POLITICA & SANITÀ

Servono più soldi per la Sanità,
le Regioni "curano" la manovra 

Dalla Conferenza presieduta da Fedriga molti emendamenti al testo dell'esecutivo. Icardi: "Spalmare le spese per il Covid su dieci anni, altrimenti si rischia il default". Revisione del payback, maggiori risorse per l'energia. Personale: aprire agli specializzandi

Se i promessi e attesi soldi per coprire, sia pure parzialmente, le enormi spese sostenute durante la lunga emergenza Covid sono arrivati solo in minima parte alle Regioni, da queste ultime parte la richiesta al Governo di inserire in legge di Bilancio la possibilità poter spalmare il deficit in dieci anni. In caso contrario da Nord a Sud il rischio concreto è quello di chiudere i bilanci dell’anno in corso con disavanzi tali da far scattare una seri di misure che potrebbero mettere a repentaglio le assunzioni di cui c’è un estremo bisogno.

In Piemonte gli oltre 300 milioni promessi dal precedente Governo e mai arrivati sono ormai considerati persi. “Se non ci danno le risorse che si spettano, almeno ci sia consentito di dilazionare queste voci di bilancio negativo nei prossimi dieci anni, altrimenti andiamo in default”, spiega l’assessore alla Sanità Luigi Icardi che, insieme ai suoi colleghi di tutte le Regioni, ha messo nero su bianco una serie di richieste al Governo di emendamenti alla manovra. E non sono poche le richieste uscite dalla Conferenza delle Regioni. Oltre a quello che ormai viene definito lo “spalma Covid”, negli appunti predisposti dall’organismo presieduto da Massimiliano Fedriga c’è anche il payback farmaceutico che si chiede di poter utilizzare per ripianare i buchi di bilancio dei due anni precedenti, ma soprattutto a parere dei vertici sanitari regionali deve essere modificato: “Non può essere ripartito solo sul numero di abitanti – osserva Icardi – ma sulla spesa effettiva sostenuta per l’acquisto dei medicinali”. Anche in questo caso per dare l’idea di cosa si sta trattando, l’ultimo payback sanitario ha portato alle casse della sanità piemontese una cifra attorno ai 200 milioni, mica bruscolini.

Altri soldi potrebbero arrivare ai sistemi sanitari regionali se verrà accolta la richiesta di aumentare dall’attuale 0,4% allo 0,5 una delle voci del riparto del fondo sanitario nazionale, quella definita come “premialità” e anche in questo caso considerando che l’ammontare del fondo è di circa 127 miliardi, la cifra che l’aumento comporterebbe sarebbe tutt’altro che di poco conto. A proposito del riparto, le Regioni chiedono di inserire in manovra un aumento, per l’anno prossimo, di 800 milioni e di confermare per il 2023 il mezzo miliardo destinato al recupero delle liste d’attesa, che per il Piemonte significherebbe poter contare su più di 40 milioni.

Una delle questioni che maggiormente allarmano i conti delle Asl e di conseguenza le casse regionali riguarda il caro energia. Già nel marzo scorso l’assessore alla Sanità stimava per il Piemonte un rincaro non inferiore ai 100 milioni. E sempre all’epoca spiegava che “l'unica strada è l'intervento del Governo, perché non possiamo certo abbassare la temperatura o spegnere le luci”. Nel frattempo l’inquilino di Palazzo Chigi è cambiato e la questione si è aggravata. Tant’è che dalla Conferenza si chiede all’esecutivo di Giorgia Meloni un ulteriore stanziamento di 400 milioni, in realtà poca cosa.

Questioni economiche, ma non solo. Negli emendamenti richiesti le Regioni affidano anche l’auspicio che venga inserita una norma grazie alla quale dal 2023 le Asl possano sottoscrivere contratti di lavoro autonomo con laureati in medicina abilitati, ma anche durante il loro percorso di specializzazione. Dunque specializzandi nei Pronto Soccorso e nei Dea, sia pure al di fuori dell’orario dei corsi. Quanti e quali emendamenti richiesti, all’unanimità, dalle Regioni verranno presentati e si trasformeranno in norma nella legge di Bilancio? Anche da questo dipenderà molto lo stato di salute della sanità nei prossimi mesi. 

print_icon