POLITICA & GIUSTIZIA

Csm, in corsa l'avvocato della Lega

Anetrini è tra gli oltre centossessanta candidati per uno dei dieci posti riservati ai laici nel Consiglio superiore della magistratura. Lui conta su Salvini (e Molinari) che già nel 2018 a quanto si dice lo avrebbero voluto sottosegretario. L'elezione il 17 gennaio

È il primo della lista ma solo per via dell’ordine alfabetico. C’è anche l’avvocato torinese Mauro Anetrini tra le oltre centosessanta candidature per l’elezione dei dieci membri laici del Csm. Una delle partite più delicate per il governo di Giorgia Meloni che in tempi di spoils system dovrà gestire questa sfida con oculatezza, anche in virtù della riforma della giustizia alla quale sta lavorando il ministro Carlo Nordio. Da una parte la politica, dall’altra la magistratura; entrambe sono divise e nel vortice delle correnti la premier è pronta a giocarsi il tutto per tutto per ottenere la vicepresidenza dell’organo supremo di gestione e controllo delle toghe.  

L’avvocato Anetrini, penalista di rango, antiche origini liberali e radicali, è certamente uomo vicino alla Lega piemontese. Ha difeso un consigliere leghista nel processo per le spese pazze in Regione durante la legislatura di Roberto Cota, ha rappresentato il partito o suoi dirigenti in svariati procedimenti. Quando il centrodestra riconquistò Palazzo Lascaris il Carroccio si premurò subito di affidargli uno strapuntino al vertice di Barricalla, una delle più grandi discariche d’Italia situata al confine tra Torino e Collegno. Il suo nome era circolato già all’alba del governo gialloverde, il primo con Giuseppe Conte premier, quando “l’avvocato della Lega” sembrava in corsa per un posto da sottosegretario. Quanto quelle voci fossero reali o alimentate dalle sue ambizioni è impossibile saperlo, un po’ come adesso che dice di poter contare sull’appoggio pesante di Matteo Salvini per varcare il portone di Palazzo dei Marescialli.

L’elezione è prevista il 17 gennaio. La deadline per la presentazione delle candidature è fissata alle 9 di sabato 14 gennaio; se però non fosse rispettato il rapporto di 60-40 tra i due sessi allora si aprirebbe un’altra finestra fino alle 10 di lunedì 16, il giorno prima del voto che si svolgerà in seduta comune tra Camera e Senato. Si potrebbe aprire infine un ulteriore rinvio, fino alle 10 di martedì 17, proprio sul gong, se la candidatura è presentata da almeno 10 parlamentari appartenenti a due gruppi politici diversi. Una modalità che serve a schermare fino all'ultimo eventuali accordi politici.

Tanto basta per comprende quanto sia complessa questa partita di scacchi. Per indicare il vicepresidente del Csm servono almeno 16 voti; dei 10 laici il centrodestra dovrebbe ottenerne 7 (tre a Fdi, due a testa per Lega e Forza Italia) e poi tentare un accordo con Magistratura indipendente. Pd e M5s, che dovrebbero ottenerne uno a testa, puntano invece a fare asse con le correnti più di sinistra dei togati, cioè Area e Magistratura democratica. Matteo Renzi, al solito, balla da solo ma è evidente come sulla giustizia si senta decisamente più vicino al centrodestra e all’impostazione garantista del ministro Nordio.

Il Giornale ha lanciato il nome di Gian Domenico Caiazza, presidente uscente delle Camere penali, come possibile mediazione tra l’attuale maggioranza e il Terzo Polo per arrivare a otto membri laici e blindare la vicepresidenza. Caiazza è anche il legale di Renzi ma a quanto pare non sarebbe disponibile. Un’alternativa risponderebbe al nome del senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin: la scelta di un esponente del partito di Silvio Berlusconi sarebbe un modo per riparare al fatto che agli azzurri non è stato dato il Ministero della Giustizia, consegnato invece a Nordio eletto con FdI.

La sensazione, tuttavia, è che si tratti di manovre ancora premature quando non addirittura dei diversivi. Fumo negli occhi. Sette giorni sono ancora lunghi, le trattative procedono febbrili e chissà che nel vortice delle correnti non ci finisca proprio il torinese Anetrini, “l’avvocato della Lega” che ambisce a un posto nel sancta sanctorum della magistratura.

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