INNOVAZIONE

Intelligenza artificiale a secco, neanche un euro dalla Meloni

La finanziaria non prevede alcun stanziamento per il Centro di ricerca su automotive e aerospazio di Torino. A sei mesi dall'insediamento del presidente, la Fondazione non ha ancora una sede né uno Statuto. Un progetto strombazzato in lungo e in largo che non decolla

Il sindaco Stefano Lo Russo non ha ancora finito di elencare i benefici economici ottenuti dalla sua città grazie al governo di Mario Draghi (su tutti il Patto per Torino), auspicando che la stessa attenzione sia rivolta anche dal nuovo esecutivo di Giorgia Meloni, che arriva la doccia fredda. Nella finanziaria non c’è neanche un euro per il Centro nazionale dell’intelligenza artificiale che Giuseppe Conte aveva assegnato a Torino nel 2021 con una prima dotazione di 20 milioni di euro, dando seguito a una intuizione di don Luca Peyron. Da allora poco o nulla si è mosso, a ogni passo avanti due indietro. Lo scorso maggio il ministro dell’Università Maria Cristina Messa aveva gelato Torino quando disse che l’I3A non sarebbe arrivato in città e che i soldi del Pnrr destinati all’intelligenza artificiale sarebbero stati assegnati attraverso bando.

La politica locale, in modo trasversale, chiede chiarimenti; da Roma arrivano notizie non chiare. Il Centro nazionale per l’intelligenza artificiale diventa un più modesto Centro per la ricerca su automotive e aerospazio. Si gioca sulle parole, non è chiaro quale sia il ruolo di questo nuovo istituto nell’ambito degli investimenti che ha in mente il Governo. Esiste una Fondazione a capo del Centro che verrà ma fino allo scorso giugno non c’è un presidente. Il ministro dell’Economia Daniele Franco lo nomina assieme al comitato di coordinamento che avrà il compito di redigere lo Statuto. Il presidente è un grand commis di sua fiducia, Filippo Giansante. Sembra che finalmente si parte ma a distanza di sei mesi lo Statuto ancora non c’è e la manovra del governo Meloni non prevede ulteriori finanziamenti.

Secondo le previsioni iniziali il Centro di ricerca dovrebbe portare 600 nuovi posti di lavoro e investimenti fino a 800 milioni, ma non è ancora stata neanche individuata una sede. La sensazione è che in attesa di capire cosa sarà, questo centro non pare scaldare gli animi della politica torinese e piemontese.

Già il 25 novembre scorso Chiara Appendino, ex sindaca di Torino ora deputata del Movimento 5 stelle aveva chiesto conto di questi ritardi attraverso una interpellanza: “L’iter di perfezionamento dello Statuto è ormai alla fase finale e si conta di concluderlo nelle prossime settimane” ha assicurato il sottosegretario al Made in Italy Fausta Bergamotto che tuttavia non ha mai parlato di intelligenza artificiale nel suo intervento. Anche in queste convulse giornate (e nottate) a Montecitorio Appendino ha provato a dirottare qualche milione sul Centro, ma senza successo. Il suo emendamento è stato dichiarato ammissibile e una dotazione di almeno 5 milioni è stata in ballo fino alla fine, poi è stato respinto.