VICINI & LONTANI

"Alternativi alla destra di Cirio". Azione esclude l'alleanza (per ora)

Per il calendiano Susta non c'è nessuna possibilità di sostenere il governatore alle elezioni del 2024. Ma quanto la sua posizione rappresenta la linea del Terzo Polo, dove contano (e parecchio) gli ex di Forza Italia? Occhi sul Pd "sempre che tra due anni ci sia ancora"

Tutto può accadere. “Anche che tra due anni, quando toccherà al Piemonte votare per la Regione, il Pd non ci sia neppure più”. La caustica battuta di un autorevole esponente del centrosinistra di Palazzo Lascaris la dice lunga sullo stato d’animo che alberga nell’opposizione alla giunta di Alberto Cirio. In molti temono che l’effetto Moratti possa avere ripercussioni anche al di qua del Ticino, terremotando ancor più una coalizione già scossa dalla recente sconfitta elettorale e che vede il suo principale partito in pieno travaglio della propria leadership.

E se è vero che in terra allobroga è difficile scorgere una figura simile a quella dell’ex sindaco di Milano e vicepresidente del Pirellone, passata armi e bagagli con il Terzo Polo, non di meno la carenza di candidature forti rischia di far sfumare i sogni di riconquistare piazza Castello ancor prima di iniziare la competizione. In più, da qui alla primavera del 2024, gli attuali nodi potrebbero trasformarsi in ostacoli insormontabili, a partire dalla questione delle alleanze. Pd e M5s faranno fronte comune, come tutto lascia intendere? Azione e Italia Viva, che sotto l’albero di Natale regaleranno ai loro elettori una federazione sotto il segno Renew Europe, correranno in solitaria, magari con il contributo di qualche lista civica, o vireranno a destra sostenendo la ricandidatura di Cirio (sempre che alla fine decida di tentare il bis)?

“Le scelte di Azione in Piemonte sono alternative a questa destra che Cirio guida – assicura Gianluca Susta –. Lavoriamo per un fronte repubblicano che saldi moderati e riformisti per dare nel 2024 al Piemonte un governo, diversamente da quanto avviene oggi, adeguato alle sfide che lo attendono”. Sembrano parole nette, definitive, quelle che il segretario regionale di Azione pronuncia per smentire alcune indiscrezioni su una possibile intesa con il centrodestra. “Il presidente Cirio viene dato in quota Fratelli d’Italia – afferma dando credito alle voci che periodicamente si rincorrono su un cambio di casacca del governatore oggi (ancora) berlusconiano – e quale possibile alleato di Azione alle prossime regionali. Sono due eventualità che non hanno alcuna possibilità di incrociarsi”. Strada sbarrata, quindi, mentre resta una per quanto “condizionata” possibilità di un cammino con il centrosinistra: “Le nostre scelte sono alternative, di opposizione a questa destra e, come ha ribadito incessantemente il nostro segretario nazionale, Carlo Calenda, sulle elezioni lombarde e laziali, siamo disponibili a dialogare con il Partito democratico, a patto che abbandoni le derive massimaliste e populiste che hanno caratterizzato finora la proposta del cosiddetto campo largo”. Insomma, per Susta si potrebbe replicare ciò che è avvenuto per le Comunali di Torino e di Alessandria, dove i terzopolisti hanno sostenuto i candidati sindaci del Pd, poi risultati vincitori, Stefano Lo Russo e Giorgio Abonante. E non è escluso che Susta possa pensare a se stesso come candidato presidente di uno schieramento progressista.

Resta però da capire quanto la posizione espressa oggi da Susta interpreti la linea maggioritaria non solo nella coalizione centrista, ma persino nella stessa Azione. Non sfugge che in un rassemblement in cui ancora permangono le provenienze politiche passate, le rispettive biografie incidano non poco. E Susta con i suoi trascorsi di sindaco di Biella, vicepresidente della Regione ed europarlamentare sotto le insegne del centrosinistra (Margherita, Ulivo, Scelta civica di Mario Monti, Pd), ha forse opinioni non perfettamente collimanti con quanti – a partire dal suo vicesegretario nazionale Enrico Costa – hanno alle spalle militanze nel centrodestra. Ma due anni sono lunghi e tutto può succedere, persino che “non ci sia più il Pd”, come diceva il nostro interlocutore durante la pausa dei lavori del Consiglio regionale.

print_icon