VERSO IL VOTO

A destra quelli fuori di Meloni

Sono contro i vaccini, il green pass, l'Unione europea e Draghi. Vogliono l'uscita dell'Italia dalla Nato. Puntano a rosicchiare seggi ai danni di Fratelli d'Italia e Lega. La strana coppia Adinolfi-Di Stefano e l'ex direttore della Padania (e fuoriuscito dai 5 Stelle) Paragone

Qualcosa si muove a destra del centrodestra. Piccole realtà politiche che potrebbe essere determinanti nei collegi incerti o contendibili. Una di queste è il Popolo della Famiglia, partito nato nel 2015 per volontà del giornalista e blogger Mario Adinolfi, uno tra i promotori del secondo e terzo Family Day, indetti contro la legge sulle unioni civili che fu promossa e approvata dal governo Renzi. Adinolfi, che ha iniziato la sua carriera politica tra le fila di una Democrazia Cristiana in declino, è stato tra i fondatori del Pd, partito di cui fu deputato per un brevissimo periodo. Oggi, “forte” anche dello 0,7% ottenuto cinque anni fa in completa solitudine, riprova a rientrare in Parlamento con lista Alternativa per l’Italia avendo come alleato Simone Di Stefano, ex leader di CasaPound e attualmente fondatore di Exit.

«La scritta “no green pass” che sormonta il nome del simbolo spiega il territorio dell’incontro tra i due leader, che alle elezioni politiche del 2018 sfiorarono i 600mila voti complessivi», racconta Adinolfi parlando con lo Spiffero. Tale risultato stupì non poco gli osservatori «che – rivendica con orgoglio – scrissero che almeno trenta seggi saltarono per il centrodestra per via del fatto che Adinolfi con il Popolo della Famiglia e Di Stefano allora con CasaPound rifiutarono qualsiasi intesa con la triade Berlusconi-Meloni-Salvini». Ora unificati dalle battaglie nelle piazze contro il lasciapassare verde, Adinolfi e Di Stefano è il solo “consolato” alla guida di un cartello elettorale e sono entrambi l’unica coppia di capi politici non vaccinati. I sondaggi li piazzano tra l’uno e il due per cento. Adinolfi prosegue: «Nel 2018 prendemmo l’1.6% ed entrambi raccogliemmo le firme per presentarci in tutti i collegi d’Italia. Simone e io siamo i soli ad avere già fatto quell’esperienza e sappiamo come si fa». Mentre gli altri faticheranno per presentare le proprie liste, Adinolfi e Di Stefano scommettono che Alternativa per l’Italia invece sarà presente ovunque e, dunque, può puntare «non solo a superare lo sbarramento del 3%, ma – conclude con una serafica sicurezza – a quel 5% che i sondaggi descrivono come nostro potenziale al 25 settembre».

Un altro cartello elettorale che punta a superare la soglia di sbarramento prevista dal Rosatellum è quello costituito da Italexit di Gianluigi Paragone anche all'ultimo è salta l'alleanza con gli ex grillini di Alternativa, ossia i 17 pentastellati fuoriusciti dal M5s per non aver votato la fiducia al governo Draghi. Pur dichiarandosi antisistema e, quindi, avversari di entrambe le coalizioni, secondo tutti gli osservatori, Paragone toglierà voti soprattutto al centrodestra. Il bacino di riferimento è l’elettorato antidraghiano, ma anche No vax tant’è che nelle loro liste dovrebbero trovare spazio anche l’ex portuale Stefano Puzzer e Alessandra Schilirò, vice questore di Roma diventata famosa per le sue posizioni no green-pass. «Valiamo tra il 2,8 e il 3,5», ha assicurato Paragone, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’accordo tenutasi l’altro ieri alla Camera dei Deputati in cui ha annunciato: «La prima cosa da fare è aprire un tavolo per uscire dall’Europa e dalla Nato». La sfida per sottrarre i voti al centrodestra è appena cominciata...

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