OPERE & OMISSIONI

Parco della Salute, così la Regione rischia il flop del grattacielo

Presto i progetti del superospedale di Torino ma la giunta Cirio non sa ancora che fare del Cto. Le varianti in corso d'opera dilatano i tempi e aumentano i costi. La procedura forse andrebbe sospesa: "Stiamo andando al contrario". L'ipotesi del commissario ad acta

In autunno potrebbero già iniziare i lavori per il Parco della Salute di Torino, ma cosa ci metteranno dentro non è ancora chiaro. I lavori di bonifica nell’area dell’ex Fiat Avio sono in corso, intanto ci sono due gruppi – gli unici rimasti in gara – che stanno predisponendo il progetto definitivo dell’opera. Elaborazioni fondate sulle indicazioni contenute nel Quaderno 4 redatto dalla passata amministrazione regionale, che proprio alla fine della legislatura ha aperto la procedura di gara. Con l’arrivo di Alberto Cirio al piano nobile di piazza Castello, però, l’orientamento della giunta, riguardo il progetto, è nuovamente cambiato. Una delibera dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi ha bloccato il trasferimento del Regina Margherita nella nuova struttura, convertendo i 90 letti inizialmente destinati alla pediatria in ostetricia. Inoltre, campeggia ancora un enorme punto interrogativo sul Cto che, sempre secondo il Quaderno 4, doveva essere trasferito nel nuovo Parco della Salute e che invece, stando alle recenti dichiarazioni di Icardi, potrebbe restare dov’è per quanto riguarda la traumatologia mentre verrebbe trasferita solo l’ortopedia oncologica e quella, in generale, ad alta complessità.

“Entro l’anno verrà presa una decisione su cosa fare del Cto” afferma il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle. Insomma, a oggi ancora non c’è un piano definito di cosa ci sarà e cosa no nel complesso. Cosa verrà trasferito e cosa no. Secondo Lorenzo Buonomo, ingegnere progettista e componente della Commissione lavori pubblici dell’Ordine degli ingegneri, “così com’è, questa procedura provocherà uno spreco di tempo e di denaro pubblico”. Il rischio è “di ritrovarsi impanati come per il grattacielo della Regione”, che peraltro è proprio a fianco a dove dovrebbe sorgere il superospedale. Uno spettro che, per quanto sono lievitati i costi in questi dieci anni, al solo pensiero dovrebbe far venire i brividi agli attuali amministratori pubblici. “Stiamo gestendo questa procedura al contrario – prosegue Buonomo – realizziamo i muri prima di decidere cosa metterci dentro”.

Il Parco della Salute di Torino, che conterrà al suo interno, non solo un nosocomio d’eccellenza ma anche un’area per la didattica, una per la ricerca e per l’innovazione, è un progetto da 664 milioni di euro. Ad aver partecipato alla gara per la progettazione definitiva sono stati solo due gruppi: il Consorzio stabile Sis della famiglia Dogliani e la Siram di Salini Impregilo di Milano. Itinera (Gruppo Gavio) si è ritirata all’ultimo. Ad aprile Sis e Impregilo consegneranno il loro progetto e ad agosto è prevista l’aggiudicazione. Chi vincerà prenderà anche l’appalto per la realizzazione della struttura. Un sistema che di fatto ha annullato la concorrenza giacché solo due soggetti hanno ritenuto conveniente investire risorse ingenti (oltre 10 milioni) per la progettazione senza certezze sull’aggiudicazione della gara.

La Regione ha puntato su un progetto “flessibile” e, mentre i progettisti continuano a tracciare linee e a disegnare il nuovo complesso, è stata costituita una cabina di monitoraggio di cui fanno parte, tra gli altri, anche il Comune di Torino e gli atenei. Il rischio è che il committente (la Regione) si ritrovi a richiedere variazioni in corso d’opera quando il cantiere sarà ormai aperto, imponendo delle varianti tecniche che dovranno essere redatte e approvate, con tutto ciò che ne consegue in termini di spreco di tempo e denaro. Inoltre, va tenuto conto che tra due anni cambierà la giunta regionale e se il progetto resta “aperto”, com’è ora, nulla vieterà ai nuovi arrivati di varare ulteriori modifiche. E così via in un circolo vizioso che potrebbe procrastinare di anni la chiusura dei lavori.  

Per questo l’ingener Buonomo propone di “bloccare la procedura in corso, stabilire cosa ci dovrà essere nel Parco della Salute e solo allora individuare il soggetto che dovrà realizzare il progetto e poi la ditta costruttrice”. Un ritorno al punto di partenza? “È interesse pubblico completare l’opera il prima possibile, non il prima possibile appaltare i lavori”.

Anche perché un altro punto debole dell’attuale impostazione è la stazione appaltante, cioè la Città della Salute. Impegnati a portare avanti l’ordinaria amministrazione, gli uffici tecnici delle Molinette non hanno la forza e le competenze per un progetto di queste dimensioni. Per questo tra Comune di Torino e Regione cresce il partito di chi sostiene che, se si vuole proseguire su questa strada, si deve affidare la gestione dell’intero procedimento a una centrale di committenza dotata di risorse e professionalità adeguate. Servono processi decisionali meno farraginosi e idee una volta per tutte chiare. Per questo non è da escludere anche l’ipotesi di un commissario ad acta, plenipotenziario, sul modello del ponte Morandi di Genova. Perché sull’ex Fiat Avio già aleggia il fantasma del Grattacielo.

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