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Authority europea antiriciclaggio, "traballa" il palazzo della Regione

Cirio e lo Russo hanno dato vita a un comitato per sostenere la candidatura ma il ministro Giorgetti non sembra puntare su Torino. Gli altri Paesi schierano le loro capitali e il governo Meloni vira su Roma. All'inizio del nuovo anno l'Italia dovrà scegliere

Lo scorso 5 luglio il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato all’unanimità due atti d’indirizzo, di maggioranza e di opposizione, che propongono Torino come sede per la nuova Autorità europea antiriciclaggio (Amla)La settimana successiva anche la Sala Rossa ha approvato due documenti (prime firmatarie Nadia Conticelli, Pd, e Paola Ambrogio, FdI) per esprimere l'appoggio del Consiglio comunale all’azione del sindaco Stefano Lo Russo in tale direzione. Il primo cittadino ha, infatti, prontamente sposato l'idea del suo dirimpettaio, Alberto Cirio, cui senza dubbio spetta la paternità. La cosa sembrava a portata di mano ma a distanza di quasi sei mesi Torino e l’Italia sembrano piuttosto indietro.

Lo Russo e Cirio hanno istituito un comitato promotore, presieduto dall’ex procuratore aggiunto Alberto Perduca, con l’ex magistrato Giancarlo Caselli in qualità di special advisor, per produrre il dossier di candidatura e mettere in campo tutte le iniziative necessarie a garantirne un efficace sostegno a livello nazionale e internazionale. Il comitato riunisce Comune e Regione, Prefettura, Università e Politecnico, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Camera di Commercio, le associazioni di categoria, membri del Parlamento italiano e di quello europeo. Insomma, le cose in grande. Il governatore aveva anche messo a disposizione casa sua, il palazzo di piazza Castello da cui presto traslocherà per il Lingotto, ma a differenza del suo predecessore, Sergio Chiamparino, non ha intenzione di metterlo sul mercato perché “i gioielli di famiglia non si vendono”. E allora, come siamo messi?

All’Ecofin del 6 dicembre il tema è finito sul tavolo dei ministri finanziari e la Francia è stata la più lesta non solo ad annunciare il proprio interesse ma a mettere in campo la sua capitale, Parigi. La Germania, a ruota, ha proposto Francoforte, il centro nevralgico della finanza tedesca e d’Europa, l’Austria Vienna, la Lituania Vilnius, la Spagna Madrid. E l’Italia? Il ministro Giancarlo Giorgetti si è tenuto prudente pur confermando l’interesse del nostro Paese. “Ci sono molte città idonee, naturalmente c’è Roma”.

E Torino? Tra le città che hanno proposto la propria candidatura c’è anche Milano che già è rimasta scottata per la beffa subita nel 2019 da Amsterdam per l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che sembrava destinata a traslocare all’ombra della Madunina. Torino ha appena ottenuto l’Autorità nazionale per i trasporti, con sede al Lingotto e in questa partita non sembra esattamente in pole position. Da piazza Castello fanno sapere che si sta lavorando alacremente sul dossier di candidatura, ma la sensazione è che Palazzo Chigi e Palazzo Sella abbiano altri piani. Punterà su Roma, come si è lasciato sfuggire Giorgetti? All'inizio del prossimo anno l'Italia dovrà scegliere, poi la partita si sposterà in sede europea. Ma Torino pare non propriamente favorita.

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