LA SACRA RUOTA

Marchionne, l'elettrico e le giravolte di Airaudo

Giorgio Airaudo che “scagiona” Sergio Marchionne, imputando i ritardi (o meglio la mancata partenza) della dell’elettrico, negli anni di Fca, all’azionista di riferimento, cioè John Elkann, mi mancava. Se conosco il numero uno della Cgil piemontese le sue parole significano una cosa sola, ovvero che il soggetto non è riuscito ad avere un’interlocuzione con l’attuale azionista.

Personalmente, nel periodo a cui fa riferimento Airaudo, ero segretario generale della Fim Cisl di Torino e ai tavoli di trattativa, poi se Airaudo aveva tavoli informali questo non lo so, Marchionne non imputò mai all’azionista i ritardi dell’elettrico. Ricordo perfettamente in più occasioni le battute di Marchionne sul propulsore elettrico e le due più gettonate erano: Ma secondo voi dovremmo progettare delle auto come la Toyota Corolla?” facendo seguire commenti sulla linea non proprio entusiasmante dell’allora modello Corolla. Oppure: “Ma ve li immaginate i torinesi che vanno al mare con l’auto elettrica” e si devono fermare prima di Savona a fare la ricarica? Considerate che stiamo parlando di circa dieci-dodici anni fa e nel campo della motorizzazione elettrica vale un’era geologica.

In quel periodo l’azionista Agnelli, rappresentato da Elkann che diventa presidente di Fiat Group nel 2010, si era completamente affidato a Marchionne, indicato da Umberto Agnelli prima della sua morte nel 2004.

Ridisegnare la storia a propria immagine purtroppo è anche una nefasta prerogativa politica di un certo modo di fare sindacato miscelato con una certa dose di massimalismo, oggi populismo, di sinistra. D’altra parte sono gli stessi sindacalisti che hanno accolto Marchionne come un eroe socialista intorno al 2004, poi lo hanno ripudiato nel 2010, dopo gli accordi di Pomigliano e Mirafiori, e ora lo vogliono riabilitare addossando le responsabilità delle mancate scelte tempestive sull’elettrico alla famiglia Agnelli. Gli stessi che proponevano di vendere Mirafiori alla Volkswagen per avere il secondo produttore in Italia, facendo chiudere almeno due stabilimenti Fiat come conseguenza.

Mi viene però un dubbio, ma come mai questo attacco a Elkann avviene dopo che la Fiom, guidata da Airaudo, è stata a Parigi? È solo una domanda.

Claudio Chiarle, segretario generale Fim-Cisl Torino dal 2008 al 2019

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