POLITICA & SANITÀ

"La Sanità val bene un Mes".
Più soldi o sarà un disastro 

Meloni incalzata dal Terzo Polo sul Fondo Salva Stati. Anche l'assessore leghista Icardi apre all'aiuto europeo: "Risorse insufficienti, le si prenda ovunque dove ci siano". L'appello dei sindacati e la posizione "possibilista" del ministro Schillaci

“Qualunque sia la formula, che sia chiami Mes o altro, bisogna correre ai ripari per la sanità”. A mandare il messaggio a Giorgia Meloni con su scritto “Guarda che senza Mes la sanità nel 2023 salta per aria” è stato il fondatore di Azione Carlo Calenda, ma quell’sms lo avrebbe potuto mandare anche un leghista come l’assessore alla Sanità del Piemonte Luigi Icardi.

Le posizioni politiche c’entrano fino a un certo punto quando si deve far tornare i conti e quelli del capitolo più pesante dei bilanci delle Regioni, ma anche più impattattante sulla vita delle persone, sono ad altissimo rischio per l’anno che sta arrivando. Calenda avverte che senza quei 37 miliardi del fondo salva Stati cui la premier ha opposto un no che ora sembra diventare meno granitico, in Piemonte (regione che solo pochi anni fa è uscita da un lungo piano di rientro proprio per i conti della sanità) l’assessore non gira attorno alla questione, né ammorbidisce i toni sulla previsione: “Senza risorse in più il 2023 non sarà un anno difficile, peggio: sarà impossibile da sostenere. Le spese sono aumentate e aumentano ancora, dai servizi ai farmaci all’energia. O si mettono più soldi o si devono tagliare servizi. Quindi ogni possibilità per incrementare le risorse, a mio avviso, va perseguita”. 

Icardi ricorda come “l’incremento del fondo sanitario nazionale è stato assorbito dai rincari e, parametrato al costo della vita l’erogazione che abbiamo avuto per l’anno in corso di fatto è stata minore rispetto agli anni precedenti, senza dire che aspettiamo ancora i soldi promessi dall’ex ministro Roberto Speranza per il Covid”, sui quali ormai in corso Regina nessuno ci spera più. Dunque i 37 miliardi del Mes che, seguendo la ripartizione consolidata, dovrebbero veder arrivare in Piemonte circa l’8% farebbero più che comodo. A chiedere al Governo di cambiare idea non ci sono solo Calenda e Matteo Renzi, insieme a chi pur di altro colore politico deve fare i conti con casse sempre quasi vuote. 

A parlare del fondo salva Stati come “ultima spiaggia per salvare il servizio sanitario nazionale” è anche Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, uno dei sindacati dei medici, il quale sostiene che “si tratta certamente di ulteriore debito, da contrarre, tra l’altro, in un momento di crisi bellica, energetica, climatica ed economica, ma se il Governo crede nella sanità pubblica e vuole salvarla dovrebbe mostrare coraggio e richiedere il Mes”. Sempre dal fronte sindacale, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra osserva come “37 miliardi offerti a tasso inferiore rispetto a quello di mercato che potrebbero dare vigore a un’azione di riqualificazione, rigenerazione, rilancio del nostro welfare a cominciare dalla non autosufficienza ed alla Sanità”.

Meno tranchant rispetto alla Meloni è il suo ministro della Sanità: “Credo che sul Mes si aprirà un dibattito parlamentare, il Parlamento è sovrano e prenderà le decisioni che riterrà più opportune”, ha spiegato Orazio Schillaci ammettendo che “è chiaro che la sanità ha bisogno di maggiori fondi, però, credo che non ci sia solo ci sia bisogno di più risorse, ma di trovare anche un modo di razionalizzare, ad esempio investendo in prevenzione”. Campa cavallo…

Mentre si investe in prevenzione i prossimi mesi potrebbero vedere i sistemi sanitari regionali, chi più chi meno e quello del Piemonte non è certo tra i più ricchi, pagare un costo inaccettabile per la crescita delle spese (basti pensare al conto che sale ogni giorno per pagare i medici gettonisti delle cooperative nei Pronto Soccorso) a fronte di risorse decisamente insufficienti. “La sanità in Italia è sottofinanziata rispetto alla media degli altri Paesi europei”, ricorda Icardi. “È vero che abbiamo preso di più nel riparto del fondo sanitario per il 2022, ma è altrettanto vero che quegli aumenti sono stati bruciati dalle maggiori spese e ci pone in una posizione più debole rispetto agli anni precedenti. Il prossimo – prevede l’assessore – se non arriveranno risorse aggiuntive, sarà molto peggio”.

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