VERSO IL VOTO

Lotta fino all'ultimo voto:
barricate Pd nelle barriere

Solo un collegio è blindato, tre sono "contendibili". Così il centrosinistra prova a difendere Torino dall'assedio di Meloni e Salvini. I fattori determinanti: astensione, solidità del Terzo polo e l'"effetto Appendino" sul M5s

Lo spettro più inquietante per il centrosinistra ha le sembianze di un cappotto, quello che Pd e alleati potrebbero subire a Torino nei collegi uninominali perdendone 14 su 15.  Insomma, una Caporetto. “non è vero, sono almeno tre i collegi in cui siamo competitivi e dove, anzi, partiamo in leggero vantaggio” assicurano i dem. Proprio il capoluogo, dati alla mano, sperano possa rivelarsi l’argine a una destra che già nel 2018 aveva fatto incetta di voti ed eletti. Il collegio del Centro e dell’area Sud della città è blindato e Andrea Giorgis spera che Enrico Letta lo confermi lì, ma è un posto ambito anche da altri. Poi ci sono altri tre collegi “contendibili”: due alla Camera e uno al Senato. Il secondo di Torino tiene insieme due circoscrizioni – la 3 e la 4 – in cui il centrosinistra è nettamente avanti secondo i dati di tutte le ultime elezioni, e altre due – la 5 e la 6, che costituiscono la periferia Nord – in cui più forti sono Fratelli d’Italia e Lega, come dimostrato anche alle recenti amministrative, in cui la coalizione del sindaco Stefano Lo Russo proprio tra Barriera di Milano e Aurora si è arresa al centrodestra.

Alle politiche di quattro anni orsono l’alleanza tra FdI, Lega e Forza Italia arrivò al 33,63%, Pd e Più Europa raggiunsero il 29,2% e Leu, che allora non era in coalizione, strappò il 4,8%. È un testa a testa in cui saranno determinanti i 60mila voti che nel 2018 andarono al M5s, forte allora del 25,6%. Cosa è cambiato in poco meno di un lustro? Che un pezzo del mondo pentastellato, quello capeggiato da Luigi Di Maio, si è spostato con il Pd (per quanto al momento i sondaggi fatichino anche solo a rilevare lo zatterone con cui il ministro degli Esteri ha traghettato i suoi seguaci sui lidi democratici); che la sinistra – prima era Leu ora è la lista rosso-verde di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli – questa volta è alleata coi dem e che, almeno stando alle rilevazioni, a livello nazionale il partito di Letta pare possa contare su tre o quattro punti in più rispetto al 19% racimolato da Matteo Renzi nel 2018. Il centrodestra, intanto, ha guadagnato 8 punti in quattro anni e finora i voti in uscita da Lega e Forza Italia sono stati intercettati da Giorgia Meloni

In questo contesto resta da capire quante persone andranno ai seggi, ben sapendo che un'alta astensione potrebbe favorire le forze più radicate e un elettorato più motivato, a partire dal Pd, quanto può erodere (e soprattutto a chi) il neonato Terzo polo di Italia viva e Azione e quanto può influire la candidatura dell'ex sindaca Chiara Appendino nel proporzionale con i Cinquestelle. Se si tiene conto delle ultime amministrative, che pure hanno un sistema elettorale differente e logiche tipicamente territoriali, il centrosinistra parte in vantaggio in tutti e tre i territori contesi, ma con un voto quasi esclusivamente d'opinione il rischio di uno sfondamento della destra è concreto.

Altro collegio da tenere d’occhio è quello dell’area Nord-Ovest della provincia torinese, dove il Pd amministra città importanti quali Grugliasco, Collegno e Settimo Torinese e ha perso per un pugno di voti Rivoli e Venaria Reale. La partita è aperta anche se quattro anni fa in un territorio simile, poi mutato per via della rivisitazione dei collegi in seguito alla riduzione del numero dei parlamentari, vinse il Movimento 5 stelle con Celeste D’Arrando (34%) che ebbe la meglio sulla candidata della Lega Sara Zambaia (31,3%) e sul dem Umberto D’Ottavio (26,9%). Anche in questo caso pesò il 5% di Leu, che candidava l’ex sindaca di Collegno Silvana Accossato. Va tenuto conto anche qui di un centrosinistra complessivamente più forte grazie alla ricomposizione con l’ala progressista e della riduzione a un terzo dell’elettorato pentastellato, che nella cintura rossa torinese aveva attinto in gran parte dal bacino elettorale di sinistra. Insomma, anche in questo caso sarà testa a testa, considerando che Letta e alleati potrebbero contare su un piccolo valore aggiunto caratterizzato dalla candidatura di un sindaco che ha appena concluso il suo secondo mandato a Grugliasco, come Roberto Montà, indicato da tutti i primi cittadini dem del collegio.

Infine, il terzo collegio in cui la formazione di Letta se la gioca è quello senatoriale di Torino. È vero che qui il centrosinistra, guidato da Mauro Laus, nel 2018 vinse per soli mille voti, ma in un territorio che copre l’intero capoluogo, appena riconquistato dal Pd con Lo Russo, il successo della destra sarebbe uno smacco inatteso.

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