CRISI DI GOVERNO

Draghi ha la fiducia. Del Paese

Sono già oltre mille i sindaci che hanno firmato l'appello promosso da Lo Russo e Nardella. E le adesioni continuano ad aumentare. Scendono in campo tutte le articolazioni della società civile: dalle associazioni produttive alle organizzazioni della sanità

Dai sindaci alle associazioni professionali e di categoria, passando per la Cei, la Confindustria e i sindacati. Per scongiurare la crisi di governo scende in campo la “società civile”, con una serie di appelli lanciati sul web e pagine a pagamento sui giornali. Non solo petizioni, ma anche manifestazioni di cittadini che scendono in piazza. A Torino e a Roma si annunciano per domani sit-in di sostegno al presidente del Consiglio Mario Draghi. “Dopo 15 anni di vaffa-day si sveglia l’Italia civile e quel vaffa sta per tornare sui denti di chi lo ha pronunciato. Per la prima volta nella storia della Repubblica il popolo si mobilita per difendere un governo contro i partiti che vorrebbero sloggiarlo e contro chi invoca elezioni anticipate. È la storia che prende la sua vendetta”, nota giustamente Osvaldo Napoli, parlamentare di lungo corso, oggi deputato di Azione.

Tra gli appelli più partecipati, e più discussi, c’è quello dei primi cittadini, firmato al momento da oltre mille fasce tricolori, secondo quanto riferisce il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, di cui si è fatto capofila con il collega di Firenze Dario Nardella: “Con incredulità e preoccupazione assistiamo alla conclamazione della crisi di Governo generata da comportamenti irresponsabili di una parte della maggioranza. Le nostre città, chiamate dopo la pandemia e con la guerra in corso ad uno sforzo inedito per il rilancio economico, la realizzazione delle opere pubbliche indispensabili e la gestione dell'emergenza sociale, non possono permettersi oggi una crisi che significa immobilismo e divisione laddove ora servono azione, credibilità, serietà”. Qualità incarnate finora dal premier: “Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio – continua la lettera –. Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buone ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo”. Le firme in calce al documento rimandano a sindaci di diverso colore politico, da Luigi Brugnaro a Marco Bucci, passando per Roberto Gualtieri e Beppe Sala.

Nonostante questa trasversalità, la presa di posizione ha sollevato le lamentele di Fratelli d’Italia. “Mi chiedo se tutti i cittadini rappresentati da Gualtieri, Sala, Nardella o da altri sindaci e presidenti di Regione che si sono espressi in questo senso, condividano l’appello perché un governo e un Parlamento distanti ormai anni luce dall’Italia reale vadano avanti imperterriti, condannando questa Nazione all’immobilismo solo per garantire lo stipendio dei parlamentari e la sinistra al governo”, attacca Giorgia Meloni. “E, indipendentemente da chi li ha votati, mi chiedo se sia corretto che questi sindaci e governatori che rappresentano tutti i cittadini che amministrano, anche quelli che la pensano diversamente, usino le Istituzioni così, senza pudore, come se fossero sezioni di partito. La mancanza di regole e di buonsenso nella classe dirigente in Italia comincia a fare paura”. Protestano anche i presidenti di Regione eletti con FdI: “Non condividiamo questa iniziativa, lanciata da alcuni colleghi. Un presidente di regione o un sindaco rappresentano anche i cittadini che vogliono andare a votare e non possono permettersi di utilizzare le istituzioni che rappresentano per finalità politiche o, peggio, di partito. Sono forzature che chi ricopre un ruolo istituzionale non può permettersi, né tanto meno promuovere”, spiegano in una nota congiunta i governatori di Abruzzo, Marco Marsilio, delle Marche, Francesco Acquaroli, e della Sicilia, Nello Musumeci.

Schermaglie politiche a parte, sembra crescere nel Paese una sorta di “fiducia civica” verso il governo Draghi. Fanno sentire la loro voce anche le associazioni di categoria. Oggi, su alcuni quotidiani, una pagina a pagamento riportava l’appello di sigle riconducibili al settore della logistica e dei trasporti. “Le tensioni geopolitiche che non accennano a diminuire, le loro conseguenze dirompenti sull’economia internazionale e la necessità di procedere velocemente nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza impongono una necessaria continuità nell’azione di governo, che non può e non deve essere messa a repentaglio. In un momento storico del genere, l’Italia non può restare senza una guida autorevole e sicura come quella del presidente Mario Draghi”. I rappresentanti di un comparto strategico dell’economia “chiedono al presidente del consiglio, Mario Draghi, e al governo di restare in carica e un atto di responsabilità da parte delle forze politiche presenti in parlamento affinché, senza indugi e trattative, esprimano la loro fiducia all’esecutivo permettendogli di continuare a lavorare sui tanti dossier aperti”.

Dai portavoce delle principali professioni sanitarie, dal canto loro, si sottolinea che “per la sanità italiana non è il tempo di una crisi di governo al buio. A nome delle donne e degli uomini delle professioni sanitarie e sociosanitarie rivolgiamo un accorato appello all’unità e alla responsabilità al presidente Draghi, al ministro Speranza, a tutte le forze politiche e sociali, a ogni singolo rappresentante delle Istituzioni. Non è il tempo di lasciare solo chi, da oltre due anni, con competenza e dedizione, combatte in prima linea la battaglia, ancora in corso, contro il Covid-19. Non è il tempo – si legge nel documento – di fermare o rallentare lo sforzo straordinario per rendere più forte e moderno il nostro Servizio sanitario nazionale e per portare avanti riforme e investimenti attesi da anni, di cui potranno beneficiare le persone che hanno bisogno di assistenza e cura. Le ragioni dell’unità nazionale, di uno sforzo comune del nostro Paese, sono rafforzate dalla guerra e dalle sue drammatiche conseguenze economiche e sociali. Fermarsi adesso, far prevalere le ragioni di parte, sarebbe un errore imperdonabile”, concludono.

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