RETROSCENA

Cirio ostaggio della sua popolarità: "Troppo forte si deve ricandidare"

Il pacchetto di consensi personali del governatore potrebbe diventare una gabbia. Lui accarezza l'idea di un ritorno a Strasburgo, ma il centrodestra è orientato a imporgli un altro giro in Piemonte. A meno che Meloni abbia altri piani

Con i numeri usciti l’altra notte dalle urne la corsa verso le regionali piemontesi del 2024, per il centrodestra sarebbe poco più che una tranquilla passeggiata. Una riedizione del successo che ha portato Alberto Cirio a sconfiggere l’uscente Sergio Chiamparino, con una curiosa coincidenza dei numeri.

Tre anni fa la coalizione di centrodestra raggiunse percentuali addirittura superiori a quelle sancite dal voto di domenica. I partiti a sostegno di Cirio arrivarono al 53,55%, oltre tre punti in più rispetto al 53,07 ottenuto alle ultime politiche da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Guardando ai numeri del 2019 c'e un altro dato che potrebbe risultare interessante in vista di una decisione attesa per le prossime settimane, ovvero la scelta che Cirio farà per il suo futuro: ripresentarsi per un secondo mandato in Piazza Castello, oppure puntare a un ritorno sui banchi del Parlamento Europeo. Quel numero, 63mila, sono i voti che vennero assegnati direttamente al candidato alla presidenza: un valore aggiunto che per Cirio, oggi, potrebbe rappresentare una possibile gabbia in cui il centrodestra potrebbe “chiudere” il governatore impedendogli o comunque rendendogli assai più difficile il volo verso Strasburgo, nel caso egli avesse in animo di spiccarlo.Una dote preziosa, quel pacchetto di consensi personali che è lecito immaginare sia cresciuto in questi tre anni. Preziosa, ancor più alla luce dei mutati, meglio dire stravolti, pesi all’interno della coalizione dopo l’esito delle elezioni politiche e dell’influenza che inevitabilmente avrà il futuro Governo guidato da Giorgia Meloni anche sulla politica regionale.

E dunque, la decisione annunciata da Cirio per “dopo le elezioni” sarà inevitabilmente condizionata anche da questi fattori, incominciando proprio dal suo peso personale nonché dall’indiscussa capacità di raccogliere consenso in una campagna elettorale che non ha mai smesso di fare dal giorno della sua elezione. È lui l'asso nella manica di un centrodestra che, per tenerlo in Piemonte, non dovrà far altro che negargli un posto in lista alle Europee. Fininirà così? Il governatore, per il momento, fa buon viso ed esulta di fronte al trionfo di Fratelli d'Italia pur sapendo come l'exploit dei meloniani potrebbe rendere ancor più periglioso il suo cammino in quest'ultimo anno e mezzo di legislatura. “Sono molto contento perché il centrodestra ha vinto bene, con una maggioranza solida sia alla Camera sia al Senato che garantirà un governo stabile e duraturo. Il mio partito poi, Forza Italia, ha tenuto oltre le più rosee aspettative e in Piemonte ha avuto un risultato tra i migliori d’Italia: credo questo sia anche un po’ merito del lavoro che con serietà, passione e impegno stiamo facendo in Regione”.

C’è però anche da tenere conto di un altro fattore. E cioè che con i mutati rapporti di forza nel centrodestra Fratelli d’Italia potrebbe rivendicare la presidenza di una regione importante e non è un mistero che in questi mesi si sia già parlato spesso  dell’assessora Elena Chiorino, candidata ma non eletta in Parlamento. Biellese e fedelissima del colonnello meloniano Andrea Delmastro, la titolare dell'assessorato all'Istruzione potrebbe essere la carta di FdI per conquistare la prima grande regione del Nord Italia. Quanto a Cirio la sua decisione la prenderà, come annunciato, condividendola con la coalizione. Nell’incontro con i vertici dell’alleanza il governatore, annusando l’aria, darà la sua disponibilità o si terrà ancora per un po’ le mani libere per capire se, alla luce della tenuta di Forza Italia, un suo ritorno in Europa sia più che possibile?

Intanto è tornato in Consiglio regionale il testo su “Allontanamento zero”, disegno di legge della Lega sui minori contro il quale le minoranze e in particolare il Pd annunciano la ripresa della battaglia. Già lì si potranno, forse, notare gli effetti dell’esito elettorale, sia nella maggioranza sia nell’opposizione. Ma saranno nomine importanti che si annunciano nelle prossime settimane e mesi nel sottogoverno regionale, a rendere evidente il cambiamento e le non escludibili tensioni tra FdI e Lega. Tensioni che fino ad ora Cirio ha saputo gestire con abilità o, se del caso, con la consumata strategia dell’opossum. Anche questa una dote da mettere nel novero per una ricandidatura alla guida di un’alleanza, ancor più forte rispetto al 2019, ma con pesi al suo interno molto diversi rispetto ad allora.

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