VERSO IL VOTO

Azione e reazione uguale e contraria, ancora tensioni nel centrosinistra

Chiuso l'accordo con Calenda si apre la faglia di Fratoianni e Verdi. La tela di Penelope Letta va continuamente rammendata. I due alleati hanno (nei sondaggi) lo stesso peso ma c'è una disparità nella distribuzione dei collegi uninominali

Tirare in ballo la fisica forse è un’esagerazione però oggi possiamo dire che nel centrosinistra ad Azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Chiusa la vicenda Calenda, per Enrico Letta si apre quella con il versante sinistro della coalizione. L’appuntamento in agenda – fissato alle 15 al Nazareno – con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli è saltato. “Nessuna rottura e nessuna porta sbattuta. L’incontro con Letta è solo rinviato perché prima dobbiamo fare un punto interno nostro”, spiegano dalle parti dei Verdi. 

Un rinvio richiesto “alla luce delle novità politiche emerse nella giornata di ieri”. Ovvero il patto siglato da Pd, Azione e Più Europa. “Un accordo bilaterale e del tutto squilibrato”, si sottolinea. Che farebbe pendere più dalla parte centrista, il baricentro della coalizione. Sia sui punti di programma sia sull’intesa elettorale raggiunta da Letta e Calenda che prevede il 70% dei collegi per il Pd e il 30% per i centristi. “Per noi vengono sempre prima i temi e le nostre battaglie. Noi non parliamo di posti o collegi. Certo però per portare avanti quelle battaglie in Parlamento servono anche le persone per farlo...”, è il ragionamento che cerca di nascondere, ammantandole sotto la coltre dei principi ideali, le reali intenzioni.

Quindi bene l’intesa sui collegi ovvero il passo indietro da parte di tutti i leader, segretari e personalità “divisive”, però “ci sono personalità della società civile” che possono rappresentare pienamente le istanze dei rossoverdi. E il riferimento è a candidature nei collegi uninominali. Serve insomma un “riequilibrio”. Del resto, sondaggi alla mano, attualmente il “peso” di Azione-Più Europa e quello di Si-Verdi non sono così distanti. Le percentuali dei rossoverdi li attestano sopra il 4%. Tanto che Youtrend avverte via twitter: “Se Sinistra Italiana e Verdi uscissero dalla coalizione, il centrosinistra potrebbe perdere più o meno gli stessi collegi che avrebbe perso senza accordo con Calenda”. E nei calcoli di Lorenzo Pregliasco i seggi persi, in caso di mancata intesa con Azione, sarebbero stati circa 16. Una previsione, va detto, che non trova concordi altri analisti secondo i quali, invece, l’apporto degli alleati sugli uninominali sarebbe piuttosto marginale in una competizione andrà via via sempre più polarizzandosi.

Intanto, Sinistra Italiana e Verdi fanno sapere di registrare “un profondo disagio nel paese e in particolare nel complesso dell’elettorato di centro-sinistra che ha a cuore la difesa della democrazia, la giustizia climatica e sociale. Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore”. E da parte sua Carlo Calenda non agevola il lavoro di tessitura. Oggi in tv a chi gli chiedeva un commento sul fatto che Fratoianni avesse detto di non condividere l’agenda Draghi, il leader di Azione ha risposto così: “Va chiesto a Letta, il programma l’ha firmato lui. Se Fratoianni non ci si trova è un problema suo. Io ho firmato un accordo con il Pd, il mio interlocutore è Letta. Se Fratoianni non condivide l’agenda Draghi – ha aggiunto l’ex ministro – deve rispondere ai suoi elettori del perché sta in una coalizione che condivide l’agenda Draghi. È un problema suo, non mio”. E tanto per non lasciare spazio a dubbi ha concluso: “Non un nostro voto deve andare a gente come Di Maio e Fratoianni”.

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