VERSO IL 2024

Conte incassa la Sardegna ma sul Piemonte lascia il Pd a bagnomaria

Via libera dem alla candidatura di Todde, che spiana la strada del campo largo nell'isola. Una concessione che però non sblocca le trattative a Torino dove i grillini impallinano Gribaudo. Il muro di Appendino, Schlein non sa che pesci pigliare. E torna l'ipotesi civica

Sarà Alessandra Todde la candidata del campo largo in Sardegna, ma guai a pensare che questo possa spianare la strada di un’intesa tra Cinquestelle e Pd anche in Piemonte. Lo “scambio” tra le due regioni dell'antico regno di Vittorio Emanuele, di cui si è parlato per settimane a Roma e su cui contava soprattutto Elly Schlein per portare a casa almeno una grande regione del Nord, è ancora di là da venire. I pentastellati incassano la candidatura nell’isola, mentre i dem restano ancora appesi.

Dopo due mesi di trattative e polemiche la proposta è stata ufficializzata e ieri al tavolo apparecchiato in via Emilia a Cagliari da Pd e M5s, il coordinatore regionale dei pentastellati Ettore Licheri ha fatto il nome dell’ex viceministro e sottosegretario al Mise trovando una sostanziale convergenza. Il via libera a Todde è arrivato da dodici delle quindici sigle presenti al tavolo, mentre hanno preso tempo i Progressisti di Massimo Zedda, Più Europa e Liberu, la lista civica vicina all’ex governatore Renato Soru, che ancora nelle scorse ore ha confermato l’intenzione di correre, per quanto la sua candidatura sembri sempre più isolata. Una vittoria dei leader locali dei due principali contraenti dell’alleanza, il numero uno grillino Licheri e il collega del Pd Piero Comandini, il quale poi ha ottenuto l’ok della direzione regionale del partito. Non mancano i mugugni, certo, ma ormai il nome di Todde è passato. L’ultimo passaggio sarà giovedì 9 quando le tre sigle che hanno preso tempo daranno il loro responso: che il pollice sia in su o verso, la strada è ormai segnata.

Ora il Pd potrà candidare un suo rappresentante in Piemonte contando sull’appoggio del Movimento? Piano con gli entusiasmi. Schlein sta facendo di tutto per convincere Giuseppe Conte ma si starebbe scontrando con il muro eretto da Chiara Appendino. Ormai è chiaro come sia lei, l’ex sindaca di Torino con il dente avvelenato, il vero ostacolo a un accordo tra le due principali opposizioni del governo Meloni. Restano le ruggini dei cinque anni in cui Appendino era la prima cittadina e i dem, guidati dall’attuale sindaco Stefano Lo Russo, la principale forza d’opposizione. Un gelo confermato ancora ieri dalle parole della capogruppo pentastellata in Consiglio regionale Sarah Disabato che sulle associazioni combattentistiche nelle scuole, progetto promosso dalla giunta di Alberto Cirio, ha (quasi) preso le parti dell’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone pur di prendersela con la deputata dem Chiara Gribaudo, che con lui aveva polemizzato il giorno prima. Al Nazareno si predica prudenza per non spezzare quel sottile filo rosso che tiene insieme i due partiti, che sfileranno insieme alla manifestazione dell'11 novembre, nel tentativo di offrire una sfocata immagine di unità. I nervi però restano tesi.

Intanto, le azioni di Gribaudo starebbero crollando, la deputata scesa in campo per facilitare l’alleanza con i Cinquestelle si è ritrovata nel mirino di quel partito con cui dovrebbe stringere un accordo elettorale e questo a Roma lo hanno notato. Resta in campo il vicepresidente di Palazzo Lascaris Daniele Valle, ma soprattutto torna a farsi largo l’opzione civica.

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