Verità, fake news e censure

Negli ultimi anni si è registrata una grande agitazione all’interno dell’apparato politico statale sul tema delle fake news, sulle notizie indicate come marcatamente false e messe in rete con l’intenzione di destabilizzare il sistema. All’epoca dello scontro elettorale tra Biden e Trump, gli italiani hanno scoperto che dietro all’assalto di Capitol Hill, la sede del Congresso statunitense, si nascondeva l’instancabile opera di tessitura compiuta dal gruppo complottista americano denominato QAnon.

All’improvviso il mondo occidentale ha riscontrato come l’oceano di informazioni contenuto nella rete web potesse facilmente trasformarsi in una macchina da guerra capace di amplificare notizie, costruite alla bisogna, e diffonderle capillarmente nelle case di milioni di cittadini.

Negli anni ’90 toccai con mano le conseguenze derivanti dalla manipolazione della Storia, quando sotto ai miei occhi venne inventato di sana pianta il “Lager di Fenestrelle”. L’operazione di diffusione dell’odio regionale, per fini politici, venne ideata riscrivendo fatti storici legati al Risorgimento. Si scelse di dare in pasto ai lettori alcuni libri che divulgavano, con dovizia non suffragata però da riscontri reali, la tesi del genocidio attuato ai danni dei soldati borbonici sul finire del 1860, per opera dei diabolici “aguzzini piemontesi” in servizio tra le mura del Forte di Fenestrelle.

I morti, secondo tale ipotesi, furono sciolti nella calce viva, che come risaputo non agisce sui cadaveri liquefacendoli. Inizialmente i sedicenti storici denunciarono una quarantina di vittime, che nel giro di poco tempo diventarono quattrocento, poi quattromila e infine quarantamila. In una decina di anni furono pubblicati molti testi che sposavano l’ipotesi del “genocidio etnico”, e ognuno di questi aveva come fonte gli altri creando così una rete ingarbugliata di testimonianze reciproche. Nelle Regioni del Sud Italia l’antico sentimento monarchico filo sabaudo, lo stesso che portò alla vittoria la Monarchia nel Referendum del giugno del 1946, è stato sostituito d’incanto dall’immotivato rimpianto verso la casata borbonica e da un odio viscerale nei riguardi di Torino.

L’operazione “Lager di Fenestrelle” riuscì nell’obiettivo di fornire alla Lega, quella separatista di Bossi, l’antagonista ideale per mettere le basi di una divisione politica netta tra il Nord e il Sud del Paese. Il vecchio sogno secessionista lombardo forse è tramontato, ma gli effetti di quella grande bugia sono ormai incontenibili e prima o poi avranno ricadute gravi pure sull’assetto istituzionale, oltre che su quello del forte risentimento identitario.

La falsificazione dei fatti storici risorgimentali, eventi politici sui quali è stata letteralmente costruita l’Italia, non ha minimamente allarmato il potere politico nazionale. In Parlamento nessun deputato ha sollevato il problema e neppure ha tentato di riportare la Storia, con le sue sfaccettature nel bene come nel male, all’interno degli accadimanti reali: gli archivi di colpo sono diventati improvvisamente inutili, e con loro i corsi universitario di Storia.

Il sostegno di QAnon a Trump, al contrario, ha scatenato un’ondata di indignazione, al punto che alcuni Ministri del governo Draghi hanno ipotizzato la necessità di creare un “Ministero della Verità”. Esigenza, a detta loro, dettata dalla necessità di fermare l’onda menzognera (sempre il loro parere) che ha contribuito a mettere in dubbio, in gran parte della popolazione, sia l’efficacia indiscutibile del vaccino antiCovid che la necessità di armare l’Ucraina nel nome della Pace.

La proposta purtroppo non è assolutamente inedita, poiché già Mussolini aveva elaborato una soluzione simile ricorrendo al Ministero della Cultura Popolare. In ogni regime è possibile riscontrare l’esistenza di un’istituzione a cui viene affidato il compito di censurare le notizie, e al contempo di organizzare la caccia alle streghe nei riguardi dei dissidenti (la drammatica vicenda di Assange ne è una crudele conferma).

Bertolt Brecht scriveva: “Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”. In questa frase è contenuta la sintesi perfetta di quanto accade nell’Italia, e non solo, di questi ultimi anni. Un Paese in cui nessuno si domanda chi controlla il controllore quando quest’ultimo non dice la verità.

Solo chi è senza macchia può erigersi a censore di coloro che lui stesso definisce bugiardi. Uno Stato pronto ad istituire il Ministero della Verità non può permettersi il lusso di essere a sua volta ingannevole, poiché in tal caso istituirebbe semplicemente un dicastero dedicato alla censura.

Questa guerra si contraddistingue, più delle altre, per la grande quantità di retorica. Ai cittadini russi tocca sentire la loro, e a noi quella passata prima per le mani dell’intelligence ucraina e poi in quelle dei servizi atlantici. Tutte le fonti delle notizie inerenti il conflitto, che riportano i nostri media, sono di Kiev, quindi di parte, e sono le stesse che da settimane narrano una realtà fantastica dove si considera certo che Putin sia vittima di una malattia letale, o di come sia prossima la vittoria di Zelensky.

Al popolo non vanno mai raccontate le vere ragioni di un conflitto armato (espansione economica, dominio geopolitico, interessi delle multinazionali), le quali vengono sostituite da favole ripetute di continuo, sino a diventare per tutti la realtà In questo modo sono stati convinti gli europei sulla bontà dei neonazisti di Azov.

Invece di immaginare nuovi censori basterebbe stimolare dibattiti, confronti reali. Il dialogo, la discussione, anche accesa, svelano soprattutto le trame di chi comanda. La censura è una buona scorciatoia per tutti coloro che temono il confronto. Ricorda ancora Brecht come “di tutte le cose sicure la più certa è il dubbio”, e sempre il dubbio è alla base di qualsiasi reale sistema democratico.

Coloro che invocano “certezze” sono gli stessi che nei loro pensieri più intimi sognano di poter fare tutto quello che vogliono, poiché siedono (volendo continuare a farlo in eterno) sullo scranno più alto e hanno in mano il potere. 

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