FIANCO DESTR

"Bongioanni al posto di Allasia", Fratelli d'Italia sfida la Lega

Scontro al fulmicotone nel centrodestra in Regione. Il partito della Meloni reclama uno scranno al vertice di Palazzo Lascaris, "altrimenti candidiamo il nostro capogruppo a presidente del Consiglio". E nel segreto dell'urna tutto può succedere

“Andremo fino in fondo, fino in fondo”. La meta ripetuta come una promessa da Fabrizio Comba, segretario regionale dei Fratelli d’Italia, equivale al probabile quanto terremotante epilogo della questione di posti nell’ufficio di presidenza di Palazzo Lascaris. Eh sì, perché quell’arrivare fino in fondo nei fatti e soprattutto nei propositi del partito di Giorgia Meloni, che chiede un posto nel vertice dell’assemblea legislativa significa arrivare alla votazione presentando il proprio capogruppo Paolo Bongioanni come candidato alla presidenza, di fatto in contrapposizione all’uscente, il leghista Stefano Allasia

Il muro contro muro non si è affatto allentato nella tregua quirinalizia che ha ulteriormente procrastinato la votazione di metà mandato, peraltro già rinviata in precedenza proprio per il mancato accordo nel centrodestra. E le vicende nazionali hanno ulteriormente accentuato la tensione, con Fratelli d’Italia su una posizione talmente dura e foriera di violenti scossoni alla maggioranza da far ritenere che sia stata se non concordata, certamente avallata al massimo livello nazionale del partito.

“Non esiste nessun Consiglio regionale dove non sia presente uno dei partiti che governano la Regione. Al di là della mortificazione e di un atteggiamento oggettivamente privo di senso – spiega Comba – c’è un problema non meno grave: è inconcepibile che noi non possiamo condividere l’indirizzo dei lavori del Consiglio dovendo subire quel che decidono Lega e Forza Italia”.

Al principale azionista della maggioranza tocca “sacrificare” un posto, cosa che ad oggi non vuole o non riesce a fare. La seconda ipotesi è suffragata dalle posizioni fino ad oggi irremovibili di chi dovrebbe fare un passo indietro. Gianluca Gavazza, uno dei segretari uscenti ha detto chiaro e tondo che o resta al suo posto o se ne va dalla Lega. “manco morto”, la risposta ottenuta dall’altro leghista, Michele Mosca, alla domanda se sarebbe disponibile a cedere il suo posto all’alleato. Tutti dritti, nessuna svolta, figurardsi cedere il passo, nel gruppo guidato da Alberto Preioni. Alleato che non può certo far pesare non solo i sondaggi, ma soprattutto i risultati delle ultime amministrative. “Abbiamo già visto com’è andata a Novara, a Torino la Lega è dietro di noi” dice Comba spargendo sale sulla ferita leghista, “e vedremo come andrà ad Alessandria”, città del segretario regionale Riccardo Molinari dove si andrà al voto in primavera.

“Ci facciano capire se siamo un problema, se è così lo dicano”, sfida il segretario di FdI. Ma la sfida contro cui la Lega, salvo soluzioni nei prossimi giorni, sembra andare è addirittura più gravida di conseguenze. “Se non ci sarà dato quel che chiediamo, noi candideremo Bongioanni alla presidenza”, conferma Comba. E, riconoscendo nella candidatura anche la vicepresidenza al centrosinistra, nella fattispecie il piddino Daniele Valle, i Fratelli giocano una partita il cui risultato potrebbe superare i 5 voti, quanti sono i consiglieri regionali del partito della Meloni. Un aiuto proprio dalle opposizioni, non foss’altro per mettere in difficoltà la maggioranza, non è affatto da escludere, anzi. “Quando abbiamo candidato Guido Crosetto alle elezioni per il Presidente della Repubblica avremmo dovuto prendere una cinquantina di voti, ne abbiamo presi il doppio”, ricorda Comba. E sembra un messaggio molto chiaro all’alleato, termine che suona sempre più eccessivo. 

Per Allasia e per la Lega sarebbe un sentiero tutto in salita, non senza il rischio di qualche scivolata. Anche perché nel segreto dell’urna non è detto non finisca qualche strascico del malcontento di alcuni consiglieri leghisti sulla gestione Allasia, malcontento che aveva portato per alcuni giorni a mettere in forse la riconferma del presidente. 

Lunedì nella nuova sede è fissato un vertice leghista, anche se la positività al Covid di Molinari lascia ancora aperto il dubbio sulla conferma della riunione. Da lì dovrebbe partire il tentativo per evitare una spaccatura tanto evidente quanto clamorosa della maggioranza.  “Naturalmente ci auguriamo di poter votare tutti insieme, ma ad oggi – ribadisce il segretario di Fdi – non c’è nessun segnale che possa portare a vedere questo scenario possibile. Se la situazione continua ad essere quella che è, noi andremo fino in fondo”.