gruppo che mal sopporta gli obblighi governativi.

I nuovi obblighi legati al green pass lo fanno assomigliare sempre più a una sorta di tessera annonaria con cui accedere ai beni razionati. Sarebbe da capire quanto di questa insofferenza sia legata al vaccino o sia più generalmente legata all’intromissione nella vita privata dello Stato. In altri termini se sia un fenomeno temporaneo legato all’obbligo vaccinale o sia un’esigenza di libertà dagli obblighi statali più generale. Alcuni politici e pensatori credono di poter agganciare questi gruppi: i primi per semplici motivi elettorali, gli altri per poter rafforzare la battaglia contro lo statalismo. Il problema di questi gruppi è che risultano piuttosto eterogenei e si possono trovare delle posizioni semplicemente antiscientifiche, a quelle che agognano un ritorno ad un fantomatico stato di natura e così via. Voler condurre una battaglia culturale e politica su queste basi mi pare un’impresa piuttosto difficile da qualunque parte la si voglia orientare.

Una così forte intromissione dello Stato nella vita dei cittadini con danni evidenti per alcune attività economiche potrebbe rappresentare un’occasione per una battaglia contro l’invadenza sempre più prepotente dello Stato, però è ben difficile distinguere chi si accorge dei pericoli di un controllo statale sempre più stretto e chi invece si oppone al vaccino per pregiudizi antiscientifici e perché crede nel complotto del Big Pharma e così via. Una massa così eterogenea può essere utile per scopi elettorali di breve periodo, ma è ben difficile pensare che possa essere utile per un progetto politico di una certa portata. Non bisogna dimenticare che antivaccinisti, seguaci del cospirazionismo, declinisti, anti multinazionali sono stati lo zoccolo duro su cui si è costruito il primo Movimento 5 Stelle e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Temiamo che passata la pandemia l’opposizione ai provvedimenti statali di queste frange della popolazione evapori come neve al sole e possano ritornare senza problemi nei ranghi. Sarebbe interessare sapere quanti di questi che parlano di dittatura sanitaria sarebbero disposti ad accettare la privatizzazione della sanità o una generica riduzione della presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: se si vuole godere di una maggiore libertà è inevitabile rimpicciolire lo Stato con le sue tasse e burocrazia. A molti sfugge che accettare un servizio sanitario pubblico universale significa cedere il proprio corpo allo Stato con le ovvie conseguenze che ci può imporre anche dei trattamenti sanitari obbligatori.

Per chi voglia costruire un progetto culturale o politico di lungo termine che ponga il problema dell’invadenza dello Stato può coinvolgere i ceti produttivi che sono stati più danneggiati dai provvedimenti governativi tesi a governare la pandemia, la cui opposizione è motivata da esigenze concrete e razionali e non da suggestioni o da idee decliniste, ma deve tenersi ben alla larga da quei gruppi con idee antiscientifiche e decliniste.

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