GIUSTIZIA

Sacco olimpico, l'accusa fa acqua. Il giudice dissequestra i conti di Muttoni e soci

Il magistrato della Corte dei Conti accoglie buona parte delle tesi della difesa e contesta la procura. Parcolimpico ha eseguito la manutenzione ordinaria dei siti in regime di convenzione e gli amministratori sono coperti da polizze e fidejussioni per milioni

Un impianto accusatorio da rivedere, nel merito e nel metodo. Altro che sacco olimpico, il giudice della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti ha revocato il sequestro preventivo disposto dalla procura contabile ai danni dei vertici di Parcolimpico, contestando buona parte delle tesi dell’accusa e rimandando a “un’ulteriore attività di vaglio istruttorio”. Risale a un mese fa il maxi sequestro da 17 milioni di euro nell’ambito del quale sono stati bloccati i conti correnti dei vertici della società che ha gestito gli impianti olimpici a partire dal 2009 attraverso una convenzione di trent’anni con scadenza fissata nel 2039.

Un provvedimento piombato sulla testa di Giulio e Giuseppe Muttoni, in qualità – rispettivamente – di ex e attuale membri del cda, Roberto De Luca, già numero uno di Live Nation e amministratore di Parcolimpico dal 2010 in poi, Paolo Bellino amministratore dal 2006 al 2010, Giorgio Giani presidente del cda e Daniele Donati, procuratore. Un’operazione di vasta scala sulla quale il giudice contabile Alessandra Olessina ha manifestato più di una perplessità.

Secondo la procura contabile “le palazzine 2 e 3 dell’ex Villaggio Olimpico hanno ricevuto una manutenzione mediocre, assente addirittura per i trampolini di Pragelato, scadente per le arcate ex Moi, inesistente per l’impianto di biathlon di Cesana, non pervenuta per l’Half Pipe di Bardonecchia, mediocre per il Villaggio olimpico valsusino”. Omissioni che avrebbero provocato “deprezzamenti dei cespiti di proprietà”, perdita di valore. E giacché si tratta di proprietà pubbliche la Corte dei Conti ha deciso di accendere un faro. Di qui il sequestro preventivo. Ma davvero tutti questi siti sono vittime del degrado e soprattutto, laddove ci sono state delle mancanze, sono da addebitarsi in toto a Parcolimpico?

Nella sua memoria difensiva la società ha affermato di aver “effettuato una media di 150 interventi annuali di manutenzione ordinaria” sugli impianti che gestisce i quali, peraltro, continuano a funzionare sulla base di convenzioni con i proprietari pubblici che hanno determinato, in alcuni casi, le nuove destinazioni d’uso.

L’impianto di biathlon, per esempio, è stato riconvertito su richiesta delle amministrazioni locali a centro per il tennis; l’impianto di bob, slittino e skeleton, è utilizzato solo in configurazione estiva, cioè senza ghiaccio, come previsto dall’articolo 65 della convenzione sottoscritta tra Fondazione e Parcolimpico, i trampolini di Pragelato sono utilizzati a partire dal 2013 come impianto di scuola in virtù di un rapporto di convenzione con il Comune di Pragelato tutt’ora esistente. Le Arcate del Villaggio Olimpico di Torino sono solo in parte assegnate a Parcolimpico: gli altri soggetti utilizzatori sono il Coni e il Comune di Torino, non a caso Palazzo Civico le ha recentemente messe a disposizione per realizzare al loro interno un polo di studi e di ricerca nell’ambito del Parco della Salute. Inoltre, obietta la difesa, gli interventi di manutenzione straordinaria – dal PalaAlpitour al Palavela passando per lo Ski Jumping Hotel di Pragelato, l’Olimpic Center e il Villaggio Olimpico di Bardonecchia – non sono addebitabili a Parcolimpico, che in quanto soggetto gestore è tenuto sarebbe tenuto esclusivamente alla manutenzione ordinaria che peraltro sarebbe stata effettuata regolarmente e verificata ogni anno “dal concedente, attraverso un’apposita commissione”.

Non solo. Parcolimpico ha anche messo in luce come il rifacimento del tetto del PalaAlpitour (necessario per problemi di infiltrazioni d’acqua emersi con evidenza durante le Atp Finals) fosse stato oggetto di lavori per 1,2 milioni di euro derivanti dalla legge 65/2012 (il cosiddetto tesoretto olimpico) e assegnati attraverso gara pubblica da Scr, la società di committenza della Regione.

Secondo il giudice “sono numerosi i profili che necessitano di un più puntuale riscontro istruttorio da parte della Procura”. “Innanzi tutto – scrive il magistrato – balza agli occhi la notevole discrepanza tra l’identificazione e quantificazione del danno come operata dalla Procura contabile rispetto a quella risultante dalle controdeduzioni delle difese”. “Inoltre – prosegue il giudice – occorre verificare gli impianti non più esistenti o quelli il cui utilizzo è stato necessariamente limitato in base alla convenzione sottoscritta tra Fondazione e Parcolimpico srl”. Inoltre “occorre verificare l’ampiezza degli obblighi di manutenzione in capo alla Parcolimpico srl e l’effettivo adempimento degli stessi”.

Per giustificare il sequestro dei conti correnti, la Procura aveva attribuito a Parcolimpico una situazione finanziaria e patrimoniale deficitaria che in realtà non risulterebbe, anzi la società “risulta attiva in una serie di iniziative di rilevanza anche internazionale” spiega il giudice, dall’Eurovision alle Atp Finals. A cui si aggiunga, a titolo di esempio, la convenzione con il Cus Torino per l’attività promozione di pattinaggio su ghiaccio e l’assegnazione al Palavela delle finali del Gran Prix di pattinaggio artistico, di scena a dicembre. A ciò si aggiungano le garanzie patrimoniali di cui dispone la società tra cui una garanzia fideiussoria in relazione all’adempimento degli obblighi manutentivi sui beni per l’importo di 6 milioni e ben due polizze assicurative per la responsabilità civile degli amministratori da 5 milioni di euro e 5 milioni di dollari.

Per tutti questi motivi (e altri ancora) il giudice ha disposto il dissequestro dei conti, che peraltro, è stato sottolineato, avrebbero impedito a Parcolimpico “di proseguire qualsivoglia attività, anche in relazione ad iniziative di pubblico interesse”.

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