ACCADEMIA

Rettore sotto esame (del cda), UniTo spaccato sullo Statuto

Geuna appeso a un pugno di voti. Dopo il pronunciamento negativo di alcuni pesanti dipartimenti tra cui Giurisprudenza ed Economia è la volta del consiglio di amministrazione. Critiche da destra e sinistra. La svolta woke e i diritti degli afferenti temporanei

Il rettore sotto esame: dopo una vita passata a dare i voti, ora Stefano Geuna è dall'altra parte della cattedra in attesa del responso deisuoi docenti. Si svolgerà il 14 dicembre (manca ancora la convocazione ufficiale) il consiglio di amministrazione dell’Università di Torino che dovrà esprimersi sulla riforma dello Statuto varata dal Magnifico di via Verdi. Un pronunciamento nel quale rischia di andare sotto dopo che una parte consistente dei Dipartimenti ha già dato parere negativo: una decina in tutto su ventisette, tra cui anche quelli più pesanti di Giurisprudenza ed Economia; mentre ha tenuto il blocco legato a Medicina, di cui lui è espressione. Ora il confronto si sposta in cda, ultimo passaggio prima del varo del Ministero. Un voto non scontato, soprattutto dopo le fratture che la riforma imposta da Geuna ha provocato all’interno dell’ateneo, a partire dalle dimissioni in seno alla Commissione che era stata costituita per scrivere la nuova Carta.

Al rettore vengono sollevate questioni di metodo e di merito. Il mancato coinvolgimento delle tante anime che costituiscono l’ateneo è il peccato originale che gli viene imputato. Era stata annunciata una piattaforma informatica per condividere idee e percorsi che non ha mai visto la luce, così come la campagna di comunicazione che pure era stata promessa. Una sfida giocata in solitaria, circondato da pochi fedelissimi, mentre intorno a lui montava il malumore: “Aveva parlato di un percorso di due anni e invece ha chiuso la partita in nove mesi” afferma uno dei docenti inizialmente coinvolti sotto promessa di anonimato. Ma la gatta frettolosa, si sa, partorisce gattini ciechi. Le dimissioni della Commissione Statuto sono stati i primi campanelli d’allarme, poi i distinguo in Senato accademico, infine i pareri contrari dei dipartimenti. Il rettore ha tirato dritto, ma ora è appeso a un filo. I numeri in cda sono risicati, fortissime le perplessità tra i componenti esterni e interni.

In questi mesi le critiche sono arrivate da destra e sinistra. L’anima più conservatrice non ha apprezzato la svolta woke, con i continui riferimenti all’etica della scienza, contenuti nel Titolo 1, quella più progressista s’aspettava una maggior attenzione verso i diritti dei cosiddetti afferenti temporanei e precari in genere: assegnisti di ricerca e borsisti su tutti. Avevano chiesto una rappresentanza in Senato e in cda che però non è stata loro concessa. Il massimo che ha ottenuto questo esercito di 3mila precari è stato il diritto di voto alle elezioni per il rettore, tra l’altro “pesato” in modo decisamente inferiore a quello di altre figure nel nuovo sistema ponderato.

Queste sono le premesse che portano al voto del 14 dicembre in consiglio di amministrazione. Secondo i più accreditati stakholders di via Verdi il rettore è appeso a uno o due voti. Proverà a far virare verso l’astensione qualche voto che si annuncia contrario ma al momento può contare certamente solo su Antonella Valerio (che rappresenta il polo di Agraria e Veterinaria) e Franco Veglio di Medicina. Tra gli esterni ci sarebbe un orientamento al voto contrario dell’ex senatrice dei Ds Chiara Acciarini e dell’avvocato Maria Grazia Pellerino, anche lei legata alla gauche torinese che rappresentò nella giunta cittadina di Piero Fassino tra il 2011 e il 2016. Le due, in asse con Alessandro Barge (Scienza e tecnologia del farmaco), potrebbero esprimersi contro così come il giurista Piercarlo Rossi (Management), intenzionato a seguire la linea indicata dai colleghi del dipartimento di  Giurisprudenza. Tra gli esterni, indeciso tra voto contro e astensione l’ex direttore generale del Comune di Torino Gianmarco Montanari, mentre gli studenti ancora non si sono espressi. Uno scenario nel quale la prorettrice Giulia Carluccio – ordinaria di Cinema, Fotografia e Televisione – ha faticato a recitare quel ruolo di trait d’union tra il rettore e l’ateneo, contribuendo ulteriormente all’isolamento di Geuna.