VERSO IL VOTO

Toti gela tutti: "A noi solo 4 collegi"

Il governatore ligure e leader di Italia al centro scrive ai suoi per cercare di placare la delusione. E lo fa con toni piuttosto decisi improntati alla realpolitik: "Siamo una star-up, prendiamo esempio dai Fratelli d'Italia". La delusione di Berutti e Damilano

Delusione e malcontento tra le fila di Italia al Centro. È Giovanni Toti a tentare di placare gli animi scrivendo personalmente ai suoi parlamentari e dirigenti. “Cari amici, scrivo qui per i molti che mi stanno cercando in queste ore e leggendo un clima di nervosismo direi non coerente alla situazione, che tutti dovrebbero avere per presente, specie se dirigenti di partito”, premette il presidente della Liguria, conscio del fatto che le trattative le candidature nei collegi uninominali non stanno prendendo la piega sperata.   “So che tutti oggi invidiano chi milita in un partito come Fratelli di Italia. Forse non tutti ricordano che quel partito debuttò all’1,4% e che per ben due volte non elesse che un pugno di parlamentari e nessun parlamentare europeo”, ricorda Toti, invitando i suoi compagni di partito a evitare di perdere tempo in telefonate e strategie e puntare tutte le proprie energie nella campagna elettorale.

Il leader di Italia al Centro mette in guardia chi pensa che in un movimento politico vi possano essere “dei diritti acquisiti”. Quel che paga è “solo l’entusiasmo della militanza e della appartenenza”, spiega Toti che, nel suo lungo messaggio, rimarca il paragone tra la sua nuova formazione politica (che descrive come una start-up) e il “primo Fratelli d'Italia”, un partito che ha avuto una classe dirigente che ha lottato per un decennio “anche se non aveva nulla in cambio nell’immediato”.

Alla luce di tutto questo, Toti annuncia che Italia al Centro avrà collegi, un numero che ai suoi militanti può sembrare esiguo, ma che è “coerente al fatto che, senza un accordo politico, neppure avremmo potuto presentarci alle elezioni”. E, di fronte all’impossibilità di raccogliere le firme in venti giorni, in pieno agosto, per tentare la corsa in solitaria, ammette: “Mi sarebbe piaciuto averne di più per i nostri parlamentari uscenti, per gli uomini macchina che si sono impegnati in questi anni. Ma tant’è. È un numero coerente per un debutto assoluto, quale è il nostro. E d’altra parte se avessimo fatto scelte diverse, la legge elettorale non ci avrebbe consegnato neppure un collegio”.

Di questi quattro seggi uno al coordinatore nazionale, il senatore Gaetano Quagliariello “per – scrive Toti - ruolo e impegno profuso in questi anni nelle molte tornate elettorali”, mentre un altro andrà al capo delegazione alla Camera, Marco Marin “che rappresentava 7 parlamentari della nostra componente, di cui nessun altro avrà un collegio”. Gli altri due spetteranno alla Liguria “che – ricorda ancora Toti nel suo messaggio WhatsApp – pesa il primo gruppo consiliare della regione con 9 membri e il 25% dei consensi, 3 assessori regionali, 2 parlamentari uscenti, almeno 50 sindaci e centinaia di amministratori”. Questi ultimi due, secondo il leader della formazione centrista, non sono nemmeno da ritenersi sicuri perché Toti considera ancora la Liguria come “una regione di tradizione rossa”. Una sorta di excusatio non petita per, poi, precisare che i criteri scelti “sono sempre discutibili, possono lasciare l’amaro in bocca a qualcuno, ma non sono frutto di arbitrio, di privilegio, o peggio di nepotismo amicale”.

Niente da fare, ad esempio per il senatore tortonese Massimo Berutti (che pare abbia avuto un match con Toti dai toni piuttosto accesi) e neppure per l’aspirante parlamentare Paolo Damilano che pure partecipò a Roma all’assemblea nazionale di Toti e Marco Bucci. “Chi mi conosce sa che neppure per la mia famiglia o per gli amici più cari ho abdicato al criterio della politica, che mi suggerisce queste scelte”, ma poi lascia aperta la possibilità di sfruttare “altre piccole opportunità” che si dovessero creare, ma sempre con lo stesso criterio.

“Ma – avverte – un partito non campa di qualche collegio dato dalla coalizione per accordo politico”. E questo è il motivo per cui “stiamo lavorando (non senza sacrificio anche personale) per mettere insieme una lista dei moderati che sulla carta ha chance di superare il 3% e accedere al riparto”. Il problema è che la “quarta gamba” del centrodestra è composta da 3-4 partiti (Italia al Centro, Noi con l’Italia, Coraggio Italia e Udc) che valgono ognuno un punto percentuale. E questo Toti lo spiega con accurata precisione e freddezza: “D’altra parte se non valiamo in 3/4 formazioni politiche almeno un punto a testa, faremmo bene a restituire anche i collegi che abbiamo per decenza e chiederci dove abbiamo sbagliato, io per primo e voi subito dopo”. Toti conclude la sua comunicazione con una sorta di messaggio motivazionale, spronando i militanti e i dirigenti di Italia al Centro a dimostrare “quanto valgono e giocarsi la propria occasione” nei collegi proporzionali. “Chi ritiene che il risultato sia fuori portata credo abbia sbagliato luogo e impegno. Ma sono certo che ce la faremo”, conclude Toti che considera terminato “il tempo della prettattica” e sempre più vicino e stringente quello della campagna elettorale.

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