Non basta vincere per governare

Qualche giorno fa il prof. Carlo Lottieri, studioso di dottrina politica e uno dei principali esponenti italiani del pensiero libertario, ha scritto un articolo (Non basta vincere per riuscire a governare) interessante in questo periodo elettorale. La tesi dello studioso è che nelle moderne liberaldemocrazie la vittoria nelle elezioni non è sufficiente per governare un paese, perché ci sarebbero altre forze con cui fare i conti. La prima di queste è l’opinione pubblica e quindi tutto l’apparato dei mass media che condiziona pesantemente l’operato di un governo a volte tanto da poterne decretare la caduta. Altri elementi evidenziati sono la politica monetaria non più nazionale, ma europea demandata alla Bce che per uno stato indebitato come l’Italia diventa elemento importate, il ruolo del presidente della repubblica passato dal ruolo di notaio delle decisioni del parlamento a ruolo attivo determinando maggioranze ed elezioni ed infine il ruolo sempre più incisivo dello stato nella vita economica. I profitti delle grandi aziende pubbliche e private possono dipendere dalle decisioni statali, come è ben evidente in questo periodo con la legge sugli extraprofitti e di conseguenza gli attori economici cercheranno di fare pressioni sul governo e il parlamento anche sfruttando la proprietà o la capacità di influenzare i grandi mass media.

Altro aspetto importante rilevato nell’articolo è il contesto internazionale con le sue alleanze e trattati commerciali. L’Italia fa parte dell’Unione Europea e della Nato e non può prescindere dal rapportarsi con queste istituzioni. Inoltre essendo un’economia che trasforma materie prime in prodotti finiti che esporta in tutto il mondo non può trascurare i rapporti con i suoi partner commerciali. Tutti questi vincoli imporrebbero che chiunque vada al governo oltre ad avere i voti per le maggioranze parlamentari abbia costruito solide relazioni con tutti quegli attori che possono rendere facile o difficile la vita del governo e questo spiega perché nel tempo è stato possibile che partiti di opposizione siano potuti giungere al governo del paese nonostante la sconfitta elettorale.

Approfondiamo un paio di aspetti quali il ruolo della spesa pubblica e dell’apparato dello stato. Negli stati moderni la spesa pubblica si è enormemente espansa facendo nascere interessi sempre più importanti. Si pensi ai ruoli dei fornitori dello stato, la cui sicurezza economica dipende dalla spesa pubblica, e a quanti dipendenti di queste aziende dipendono dallo stato. I fornitori più grandi avranno migliaia di dipendenti e ovviamente eserciteranno una pressione sul governo per indirizzare la spesa in una certa direzione facendo leva sul rischio di licenziamento di tanti dipendenti e le ripercussioni sull’opinione pubblica.

Attore sempre più importante nelle dinamiche statuali moderne è la burocrazia con la sua pletora di dipendenti pubblici sempre più numerosa. La prima evidenza è il tentativo delle forze politiche di accaparrarsi i voti dei dipendenti come sta cercando di fare in questa campagna elettorale chi promette gli aumenti agli insegnanti. Questo è il primo aspetto non trascurabile, ma l’altro aspetto più determinante è che l’espansione dell’apparato statale trasforma la burocrazia da strumento del potere politico a potere autonomo con cui la politica deve scendere a compromessi. Se una decisione politica non viene messa in pratica dalla burocrazia, rimane lettera morta e lì risiede il potere della macchina statale che non direttamente, ma tramite ostruzionismo può bloccare le decisioni politiche.

La complessità della società moderna, ma soprattutto della legislazione e dell’organizzazione statale con miriadi di leggi, regolamenti, commi, ecc. pone spesso il politico alla mercé dei tecnici dei ministeri che diventano veri deus ex-machina con il potere di fare e disfare le decisioni politiche. Il caso recente è il tentativo di togliere il tetto degli stipendi dei dirigenti pubblici, fortunatamente rimesso a posto grazie alla pubblicità fatta da giornali e tv. La burocrazia espandendosi passa da strumento a potere, primo perché i dipendenti votano e secondo perché dovendo attuare le politiche del governo può decidere se favorirle o ostacolare e tale potere deriva proprio dal fatto di essere sempre più grande e complessa. Si possono licenziare qualche migliaio di dipendenti, ma non si può licenziare un milione di dipendenti. Alla fine lo Stato rischia di lavorare più per mantenere la burocrazia che per aiutare i cittadini. 

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