RETROSCENA

Cirio tentato dal bis in Regione, ma prima un rimpasto di giunta

Si fa più insistente il pressing sul governatore perché si ricandidi. Lui depista e osserva le mosse di alleati e potenziali concorrenti. Intanto fa sapere che, soprattutto nell'eventualità di un secondo mandato, vorrebbe mettere mano già alla squadra uscente

Nessuno si aspetta che lunedì o martedì ad urne ancora calde Alberto Cirio annunci che cosa ha deciso per il suo futuro e, dunque, innanzitutto sciolga la riserva sulla sua ricandidatura a presidente della Regione nel 2024. Tuttavia, non si dovranno aspettare mesi per conoscere le intenzioni del governatore, il quale sollecitato sulla questione già tempo addietro aveva rinviato proprio a dopo le elezioni politiche la sua decisione. Lo scorso giugno aveva spiegato di essere “concentrato sul mio lavoro, cercando di farlo al meglio” e spinto la scelta più avanti, poiché “una valutazione complessiva si potrà fare solo dopo le elezioni politiche”; ma allora il calendario poneva ancora le urne nazionali nella primavera dell’anno prossimo. Il voto anticipato potrebbe invece restringere i tempi allora ipotizzati, imponendo un’accelerazione.

La domanda resta sempre la stessa: Cirio ha già deciso cosa farà alla fine del suo mandato in Regione? Se lo chiedono in molti, anche a fronte di risposte diverse che lo stesso presidente fornisce ai suoi interlocutori che escono dai colloqui con lui ognuno con la propria convinzione: chi certo che abbia deciso di lasciare a fine mandato per rientrare al parlamento europeo, chi sicuro di aver colto la disponibilità al bis. Che sia tattica per sviare le reali intenzioni o irresolutezza poco importa: il disorientamento serve a prendere tempo, lascia tutti col fiato sospeso, pone Cirio in una posizione di vantaggio e, soprattutto, gli consente di porre lui le condizioni.

Ieri, intervistato dall’agenzia Dire, il coordinatore regionale di Forza Italia Paolo Zangrillo si è spinto non poco (forse troppo) avanti asserendo che “se andremo fino alla fine della legislatura regionale in continuità con quanto fatto fino ad oggi, con una gestione collegiale molto coesa, con una giunta che ha lavorato insieme non ci saranno problemi a ribadire la candidatura di Alberto”, aggiungendo però che “bisognerà chiedergli se lui avrà voglia di farlo o avrà voglia di fare dell’altro, perché Alberto è una persona ambiziosa e merita anche di avere altre opportunità. Però – ha proseguito il deputato di Moncalieri il cui principale merito è quello di essere fratello del medico personale di Silvio Berlusconi – nel caso in cui, come io auspico, Alberto abbia voglia di ribadire questa esperienza non credo ci saranno problemi a trovare l’accordo anche con gli altri alleati”. Sarà pure in ballo l’ambizione, come afferma Zangrillo, ma anche una consapevolezza: quella che per Cirio è oggi il momento più opportuno per mettere a frutto l’esperienza al governo del Piemonte e massimizzare la popolarità (e il gradimento) di cui indubbiamente gode. “Se decidesse di candidarsi ora – confida un alleato di peso ­– andrebbe in Europa con una valanga di preferenze”. Tra cinque anni non è affatto detto. Per non dire dello stato comatoso del suo partito e pure della cattiva salute della Lega. Insomma, il rischio è di vedersi passare sotto il naso l’ultimo treno per Bruxelles.

I motivi per alimentare la tentazione di un ritorno ci sono. Di converso, c’è anche la consapevolezza del ruolo che ricopre dal 2019, attraversando il complicatissimo e lungo periodo della pandemia con impegno e capacità, e la necessità del centrodestra di non privarsi di una delle poche figure note fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. “Alla fine gli impediranno di sfilarsi”, ­vaticina un avversario politico consapevole che con lui in campo per il centrosinistra la partita è al limite dell’impossibile.

E forse c’è anche questo elemento tra le ragioni che porterebbero Cirio a porre l’accento su una questione “sfuggita” in alcuni ragionamenti fatti con i suoi interlocutori politici. Il governatore potrebbe vincolare la sua eventuale ricandidatura già da subito, quindi nel giro di mesi, a un rimescolamento dell’attuale giunta. Tradotto: se dovesse imboccare la strada verso un secondo mandato, non concluderebbe il primo con la stessa squadra con cui lo aveva incominciato. Un segnale alle forze della coalizione, ma anche una evidente rivendicazione di una maggiore libertà nella scelta degli assessori in vista di quel che si troverebbe di fronte nel 2024 nel caso in cui dovesse apprestarsi a guidare per altri cinque anni il Piemonte. Sarà questo il futuro di Cirio? La domanda per ora, ma non per molto, resta senza risposta. Così come l’interrogativo che grava sulla imperscrutabilità delle sue intenzioni. Strategia o, come non va affatto escluso, il governatore davvero non ha ancora deciso? Non poco potrà dipendere dall’esito delle elezioni di domenica.

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