I CONTI DELLA SANITÀ

Bilanci Asl "osservati speciali"

Agitazione ai vertici delle aziende convocati in assessorato. Rivisti i preventivi iniziali con disavanzi preoccupanti. Tolta la coperta (ancora corta) dell'emergenza Covid si profila il rischio di un nuovo piano di rientro. Il nodo del personale e i costi dell'energia

Uscire dall’emergenza Covid senza finire nel piano di rientro. Un passaggio estremamente stretto quello che devono affrontare le aziende sanitarie regionali del Piemonte, territoriali e ospedaliere, prevedendo spese e introiti per l’anno in corso tenendo un piede indietro nei due anni di pandemia e uno avanti verso la sua auspicata, ma non del tutto certa, archiviazione. Soprattutto non facendo passi più lunghi della gamba.

Non stupisce, dunque, l’agitazione nei vertici di Asl Aso in vista della riunione convocata dall’assessorato alla Sanità per venerdì prossimo con oggetto proprio i bilanci preventivi dell’anno in corso. I direttori generali arriveranno in corso Regina, assente Luigi Icardi ancora in quarantena, con i compiti rivisti, proprio come richiesto dall’assessore e dalla struttura dopo che le previsioni inziali di spesa erano parse “troppo larghe” e, quindi, a rischio di un nuovo commissariamento della sanità piemontese. Rifare i conti e stare più “abbottonati”, questa l’indicazione data. Venerdì la prima verifica, cui ne seguiranno altre passo passo per non trovarsi sorprese sgradite. Che già non mancano e contribuiscono ad accentuare le difficoltà della transizione verso una gestione senza più la coperta del Covid. Dei 2 miliardi e 300 milioni annunciati dal Governo come integrativo al fondo sanitario oggi ne sono arrivati solo 600 milioni e il Piemonte che ne avrebbe dovuto ricevere 130 ne ha visi solo 44, se non è una brutta sorpresa questa. 

A indurre corso Regina a chiedere una rivisitazione dei preventivi di spesa, ma anche di prestazioni come nel caso delle aziende ospedaliere, è ovviamente anche l’uscita dallo stato di emergenza e, ancor più, la prospettiva auspicata seppur non certa di essersi lasciati alle spalle il Covid nella sua dimensione di gravità che ha segnato oltre due anni. 

Va detto che la prima versione dei bilanci di previsione era stata redatta a fine dello scorso anno quando ancora la pandemia non presentava i dati di oggi, come spiega un direttore generale, e dunque incideva molto la voce Covid. Il cambiamento di scenario porta a quella riduzione di ossigeno finanziario fornito alla sanità durante i due anni passati che, sempre come si fa notare dai vertici di più di un’azienda sanitaria, rischia di mettere in difficoltà un sistema dove il Covid pesa ancora, seppure i ricoveri siano in diminuzione. Per fare un esempio, i dispositivi di protezione individuale, dalle mascherine ai camici, non verranno certo messi da parte a fine mese quando cesserà lo stato di emergenza e bisognerà continuare ad acquistarli.

Dal primo aprile – sintetizza un manager – bisognerà far fuoco con la legna che si ha, senza più contare sul Covid, dal punto di vista dei soldi. In questo quadro si inserisce il tema, tutt’altro che marginale, della stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato, così come richiesto dai sindacati. Come si potrà risolvere il problema di infermieri e operatori sociosanitari da assumere in via definitiva con il far quadrare i conti dei bilanci 

La preoccupazione della Regione è data dall’incertezza di quanto soldi effettivamente potrà disporre la sanità, ma anche e non di meno da capitoli di spesa sui quali non è possibile attuare riduzioni. È il caso dell’energia il cui rincaro dei costi raggiunge cifre enormi. Per dare l’idea: alla Città della Salute di Torino si prevede un aumento di circa 23 milioni, che complessivamente per tutta la sanità regionale arriverebbe a 130. 

Tagliare spese, ma anche aumentare la produzione. Tant’è che una delle richieste arrivate alle aziende ospedaliere è proprio quella di prevedere un numero di prestazioni maggiori rispetto a quello ipotizzato nella prima versione in cui ancora una volta il Covid frenava interventi e visite. Lo spazio di manovra utilizzato dai direttori generali nella rivisitazione dei preventivi si aggirerebbe attorno al 10 per cento e non molto di più, seppure con differenze tra un’azienda e l’altra. C’è chi, rivedendo i piani, è riuscito a ridurre da 16 e 10 i milioni di disavanzo, chi si presenterà ad direttore regionale Mario Minola e al responsabile della programmazione economica e finanziaria Valter Baratta con un rosso previsto di 5, altri con cifre decisamente più alte. Il “rosso” complessivo che aveva fatto saltare sulla sedia Icardi un mese fa non è mai stato reso noto con certezza, ma se in quell’occasione più d’uno evocò il piano di rientro come prospettiva pressochè certa, il commissariamento per il 2023 resta uno spettro, non più nascosto dalla coperta dell’emergenza Covid.

print_icon