TRAVAGLI DEMOCRATICI

Fumata nera al caminetto Pd,
intesa lontana sul voto online

Aggiornato in serata l'incontro tra la segreteria e gli sherpa dei quattro candidati al Congresso. Si cerca una posizione comune in vista della Direzione di domani. I sostenitori di Schlein minacciano: "Senza accordo si va alla conta. E noi siamo in maggioranza"

Fumata nera sul voto online e sullo slittamento della data delle primarie. Al quartier generale del Pd si sono riuniti, da remoto e in presenza, gli sherpa delle mozioni in campo per il congresso e i delegati dell’esecutivo, Marco Meloni e Stefano Vaccari. L’obiettivo di trovare, in vista della Direzione di domani, una quadra su data e regole rimane lontano dato che il confronto si è incagliato proprio sullo scoglio della votazione telematica e la riunione è stata aggiornata a questa sera alle 18,30. “L’obiettivo, in linea con il profilo di terzietà e garanzia che Enrico Letta intende mantenere, è arrivare alla Direzione con una soluzione condivisa tra tutti i candidati sulle regole del Congresso e la data delle primarie”, riferiscono fonti del Nazareno. Per questa ragione il vertice di via Sant’Andrea delle Fratte non sosterrà proposte che non siano appoggiate da tutti. “Le regole del congresso devono essere condivise. Questa è stata fin dall’inizio la nostra stella polare. Niente forzature e niente lacerazioni. Serve senso di responsabilità per non guastare un percorso – che tra l’altro ha portato oltre 18.000 persone a dire la propria e a impegnarsi con i questionari della Bussola – con fratture che in questo momento vanno assolutamente evitate”.

L’area che guarda a Elly Schlein, infatti, insiste sulla necessità di prevedere il voto da remoto accanto a quello in presenza. “Quella sul voto online è una proposta complementare al voto nei gazebo, che è un fatto identitario per il Pd”, spiega la candidata multigender. “Anche io sono tra quanti hanno voglia di andare ai gazebo per ritrovarsi, per conoscersi. Ma quella è una proposta volta a dare uno strumento in più, perché se guardiamo al dato drammatico di astensionismo record delle politiche, che coincide con le classi più povere, rischiamo di vedere sempre meno partecipazione delle fasce più fragili”, sottolinea la deputata. “Ogni strumento che può allargare la partecipazione è da considerare con grande attenzione. Non è questione di regole”, è una questione “anche politica e identitaria”. Schlein ricorda che “il Pd ha già provato questo sistema per le primarie dei candidati sindaco di Roma, Bologna e Torino e ha poco a che fare con il sistema adottato da altri partiti e movimenti perché è un sistema sicuro, attraverso identificazione certa, con lo Spid, non replicabile e che non permette né di risalire al voto espresso né di modificarlo”. C’è poi una considerazione di carattere sociale, legata alle difficoltà di votare che può incontrare “chi lavora la domenica, chi ha problemi di mobilità come gli anziani o disabili, chi vive all’estero, magari non vicino ai seggi che saranno organizzati”.

Ribadisce la sua contrarietà all’ipotesi di voto online la candidata Paola De Micheli che si dice certa della piega che prenderà la direzione: “Si voterà di persona nei circoli e di persona, per incontrarci e discutere, ai gazebo per le primarie. Credo ci sarà un nuovo calendario del voto al congresso che dovrebbe sollevare i circoli di Lazio e Lombardia dalla doppia incombenza di una campagna elettorale e congressuale faticose”, aggiunge De Micheli. Un riferimento, quest’ultimo, alla richiesta arrivata da alcuni territori di posticipare il voto per non aggravare il lavoro dei segretari dei circoli locali, alle prese negli stessi giorni di febbraio con la preparazione dei comizi elettorali. Sulla stessa posizione Stefano Bonaccini, favorevole allo slittamento delle primarie e assai poco convinto della modalità di voto telematico. Tiepido anche Gianni Cuperlo, quarto aspirante alla segreteria.

Gli esponenti vicini a Schlein, tuttavia, non demordono e sono pronti a contarsi in direzione. “La direzione è sovrana e in mancanza di un accordo a monte, si andrà alla conta”, spiegano. Un parlamentare che sostiene l’ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna spiega che “alle aperture che ci sono state da parte dell’area che guarda ad Elly, sul rinvio delle primarie e sul numero di firme necessarie alla candidatura, ci aspettiamo un uguale apertura da parte degli altri sul voto online. Se così non sarà andremo al voto in direzione, dove siamo maggioranza”. Su quest’ultimo punto, tuttavia, c’è chi nutre dei dubbi sulla percorribilità della strada che porta al voto in direzione e in assemblea. Perché, “se anche è vero che la maggioranza degli organi statutari voterebbe per il voto online, e anche questo è da verificare, è altrettanto vero che per cambiare le regole in corsa servirebbe un voto unanime dentro quegli organi”, come spiega un dirigente Pd.

Quello che sembra certo è che il voto online, che ci sia o che non ci sia, è diventato e resterà un tema di battaglia congressuale: “Chi non lo vuole, se ne assumerà la responsabilità”, dicono nel “partito del Sì” al voto da remoto facendo riferimento alle voci che paventano una scarsa affluenza ai gazebo.

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