SANITÀ MALATA

Emergenza nei Pronto Soccorso: "Disposti ad aprirli nelle cliniche"

Ormai anche le coop dei medici disertano i bandi per coprire la carenza di personale. Perla (Aiop): "Pronti per almeno una struttura ogni provincia". Icardi: "Va abbattuto un muro ideologico, ma il problema è economico". Piemonte fanalino di coda tra le regioni

Adesso non si trovano neppure più le cooperative disposte a fornire medici e per i Pronto Soccorso del Piemonte il passo prima del baratro è sempre più corto. Quel che sta succedendo a Novi Ligure e Tortona, dove il bando dell’Asl Alessandria per rinnovare l’affidamento del servizio è andato deserto, senza neppure un’offerta, non è solo un problema di non facile soluzione per il direttore generale Luigi Vercellino

È un fortissimo, ulteriore, campanello d’allarme per l’intero sistema sanitario regionale che, ormai da tempo, a fronte della carenza di medici di emergenza e urgenza sta affidando alle cooperative e a professionisti a gettone la porta d’accesso agli ospedali, ma anche quella che è sempre più spesso una impropria compensazione di fronte a una medicina del territorio ancora carente, nonostante promesse e proclami in seguito a quanto venuto drammaticamente fuori con il Covid. Nei due ospedali dell’Alessandrino, probabilmente, si tamponerà la situazione prorogando l’affidamento a chi l’aveva in scadenza, aprendo scenari non certo auspicabili e, soprattutto, confermando l’immagine di una sanità che è sempre più sotto scacco, anche dal punto di vista economico visti i costi che, come abbiamo riferito pochi giorni fa, sono decisamente elevati rispetto a quelli che le aziende sanitarie sostengono per pagare i medici dipendenti. Che, però, tra abbandoni e carenza di rincalzi, sono in pesantemente insufficienti.

Un quadro a dir poco preoccupante, ma che presenta anche forti tratti di incongruenza e contraddizioni. Una su tutte: il muro che ancora permane alla possibilità per le strutture private di aprire e quindi fornire il servizio di Pronto Soccorso. Un tabù ben difeso da più parti, soprattutto politiche, ma anche di quel vasto pur non comune sentire pronto ad alzare le barricate non appena si profila l’ipotesi di un maggior intervento del privato nella sanità. Senza accorgersi o facendo finta di non accorgersi che proprio con le cooperative e le società di servizi con cui vengono forniti i medici nei Pronto Soccorso, il privato (forse non il più strutturato) dentro gli ospedali c’è già eccome.

Perché un conto è affidare l’emergenza a medici che ruotano vorticosamente, arrivano (non sempre puntuali) e partono come commessi viaggiatori dalla prima linea ospedaliera privando i Pronto Soccorso di quelle equipe fondamentali, come ripetutamente denunciato dal sindacato dei camici bianchi Anaao-Assomed e dagli stessi vertici della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza. Altro è sgretolare un muro ideologico, ma non solo, che porta il Piemonte a impedire alle cliniche private (ovviamente quelle con i requisiti) di fornire, insieme alle altre prestazioni di alta specialità, anche il Pronto Soccorso, inserendolo nella rete dell’emergenza regionale. 

“Noi siamo pronti e non da oggi ad aprire i Pronto Soccorso”, conferma Giancarlo Perla, presidente di Aiop, l’associazione della sanità privata non di carattere religioso (queste rappresentate dall’Aris). Non da oggi, dice Perla e ricorda come della questione se ne parlasse già fin dal secondo mandato del governatore Enzo Ghigo. Un’era geologica in politica, parecchi anni nel corso dei quali nel resto del Paese di Pronto Soccorso nelle cliniche se ne sono aperti non pochi. Trenta solo in Lombardia. Eh, ma la Lombardia ha affidato molto se non tutto al privato, la pronta replica di chi tiene su il muro. Solo che nel Lazio, oggi governato dal piddino Nicola Zingaretti con in maggioranza i Cinquestelle, i Pronto Soccorso “privati”, sono non meno di una dozzina, tre nel Veneto, quattro in Puglia, cinque in Campania, e pure uno ce l’ha l’Emilia-Romagna. È vero che uno c’è anche in Piemonte: quello del Gradenigo, l’ospedale passato dalle suore Vincenziane al Gruppo Humanitas

Perché, a fronte di una situazione come quella che riguarda praticamente tutti gli ospedali, non concorrere a una parziale soluzione recuperando terreno rispetto ad altre regioni? “Sicuramente paghiamo un ostracismo ideologico della sinistra”, premette l’assessore alla sanità Luigi Icardi guardando al passato, anche recente. Ma adesso a governare la Regione è il suo partito, la Lega, insieme agli alleati di centrodestra. Quindi via libera a quelle strutture che per la dotazione di reparti e specialità hanno le carte in regola per fornire il Pronto Soccorso, ovviamente inserito come tutti gli altri nella rete dell’emergenza 118 e vincolato alle regole stabilite dalla Regione? Da tempo a dirsi disponibili a fare questo passo ci sono certamente Villa Maria Pia di Torino del Gruppo Sansavini, la Città di Alessandria e altre strutture del Gruppo Policlinico di Monza. “L’esempio del Gradenigo è positivo e i dati ci dicono che certamente il Pronto Soccorso non è un settore redditizio per il privato” osserva Icardi che anticipa proprio l’affidamento di questo servizio al privato come condizione nel futuro accordo per il partenariato che dovrà gestire l’ospedale di Tortona.

“Si potrebbe fare un bando per affidare un Pronto Soccorso al privato per ogni provincia”, mette sul tavolo l’Aiop. “Purtroppo il budget è bloccato dalla norma del 2011 e questo rappresenta un problema, anche se il Pronto Soccorso viene pagato per funzione e non in base agli accessi”, spiega l’assessore. “Io quel muro sono disposto a superarlo, ma oggi non vedo le condizioni giuridiche e soprattutto economiche per poterlo fare. Speriamo si possano superare in fretta, ma dipende dal Governo”.