Il nucleare non è un tabù

Che cosa può diventare l’industria a Torino? Tanti operai come nel novecento fordista oppure una miscela di competenze e conoscenze diverse? Certamente occorre sempre avere una base anche di lavoro, anche manuale, ma l’industria va vissuta come diversificazione e facendo emergere le eccellenze dove la ricerca e la progettazione siano l’inizio di una filiera che può diventare anche produttiva o generare un indotto.

Due casi specifici ma legati tra di loro da un denominatore comune, la transizione energetica, dove l’elettrico non può essere il solo punto di approdo, come non possono esserlo le fonti energetiche naturali tipo il sole e il vento.

Il primo: Fpt ha presentato un nuovo motore per veicoli industriali e pesanti (siamo un paese ad altissima densità di logistica e trasporto su ruota gommata) che ha tra le sue peculiarità quella di “digerire” gasolio e gas naturale. Quindi anche il biometano, l’idrogeno e i carburanti rinnovabili come l’hvo e affini. L’hvo è un carburante sostenibile contenente il 100% di componente biogenica, prodotto in larga misura da materie prime di scarto, residui e rifiuti che derivano da processi di trasformazione di prodotti vegetali o da colture non in competizione con la filiera alimentare.  Il Piemonte è una terra in cui c’è una fiorente economia legata all’allevamento e il biogas e biometano da allevamenti può essere una filiera da sviluppare che coniugherebbe crescita dell’agricoltura sostenibile (a meno che alcuni ambientalisti radical non vogliano impedire agli animali di svolgere alcune funzioni fisiologiche!) con l’industria del veicolo e dei carburanti; su questo anche i carburanti hvo legano insieme industria alimentare ed energie alternative. Quindi un nuovo concept motoristico che con alcune modifiche può alimentarsi di varie fonti di carburante diventa una soluzione in cui possono integrarsi filiere molto diverse tra loro. Serve un sistema energia del Piemonte in cui si mettano in rete e in connessione tutte queste realtà che oggi viaggiano per conto loro. Si creerebbe più mercato, più interscambio di conoscenze tecnologiche, sicuramente posti di lavoro.

Il secondo: il fondatore della Newcleo, Buono, in un’intervista, alla domanda che cosa manca per il nucleare risponde: “niente, manca solo industriale”.  La Newcleo punta a costruire reattori nucleari di quarta generazione, piccoli, che assorbono le scorie e i rifiuti delle centrali tradizionali come un nuovo tipo di combustibile. “Grazie a questo processo inoltre non c'è più la necessità di scavare miniere per estrarre l'uranio dal suolo e quindi di non fare più le miniere. Inoltre, eliminando il rischio chimico, questi sono i reattori più sicuri che si possono progettare”, afferma l’imprenditore. Ricordo a questo proposito che la maggior parte dei rifiuti nucleari li crea il servizio medico.

Newcleo ha sede a Londra ma con il centro di ricerca e sviluppo a Torino e una succursale in Francia. Vuole costruire anche i reattori: “Noi costruiremo i reattori, li gestiremo e venderemo elettricità. Credo che saremo competitivi rispetto ad altre forme di energia”. I primi prototipi, tre, di cui il primo sarà pronto fra quattro anni è realizzato a Brasimone (Bo) presso il Centro Enea e in realtà serve a testare i componenti dei reattori che saranno realizzati nei prossimi sette anni. L’azienda cerca un luogo per costruirli e guarda a Francia e Inghilterra.

Siamo così miopi, provinciali e ideologici da non candidare Torino avendo un imprenditore/innovatore di Torino con sede alla Crocetta!? Costruirli non vuol dire installarli, ma quella deve essere la seconda fase guardando lontano nel futuro. Occorre aprire un dibattito urgente sul nucleare del futuro. Gli ambientalisti e chi lo esclude per la sua lunga tempistica ha una visione egoista e miope del futuro, non pensa alle nuove generazioni perché se è vero che abbiamo un problema immediato dobbiamo anche e soprattutto pensare alle generazioni future. Al mondo più pulito che può venire anche dal nucleare, eliminando ulteriori dipendenze dall’estero. Pensare al futuro delle prossime tre o quattro generazioni sarebbe una grande scelta altruista nonché un investimento che incasserebbero i nostri pronipoti.

Una strategia bifronte e con più opportunità e strumenti, d’altra parte chi pensa solo alle fonti pulite come sole e vento vuole fare stare al freddo e al buio gli italiani ma queste fonti energetiche devono integrarsi e svilupparsi insieme ai carburanti alternativi, compreso il gas e le trivellazioni connesse, al nucleare per dare risposte sia nell’immediato ma anche per costruire le nostre fonti energetiche del futuro.

Torino ha dei grandi tesori in casa, valorizziamoli e realizziamo le idee futuribili non avendo paura dell’innovazione e facendo tesoro e risorsa delle esperienze anche tragiche del passato.

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