POLITICA & SANITÀ

Sanità, 5mila precari in scadenza ma Icardi alza i tacchi e se ne va

All'incontro con i sindacati l'assessore lascia anzitempo la riunione senza fornire risposte. Necessario alzare i tetti di spesa delle Asl per stabilizzare chi sta per rimanere senza contratto. Il protocollo d'intesa rimasto lettera morta - DOCUMENTO

Sono 5.700 gli operatori sanitari ingaggiati durante l’ultima ondata di Covid e il cui contratto è in scadenza. Medici, infermieri, operatori socio-sanitari, amministrativi: buttati alla svelta in corsia  o dietro una scrivania per far fronte all’emergenza e che ora rischiano di rimanere a casa in barba a un protocollo d’intesa sottoscritto tra l’assessore alla Sanità Luigi Icardi e i sindacati in cui la Regione Piemonte si era impegnata a stabilizzare questi lavoratori almeno fino alla fine del 2022. Ma, si sa, le aziende sanitarie sono al verde, i tetti di spesa impediscono nuove assunzioni o anche solo il prolungamento di una parte dei contratti in corso e quel protocollo d’intesa, datato 16 novembre 2021, è rimasto lettera morta. (LEGGI)

Questo è stato uno dei temi affrontati durante l’incontro tra i sindacati della sanità, i capigruppo in Consiglio regionale e gli assessori Icardi e Andrea Tronzano. “La Regione deve trovare i fondi per stabilizzare gli oltre cinquemila precari della sanità” ha affermato il segretario della Cgil Giorgio Airaudo. “La Regione è in sessione bilancio è questo il momento per trovare i soldi. C’è un accordo che prevede la stabilizzazione dei precari entro l'anno, è indispensabile attuarlo perché la sanità regionale ha subito grossi problemi e con il piano di rientro ha perso 6.000-7.000 lavoratori non sostituiti. Se li lasciamo a casa rischiamo che con il Pnrr si faccia edilizia sanitaria senza avere il personale per aprire le sedi”. “È impellente e inderogabile la stabilizzazione del personale che ne ha i requisiti – ha ribadito Alessio Ferraris, numero uno della Cisl –. Bisogna fare tutto il possibile per prorogare i contratti agli altri, in vista di una legge di bilancio che potrebbe portare novità rilevanti e utili. Il Piemonte vive una criticità già attuale e di prospettiva rispetto alla cronica carenza di personale sanitario e socio-sanitario che rischia di rendere poco esigibile il diritto alla salute, attraverso il servizio pubblico. Le liste di attesa ne sono una prova tangibile”. Per questo, secondo i rappresentanti dei lavoratori “solo alzando il tetto di spesa delle Asl si potranno fare le assunzioni”. Di questi 5mila  e rotti operatori in attesa di stabilizzazione la Regione dovrebbe riuscire ad assumerne solo 1.137, quelli cioè che hanno maturato almeno 18 mesi di servizio.

Tra le preoccupazioni dei sindacati il sempiterno problema delle liste d’attesa ormai fuori controllo (e chissà come smaltirle senza personale): già oggi la situazione è drammatica se si tiene conto che ci vogliono 10 mesi per colonscopie, gastroscopie e mammografie. “Una visita ai linfonodi non è disponibile prima di gennaio del prossimo anno” attacca il capogruppo di Liberi uguali e verdi Marco Grimaldi. “Due anni di pandemia ci impongono di ridisegnare profondamente il nostro sistema sanitario, adeguandolo alle trasformazioni e alle esigenze dei cittadini. Nulla di tutto questo sembra essere nelle intenzioni di questa Giunta regionale a vedere il bilancio che stiamo discutendo”, ha attaccato Raffaele Gallo, capogruppo Pd, ribadendo ai sindacati “la nostra vicinanza e la comunanza di idee e battaglie per migliorare la sanità pubblica”. E sul tema il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle presenterà martedì un question time. 

C’è poi preoccupazione per i fondi degli extra lea, cioè l’assegno di cura per i non autosufficienti su cui la Regione ha tagliato altri 5 milioni a Torino per distribuirli alle altre province. Come se non bastasse, a irrigidire ulteriormente i sindacati c’è stata la “fuga” dei due assessori, che hanno alzato i tacchi prima della conclusione dell’incontro. Una “mancanza di rispetto” hanno sottolineato dall’opposizione.

print_icon