ECONOMIA DOMESTICA

L'inflazione si mangia i risparmi: due miliardi di depositi in meno

Nell'ultimo anno in Piemonte famiglie e imprese con meno soldi sui conti correnti. Anche i prestiti sono calati (-4,5%). Chiusi 158 sportelli (-8%), riduzione del personale, con l'eccezione "virtuale" di Torino. I dati Bankitalia dal congresso della Fabi

In Piemonte l’inflazione erode i depositi bancari delle famiglie, che nel 2022 sono scesi di quasi 2 miliardi (-1,3%) rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’elaborazione sui dati di Banca d’Italia illustrata dalla Fabi, il sindacato maggiormente rappresentativo dei lavoratori del credito, in occasione del congresso provinciale di Torino aperto dalla relazione del segretario uscente Mauro Bossola. I prestiti, inoltre, sono calati del 4,5%. Quanto alle dimensioni delle reti commerciali, i dati più recenti, aggiornati al 2021, registrano una flessione dell’8,3% nel numero di sportelli, ridotti a 1.746.

L’ultimo spaccato disponibile a giugno 2022 dei prestiti evidenzia un totale di 1.14,1 miliardi di euro per la regione, divisi tra famiglie (per un valore di 44,7 miliardi), aziende (48,5 miliardi), imprese familiari (6,3 miliardi), società finanziarie e assicurative (6,8 miliardi) e pubblica amministrazione (7,8 miliardi). A Torino gli sportelli sono 712 (dato di fine 2021), in calo del 7,3% rispetto all’anno precedente, con un monte depositi di 75,4 miliardi di euro, in diminuzione di circa 700 milioni rispetto al 2021, e un totale di prestiti per 64,6 miliardi di euro, in calo di 5,5 miliardi rispetto al 2021 (-7,5%).

A fine 2021, in Piemonte risultano 44.865 dipendenti bancari: ad Alessandria 1.144 (-8,6% sul 2020), ad Asti 1.135 (-9,2%), a Biella 1.921 (-0,2%), a Cuneo 2.675 (-4,1%), a Novara 1.016 (-3,1%), nel Verbano-Cusio-Ossola 394 (-5,5%), a Vercelli 471 (-4,3%). In tutte le province piemontesi si registra, quindi, una diminuzione del personale bancario, con l’eccezione della provincia torinese. Dalle statistiche di Bankitalia, infatti, emerge un incremento sotto la Mole di 5.617 unità, ma questo aumento, con ogni probabilità – spiega La Fabi – è solo virtuale: la variazione positiva (da 30.492 dipendenti del 2020 a 36.109 del 2021) è riconducibile agli effetti della fusione tra due primarie banche del Paese e a una classificazione del personale di direzione in ragione delle sedi legali del gruppo bancario.

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