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La politica dei due forni non ha funzionato, "al Terzo polo serve un progetto politico"

L'analisi di Osvaldo Napoli, presidente di Azione in Piemonte: "La conta vera la faremo alle Europee, intanto dobbiamo radicarci sul territorio e spiegare agli elettori chi siamo e cosa vogliamo fare"

Resta “un ottimista per natura” Osvaldo Napoli e guai a non esserlo anche dopo una tornata elettorale che certo non ha premiato il Terzo Polo. Letizia Moratti si è fermata a un passo dalla doppia cifra in Lombardia, mentre nel Lazio l’alleanza tra Azione e Italia Viva è arrivata a un decimale dal 5 percento. Da un paio di settimane Napoli, vecchia lenza democristiana, poi berlusconiano durante la seconda repubblica, è presidente del partito di Carlo Calenda in Piemonte, quello che è uscito più tramortito da queste regionali visto che dei cinque eletti nel polo centrista tre o quattro saranno di Iv mentre solo uno o due saranno di Azione. Quello in bilico è il renziano Luciano Nobili, peraltro già bocciato dagli elettori alle politiche.

Insomma, Napoli, è stata una Caporetto?
Ma no, penso ci sia un’esagerazione nel definire deludenti i nostri risultati. E poi la conta vera va fatta con il proporzionale, le regionali erano una tornata ostica per noi.

Però qualcosa che non è andato bene ci sarà stato?
Certo. È mancato un progetto politico in grado di unire tutto l’elettorato che non si riconosce nel centrosinistra e nel centrodestra. Il problema è che noi oggi non siamo né da una parte né dall’altra e neanche terzi rispetto alle due coalizioni.

Insomma, la politica dei due forni non ha funzionato?
Direi di no. Abbiamo messo la qualità delle persone davanti al progetto politico. Abbiamo sostenuto Moratti in Lombardia, nella sua corsa solitaria, e D’Amato con il Pd nel Lazio perché siamo convinti sia un uomo capace. Ma gli elettori questo atteggiamento non l’hanno capito, il messaggio non è arrivato.

Ma se decidesse lei, andrebbe con la destra o con la sinistra?
Premetto che la linea politica la decidono i vertici nazionali. Io posso dire che oggi ci sono delle praterie tra i due principali poli e che noi adesso dobbiamo pensare a elaborare un progetto politico chiaro e a radicarci sul territorio. Se poi l’interlocuzione con Più Europa e altre realtà andranno a buon fine alle Europee possiamo puntare tranquillamente al 10% e oltre.

Quell’anno ci saranno anche le regionali, però. Che farete?
Non è una questione di cui ci possiamo occupare ora che manca un anno e mezzo. Faccio presente una cosa: vista la concomitanza dei due appuntamenti elettorali dovremo scegliere percorsi coerenti.

In che senso?
Dico che se in Europa andiamo con il Ppe, qui non potremo fare l’alleanza con la sinistra e viceversa. Come ho detto prima, dobbiamo muoverci in modo che le persone capiscano chi siamo, cosa vogliamo fare e con chi.

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