VERSO IL VOTO

"Noi siamo il voto utile all'Italia".
Renzi da solo a caccia del 3%

L'ex premier si prepara alla corsa solitaria. La fedelissima Fregolent provoca: "Calenda ci vuole bene, stringendo l'accordo col Pd ci ha regalato un sacco di voti". Oggi parte la macchina organizzativa e la ricerca di candidati. "Felici se Damilano vorrà essere dei nostri"

“Con oggi si fa definitivamente chiarezza. Chiarezza... Di fatto hanno messo insieme un’alleanza – che noi rispettiamo – dove offrono il diritto di tribuna con una gentilezza squisita, ma che poco ha a che fare con la politica dove si sta insieme se si condividono le idee”. Matteo Renzi, dai microfoni di Radio Leopolda, ribadisce che il suo partito farà gara a sé: “Quasi a cuor leggero posso dire che faremo una battaglia controcorrente. Noi siamo il vero utile”. Il leader di Italia Viva non soffre di solitudine: “Siamo soli? No, siamo coraggiosi”, scandisce dicendosi certo che Italia Viva supererà lo sbarramento del 3%, addirittura “convinto che si può arrivare al 5%”.

“Ci hanno regalato i voti. Evidentemente Calenda ci vuole bene”, afferma con una punta di benevola provocazione Silvia Fregolent, “renzianissima” oggi più che mai, titolo che rivendica con la stessa forza con cui, rispondendo allo Spiffero dalla Camera, rivendica per Italia Viva la vera e unica custodia e interpretazione dell’Agenda Draghi: “Siamo noi i custodi”.

Addirittura, Onorevole Fregolent? 
“Ma certo, l’operazione di Calenda con la sua entrata in coalizione con il Pd non è ad aggiungere, ma a sottrarre. Basta vedere le reazioni sui social. Lui cerca di rispondere a uno a uno, ma la sua decisione è stata presa molto male in chi lo aveva seguito con interesse e fiducia”.

Però anche Enrico Letta e lo stesso Calenda hanno concluso l’accordo proprio sull’Agenda Draghi.
“Sa come ha votato poco fa qui a Montecitorio Nicola Fratoianni, uno della coalizione in cui è entrato Calenda, sull’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato? Ha votato contro. Se questa è l’Agenda Draghi… E poi Calenda forse non ha capito che non siamo più ai tempi della Prima Repubblica”.

Cosa vuol dire?
“Che oggi i social sono una memoria formidabile, ti ricordano anche quel che forse vorresti fosse dimenticato. E Carlo appena un mese fa andava dicendo che saremmo stati noi ad andare con Letta, mentre lui avrebbe fatto un grande progetto centrista riformista, diceva che Di Maio era indigeribile così come Fratoianni. Oggi si allea con loro e quale può essere la reazione di chi ha ancora ben chiare quelle sue affermazioni? Delusione, a dir poco”.

E voi pronti a incassare quei voti che lei dice Azione perderà mettendosi col Pd.
“Col Pd, ma anche con quei Cinquestelle usciti dalla porta e rientrati dalla finestra come Di Maio”.

La speranza è l’ultima a morire, anche per Italia Viva, però i sondaggi vi danno inchiodati al di sotto della soglia di sbarramento. Matteo Renzi dice “dammi il cinque”, ma adesso lei non dica che ve lo darà proprio Calenda con il suo abbraccio col Pd?
“Invece sarà anche così. Si, sì, ce lo dà anche Carlo il cinque. O meglio, ce lo daranno coloro che credono in un centro riformista e si sono visti l’ex ministro cambiare rotta, tradendo le loro aspettative”.

L’ha sorpresa l’accordo?
“Ma no, eravamo già preparati. Carlo ci ha abituati a dire tutto e il contrario di tutto nel giro di poche ore. La lettera che ha mandato a Letta sapeva di finto come il biondo dei miei capelli”. 

Però Italia Viva ci ha provato a fare un’alleanza con lui per un centro riformista, liberale. Impossibile mettere insieme Calenda e Renzi, è questo il punto? 
“Stavolta non si può dare la colpa al carattere di Matteo. Lui era addirittura disposto a fare un passo indietro e lo aveva detto a Calenda: se tu vuoi fare questa cosa, io sono anche disposto a non candidarmi. Poi è ovvio che Carlo sa benissimo che un Renzi anche fuori dal Parlamento gli mangerebbe la pastasciutta in testa. Uno è un leader, l’altro no”.

Con un’ipotesi del genere ha preferito andare col Pd. Avrà temuto un Carlo stai sereno?
“Ha fatto un’operazione prettamente di poltrona, ha preferito addirittura perdere seggi rispetto a quelli che avrebbe potuto conquistare”.

Pensa che presentarvi come gli interpreti autentici dell’Agenda Draghi vi farà aumentare consensi rispetto a quelli che vi sono atttribuiti oggi?
“Noi non siamo solo coloro che interpretano veramente l’Agenda, ma siamo anche quelli che hanno mandato a casa Giuseppe Conte e portato a Palazzo Chigi Mario Draghi. Calenda è andato in un’accozzaglia dove ci sono quelli che non hanno votato la fiducia al premier. La differenza è chiara. Essere rimasti coerenti con le nostre idee ci premierà, ne sonco convinta”.

Il tempo per preparare le liste è poco, a che punto siete?
“Domani sera (oggi per chi legge, ndr) abbiamo un incontro con Matteo proprio sulle liste. Ci sono persone della società civile interessate e pronte a darci una mano”.

Paolo Damilano sarà uno dei vostri candidati?
“Con Paolo ho un rapporto di amicizia, semmai volesse fare un percorso con noi ne sarei molto felice, perché è una persona di valore e la scelta di lasciare il centrodestra gliela augurai in campagna elettorale”.

Il sindaco Stefano Lo Russo, ma anche esponenti del partito come Daniele Valle e Marcello Mazzù, hanno esortato il Pd a seguire il modello Torino, pensa gli daranno retta? 
“Purtroppo no e questo è già evidente. Il modello che ha portato al successo di Lo Russo era un Pd a trazione riformista, dove alcune anime di sinistra erano fortemente controbilanciate da una lista civica del sindaco, che aveva vinto rispetto alla linea della segreteria che inseguiva un accordo con i Cinquestelle. Oggi il Pd non è così. Se ci fosse stato il modello Torino noi avremmo aderito alla coalizione e avremmo dato il nostro apporto. Ma quello di Letta non è per nulla il Pd modello Torino”.

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