AMMINISTRATIVE 2022

Torino non fa scuola, Pd e M5s insieme al voto nei Comuni

Ad Alessandria e Asti pronte alleanze giallorosse. Cuneo non imbarca i grillini, preferendo Azione (soprattutto i voti di Costa). Nel capoluogo mandrogno nel campo largo anche la vecchia volpe socialista Borgoglio. Veto grillino a Italia Viva nella città del Palio

Torino non fa scuola. Due dei tre capoluoghi di provincia che andranno al voto tra qualche mese, AlessandriaAsti, vedono già sancito l’accordo tra Pd Cinquestelle. Nel terzo, Cuneo, per ora i grillini stanno preparando una lista con un loro candidato sindaco, ma secondo alcuni potrebbe non finire così, anche se nella capitale della Granda il M5s è decisamente meno forte rispetto alle altre due città sulla sponda del Tanaro.

Dunque non fa breccia nel Sud-Ovest del Piemonte lo schema adottato sotto la Mole con la mancata alleanza giallorossa, in palese contrasto con i palesi desiderata del Nazareno e dello stesso vertice nazionale pentastellato, rifiutata sia dai dem locali, in primis dall’allora candidato sindaco Stefano Lo Russo, ma anche dai grillini domestici sul fronte opposto rispetto all’ex sindaca Chiara Appendino, sostenitrice dell’accordo puntando sulla discesa in campo del rettore del Politecnico Guido Saracco.

Paradossalmente, nel momento di maggior confusione all’interno della forza politica guidata da Giuseppe Conte, sub iudice per le vicende legate allo statuto approdate in ambito giudiziario, il Pd fa ponti (se non d’oro poco ci manca) e coltiva il campo largo teorizzato da Enrico Letta incominciando proprio dal partito, rifiutato con forza a Torino. E lo fa nel tentativo di scalzare il centrodestra dal governo delle città, sia ad Alessandria, sia ad Asti.

In terra mandrogna, Giorgio Abonante, il candidato sindaco del Pd non ha avuto esitazione nell’aprire la porta ai grillini, peraltro spalancandola poco dopo addirittura a chi cinque anni fa si era candidato contro la sindaca dem uscente Rita Rossa. La vecchia volpe socialista, argentata dalle sue ottanta primavere, Felice Borgoglio che si oppose alla Rossa con il Quarto Polo, contribuisce all’allargamento del campo, insieme a un altro critico dell’ex sindaca, come il civico (ex Pd) Mauro Ivaldi. Un campo tanto largo che già c’è chi tra il serio e il faceto pone il problema su come accontentare tutti in caso di vittoria. E se Italia Viva per ora, come spiegano i dirigenti locali, è ancora in stand by, ovvero alla finestra, fuori dal campo giallorosso c’è sicuramente Azione che candida il da poco ex assessore della giunta a trazione leghista Gianni Barosini. Del resto il veto di Carlo Calenda a coalizioni con i grillini è uno dei punti, ancora, fermi del suo partito.

Lo stesso che risalendo il Tanaro e arrivando ad Asti si presenterà con +Europa e i renziani, sui quali proprio i grillini hanno posto, a loro volta, un veto nonostante il candidato sindaco Paolo Crivelli fosse propenso ad imbarcare Italia Viva. O noi o loro, l’aut aut grillino. E il medico infettivologo, cattolico, molte missioni umanitarie in Africa, ha incassato, lasciando fuori i renziani, ma allargando anch’egli il campo dagli ecologisti ad Articolo Uno, ma con punto fermo l’alleanza giallorossa. Alleanza che, per ora, non decolla a Cuneo.

I grillini hanno messo in campo la candidatura a sindaco della consigliera Silvia Cina, mentre il centrosinistra ancora ieri sera era impegnato nei colloqui dei rappresentanti delle forze dell’attuale maggioranza con i tre papabili alla discesa in campo per la successione a Federico Borgna, il quale certo non sta con le mani in mano nella partita.

Il terzetto da cui cavar fuori il candidato è composto dall’ex senatrice dem Patrizia Manassero, l’attuale assessore all’Urbanistica Luca Serale di Centro per Cuneo, figura che gode il forte sostegno dello stesso Borgna e le maggiori chance, infine  Alessandro Spedale, attuale presidente del Consiglio comunale e figura definita come la più progressista dell’attuale coalizione. Rinunciare ai Cinquestelle, ma potendo contare sull’“azionista” Enrico Costa e il suo notevole bacino di voti, non è sacrificio pesante per il Pd, o più esattamente per il centrosinistra cuneese. Un’eccezione nel terzetto di capoluoghi che andranno al voto non certo eclatante, proprio per il peso, esiguo, dei grillini nella Granda. Diversi i casi di Alessandria e di Asti, così come quelli che si stanno preparando in altre città che andranno al voto in Piemonte, disegnando una geografia dove le zone tinte di giallorosso saranno distribuite a macchia di leopardo e, man mano che le dimensioni dei comuni si riducono gli schemi e le indicazioni dall’alto sbiadiscono. 

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